Deep Purple

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I Deep Purple sono un gruppo musicale hard rock inglese, formatosi a Hertford nel 1968. Insieme a gruppi come Led Zeppelin e Black Sabbath, sono considerati fra i principali pionieri del genere heavy metal.[3][4]

Vengono considerati una delle band più influenti del panorama musicale degli anni settanta, con un substrato musicale molto vario, che spazia dal blues al rock and roll, dal funky al jazz e al folk, dalla musica orientale alla musica classica, fino all'R&B, a cui unirono un certo virtuosismo tecnico. Il suono della band comprende anche elementi di rock progressivo, genere in auge nel periodo.

Hanno venduto più di 100 milioni di copie nel mondo[5] senza contare le enormi vendite di bootleg, ovvero il traffico di dischi illegali spesso registrati durante le esibizioni dal vivo del gruppo.

Il gruppo venne inserito nel Guinness dei primati come band più rumorosa del mondo a seguito di un concerto al Rainbow Theater di Londra durante il quale tre spettatori persero conoscenza a causa dei 117 dB raggiunti.[6]Nel 2016 sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame.[7]


Storia del gruppo

Le origini (1968-1969)

Nel febbraio del 1968, su un progetto maturato l'anno precedente dal batterista e cantante Chris Curtis e per iniziativa dei suoi manager John Coletta e Tony Edwards, prese vita una band chiamata Roundabout, basata sull'idea di Curtis di un gruppo in cui i musicisti, assoldati di volta in volta a seconda delle necessità, ruotassero (come in una giostra, in inglese appunto roundabout) attorno a lui e al suo strumento. La band, oltre allo stesso Curtis alla batteria e alla voce, comprendeva l'organista Jon Lord, proveniente dai Flower Pot Men, e il chitarrista Ritchie Blackmore, che aveva accompagnato il cantante italiano Riki Maiocchi (già fondatore de I Camaleonti) nei Trip. Come bassista, Lord propose il suo vecchio amico Nick Simper, che aveva suonato con lui nei Flower Pot Men.

L'uso di LSD e le sue continue assenze tagliarono ben presto Curtis fuori dal suo stesso progetto, per cui il gruppo si mise alla ricerca di un nuovo cantante e di un nuovo batterista. Nel marzo del 1968 Lord, Blackmore e Simper assoldarono il cantante Rod Evans e il batterista Ian Paice, che avevano già suonato assieme in un gruppo chiamato The Maze (attivo fra il 1965 e il 1966, e che aveva anche soggiornato per qualche mese in Italia incidendo il 45 giri Aria del sud/Non fatemi odiare per la Polydor, NH 59 801). Dopo una breve tournée in Danimarca e Svezia, nell'aprile del 1968 il gruppo si lasciò definitivamente alle spalle il progetto di Curtis e scelse di chiamarsi Deep Purple, nome suggerito da Blackmore pensando all'omonima canzone di Peter DeRose, brano preferito di sua nonna.

Nell'ottobre del 1968 i Deep Purple ebbero un buon successo negli Stati Uniti con il singolo Hush, cover di un brano di Joe South, e con l'album di debutto Shades of Deep Purple. Seguirono gli album The Book of Taliesyn (1968) e Deep Purple (1969), quest'ultimo comprendente alcuni brani incisi con un'orchestra sinfonica. A questo periodo appartengono anche cover e brani memorabili come Hey Joe, Mandrake Root, Help e Chasing Shadows, in cui si avverte distintamente la cifra stilistica di Simper ed Evans, nettamente differente da quella della formazione classica successiva ma sempre di livello superlativo.

Dopo questi primi tre album e un lungo tour negli Stati Uniti, confluirono nel gruppo in sostituzione di Evans e Simper rispettivamente il cantante Ian Gillan e il bassista Roger Glover, due ex-membri degli "Episode Six"' (un gruppo nato nel maggio del 1965 comprendente Graham Dimmock e Tony Lander alla chitarra, Sheila Dimmock alle tastiere e Harvey Shields alla batteria), dando così luogo alla formazione "classica" dei Deep Purple: il "Mark II". Il loro primo lavoro fu l'album Concerto for Group and Orchestra, un movimento in tre parti composto da Lord e inciso con la Royal Philharmonic Orchestra diretta da Malcolm Arnold.

I classici (1970-1975)

Poco tempo dopo la band virò decisamente direzione, approdando a una forma di hard rock molto "pesante" che fu uno dei primi esempi di heavy metal insieme ai primi lavori dei Black Sabbath e dei Led Zeppelin. A innescare il cambiamento, come riconoscono i membri della band, fu proprio l'avvento sulla scena musicale di fine anni sessanta della formazione britannica dei Led Zeppelin. L'ascolto dei primi due dischi pubblicati dai colleghi rappresentò per Lord e compagni una sorta di illuminazione:

« Da quel momento decidemmo che quella era la musica che volevamo suonare anche noi. »

(Ritchie Blackmore[8])

Invece di includere un nuovo chitarrista nel gruppo, Jon Lord (musicista di formazione classica, diplomato al conservatorio) ebbe un'intuizione geniale: collegò l'Hammond a un amplificatore per chitarra elettrica Marshall 1959 SLP.[9] Il suono risultò un'alternativa a quello che avrebbe potuto fornire una chitarra elettrica e caratterizzò il sound tipico dei Deep Purple. In un'intervista Lord rivelò: "Amplificai il mio organo invece che col Leslie col Marshall di Ritchie ed è così che svegliai la bestia; solo due anni dopo riuscii a domarla al massimo delle sue potenzialità." Fu da questo momento in poi che i Deep Purple crearono un sound che avrebbe influito in modo considerevole sul rock e in particolare sull'heavy metal.

Deep Purple in Rock, uscito nel 1970, viene considerato una pietra miliare del rock. L'album ottenne un grande successo e gettò le basi per l'heavy metal. In questo periodo il gruppo dovette anche affrontare vari tour mondiali che li avrebbero consacrati ai vertici della scena rock, durante i quali furono contemporaneamente impegnati nella preparazione dell'album successivo.

Fireball, pubblicato nel 1971, si discostò in parte dalle aspettative del pubblico. Oltre ai consueti brani di stampo hard rock, come Fireball e No One Came, si trovano infatti anche alcuni esperimenti blues rock, come No No No e Demon's Eye, o divagazioni country, come Anyone's Daughter. L'album vendette meno del precedente.

L'album che li consacrò fu Machine Head, del 1972, che viene considerato uno degli album più influenti e importanti della storia della musica rock. Il disco contiene Smoke on the Water, uno dei brani più noti della loro carriera e del rock in generale. Il testo parla di un incendio al Casinò di Montreux che distrusse l'intera strumentazione di Frank Zappa e dei Mothers of Invention. Machine Head fu registrato nel camion-studio dei Rolling Stones e all'interno di un albergo di Montreux con l'intento di ottenere un nuovo sound.

A seguito della tournée in Giappone uscì il live Made in Japan (dicembre 1972): considerato a sua volta come una pietra miliare della storia del rock.

Nel 1973 venne pubblicato il settimo album in studio, Who Do We Think We Are, scritto parzialmente anche in Italia.

A causa delle ormai forti tensioni sorte nell'organico, Gillan, stressato dai contrasti personali con Blackmore, decise di andarsene, per fondare poi una band a suo nome: i Gillan (nota in un primo periodo anche come Ian Gillan Band). Glover, invece, fu cacciato dalla band e intraprese anche lui la carriera solista. La scelta del nuovo bassista ricadde allora su Glenn Hughes (fino ad allora bassista/cantante nei Trapeze), che avrebbe dovuto assumere il duplice ruolo di cantante e bassista, riducendo i Deep Purple a quattro elementi, ma i manager volevano a tutti i costi un quintetto e alla fine l'idea venne accantonata. Le audizioni per il nuovo cantante non diedero alcun risultato finché Paice, per puro caso, capitò in un pub dove il cantante David Coverdale si stava esibendo con la sua band e, rimasto colpito dalle sue capacità vocali, gli propose di partecipare alle audizioni, nelle quali fu appunto scelto. Con questa formazione fu inciso nel 1974 un altro disco di grande successo, Burn.

L'influenza di David Coverdale e di Glenn Hughes portò elementi funky, rhythm'n'blues e soul al sound del gruppo, e queste nuove sonorità sono ancora più evidenti nel successivo Stormbringer, sempre del 1974.

Non soddisfatto di questi mutamenti, Blackmore, il giorno dopo l'ultima data del tour mondiale di Stormbringer a Parigi, precisamente il 7 aprile 1975, abbandonò il gruppo per fondare i Rainbow con Ronnie James Dio. Di quell'ultimo concerto con Blackmore fu, svariati anni dopo, pubblicato il doppio album Live In Paris 1975.

Con il materiale registrato nella tournée europea di Stormbringer venne prodotto nel 1976 l'album live Made in Europe, il cui titolo intendeva evidentemente ricalcare quello dello storico Made in Japan di quattro anni prima.

Senza Blackmore (1975-1977)

Con l'abbandono di Blackmore, i Deep Purple scelsero il giovane Tommy Bolin, in passato membro degli Zephyr, James Gang e Billy Cobham. Nonostante le ottime credenziali di Bolin, l'album Come Taste the Band del 1975 non ebbe il successo sperato.

Nel 1976 John Bonham, batterista dei Led Zeppelin, si presentò dietro le quinte di un concerto dei Deep Purple al "Nassau Coliseum" di Long Island; in stato di ubriachezza notò un microfono libero e salì sul palco prima che i roadies dei Deep Purple potessero fermarlo.

Il gruppo smise di suonare stupefatto, mentre Bonham urlava al microfono:

« Sono John Bonham dei Led Zeppelin e voglio semplicemente annunciarvi che abbiamo un nuovo album in uscita: si chiama Presence e, cazzo, è fantastico!" »

Quindi fece per andarsene ma prima si voltò verso il chitarrista dei Deep Purple e lo insultò gratuitamente:

« E per quanto riguarda Tommy Bolin, non sa suonare una merda! »

(John Bonham)

Tale episodio comparve sulle riviste musicali di tutto il mondo (è citato anche nel libro Led Zeppelin: Il Martello degli Dei) e successivamente gli stessi Deep Purple lo confermarono numerose volte.

I problemi di dipendenza da eroina di Bolin crearono vari problemi nel gruppo. Durante un tour mondiale con i Deep Purple, in un'apparizione in Indonesia, Tommy Bolin ebbe una semiparalisi del braccio sinistro a causa di un'iniezione di eroina riuscita male, e gli spettacoli seguenti vennero portati avanti dalla band con grave difficoltà e imbarazzo fino al momento in cui il cantante David Coverdale, furibondo, lasciò il palco nel bel mezzo del concerto di Liverpool. Quella fu la fine e la separazione dei Deep Purple. Pochi mesi dopo Bolin morì di overdose. Successe tutto con profondo sgomento di Lord e Paice, che avevano sempre evitato la droga e gli spacciatori che bazzicavano nei concerti.

Dopo lo scioglimento (1977-1983)

La maggior parte degli ex Deep Purple ebbero discreti successi in altre formazioni come i Rainbow di Ritchie Blackmore nei quali apparve successivamente anche Roger Glover. Ian Paice e John Lord crearono nel 1977 una band insieme al tastierista Tony Ashton, (PAL, Paice, Ashton & Lord) che produsse solo due album, entrambi nel 1977. Della formazione facevano parte anche Bernie Marsden alle chitarre e Paul Martinez al basso. Due progetti solisti per il cantante Ian Gillan: la Ian Gillan Band, sciolta la quale formò i Gillan, e una partecipazione per i Black Sabbath nell'album Born Again; Glenn Hughes che proseguì per la carriera solista (non prima di tentare di formare un gruppo con Tommy Bolin, tentativo fallito per la morte di quest'ultimo); David Coverdale che fonda i Whitesnake a cui si uniscono Ian Paice e Jon Lord, tanto che vennero soprannominati da alcuni "I nuovi Deep Purple", e a cui partecipa anche Roger Glover nei due albums del 1977 e del 1978 (David Coverdale's Whitesnake e Snakebite), suonando l'ARP 2600 e le percussioni.

Il ritorno (1984-1992)

Nell'aprile del 1984, i Deep Purple tornarono a riunirsi. Durante la trasmissione The Friday Rock Show della radio della BBC, fu annunciato che la formazione composta da Blackmore, Gillan, Glover, Lord e Paice aveva iniziato a produrre nuovo materiale. Il gruppo firmò un contratto con la Polydor per l'Europa e con la Mercury per il Nordamerica. L'album Perfect Strangers fu pubblicato in ottobre e ne seguì un tour mondiale, che partì dalla Nuova Zelanda e terminò in Europa. Il loro rientro nel Regno Unito fu timido, con un singolo show (col supporto degli Scorpions); le condizioni atmosferiche terribili non impedirono a 80.000 fan di comparire a salutare questo memorabile ritorno.

La stessa formazione incise nel 1987 The House of Blue Light, che vendette meno, e poi il doppio live Nobody's Perfect (1988). Nel Regno Unito, per celebrare il ventennale della band, fu anche pubblicata una nuova versione del brano Hush, che si trova in alcune versioni di Nobody's Perfect come "bonus track". Nel 1989, Ian Gillan e Ritchie Blackmore ebbero altri dissapori, a causa dei quali il primo abbandonò nuovamente il gruppo (pubblicando poi altri due albums solisti), sostituito dall'ex cantante dei Rainbow, Joe Lynn Turner. Questa formazione incise un unico album di poco successo, Slaves & Masters (1990).

Gli anni novanta e oltre

Al termine del tour di Slaves & Masters, Glover, Lord e Paice rivollero indietro Gillan alla voce, e Blackmore acconsentì. Ancora una volta nella loro formazione classica, i Deep Purple incisero nel 1993 The Battle Rages On..., che comprendeva brani di un certo successo come la title track e Anya. Il conflitto fra Gillan e Blackmore però non era stato risolto, e questa volta fu Blackmore ad abbandonare, definitivamente. La band lo sostituì con Joe Satriani (dopo il rifiuto di Steve Lukather leader dei Toto) per le ultime date del tour in Giappone e un successivo tour europeo. A Satriani fu chiesto di rimanere con la band, ma rifiutò per potersi dedicare pienamente al suo progetto "G3". Fra i chitarristi a cui i Deep Purple concessero un'audizione, la scelta cadde sullo statunitense Steve Morse, già dei Dixie Dregs.

La band continuò ad avere un certo seguito per il resto degli anni novanta, incidendo alcuni album accolti con favore dalla critica. Purpendicular nel 1996 fu il primo album della nuova formazione ed ebbe un buon meritato successo anche grazie a singoli come Sometimes I Feel Like Screamin', Hey Cisco, Ted the Mechanic e Loosen My Strings. Nello stesso anno fu registrato Live at the Olympia 96 a Parigi. Due anni dopo fu la volta di Abandon, un album ricco di esperimenti musicali voluti dalla band che non ebbe il successo di Purpendicular. Il tour che seguì l'uscita di Abandon fu registrato nel 1998 e il live ha il nome di Total Abandon. Nel 2002 Jon Lord (che insieme a Paice era l'unico membro dei Deep Purple a comparire in tutte le formazioni) annunciò che avrebbe abbandonato per dedicarsi ad alcuni progetti personali (specialmente musica d'orchestra) e che non voleva più suonare hard rock. Fu sostituito da Don Airey, noto per aver suonato con Jethro Tull, Ozzy Osbourne, Rainbow, Black Sabbath e Whitesnake e che, nel 2002, aveva già rimpiazzato Lord (bloccato dai postumi di un intervento al ginocchio).

Con Airey i Deep Purple incisero prima l'apprezzato Bananas, nel 2003, e, nel 2005, Rapture of the Deep. Su invito di Bob Geldof, il 2 luglio 2005 i Deep Purple parteciparono alla giornata Live 8, organizzata per chiedere al G8 la cancellazione del debito dei paesi africani, dimostrandosi uno dei gruppi più applauditi dell'intero evento sul palco di Barrie in Canada, davanti a un pubblico di oltre 35.000 persone.

L'estate del 2009 li ha visti impegnati in vari festival rock, al posto degli Oasis (i quali, dopo l'ennesimo furibondo litigio, hanno deciso di sciogliersi). I DP vennero accolti dai fan orfani dei fratelli Gallagher in maniera strepitosa, nonostante il malcontento per la defezione dei loro beniamini. Il 12 dicembre 2009, durante la tappa della loro tournée tenutosi al Palalottomatica di Roma, annunciarono che sarebbero tornati a breve in studio per incidere nuovo materiale. Il 24 gennaio 2012, sul loro sito ufficiale, venne pubblicato un articolo in cui venne citata una recente dichiarazione del frontman Ian Gillan, che rivelò il termine delle registrazioni per l'album intitolato Now What?! nell'estate dello stesso anno.

Il 16 luglio 2012 venne data ufficialmente la notizia della morte dell'ormai ex-tastierista Jon Lord.

Il 26 aprile 2013 è stato pubblicato Now What?!, diciannovesimo album in studio dei Deep Purple.

Nell'aprile 2016 i Deep Purple sono stati introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame[10].

Il 25 novembre 2016 il gruppo conferma la fine delle registrazioni del nuovo album in uscita durante i primi mesi dell'anno successivo mentre a dicembre viene confermato il nuovo tour. Il 3 febbraio 2017 esce il singolo Time For Bedlam (del quale è stato pubblicato anche un videoclip) che anticipa l'uscita del nuovo album.

Il 7 aprile 2017, sempre nella configurazione Mark VIII, il gruppo pubblica il ventesimo lavoro, Infinite. A tale album seguirà la tournée chiamata "inFinite: The Long Goodbye Tour"; hanno annunciato che questo è il loro ultimo tour; la tournée inizierà il 13 maggio 2017 e si concluderà il 15 dicembre dello stesso anno.

Stile musicale

Nonostante siano spesso ricordati come pionieri dell'hard rock, i Deep Purple non esordirono in origine con questo genere, ma ne sono fuori di dubbio gli antesignani al pari di altri gruppi. I primi tre album sono invece riconducibili al rock progressivo,[1] e discendono dalla predilezione di Jon Lord e di Richie Blackmore nei confronti del pop sinfonico che caratterizzava le produzioni dei Moody Blues e dei Vanilla Fudge, unito al richiamo per il rhythm and blues. Le loro produzioni degli anni iniziali vedono la presenza anche dell’hard blues di Black Night e di un concerto tenuto al Royal Albert Hall a fianco di un’orchestra sinfonica[2]. Il loro primo lavoro riconoscibile come hard rock fu il quarto album In Rock, che assieme a Led Zeppelin II del gruppo omonimo, Paranoid dei Black Sabbath, battezzò la nascita di questo genere nel 1970,[1] e il successivo Fireball ridisegnò definitivamente il profilo di un rumoroso hard rock con venature psichedeliche, fisionomia che la formazione avrebbe mantenuto lungo tutta la carriera, con esperimenti funky ravvisabili in Stormbringer[2].

Formazione

Mark VIII

Ex componenti

Discografia

Album in studio

  • 1968 - Shades of Deep Purple
  • 1968 - The Book of Taliesyn
  • 1969 - Deep Purple
  • 1970 - Deep Purple in Rock
  • 1971 - Fireball
  • 1972 - Machine Head
  • 1973 - Who Do We Think We Are
  • 1974 - Burn
  • 1974 - Stormbringer
  • 1975 - Come Taste the Band
  • 1984 - Perfect Strangers
  • 1987 - The House of Blue Light
  • 1990 - Slaves and Masters
  • 1993 - The Battle Rages On...
  • 1996 - Purpendicular
  • 1998 - Abandon
  • 2003 - Bananas
  • 2005 - Rapture of the Deep
  • 2013 - Now What?!
  • 2017 - Infinite

Riconoscimenti

  • VH1 - "100 Greatest Artists of Hard Rock" (22º posto)
  • Q - "50 Greatest Bands of All Time" (35º posto)

Note

  1. ^ a b c Robert Walser, p. 8-10.
  2. ^ a b c Fabio Federicis, Deep Purpe, Ondarock. URL consultato il 20 ottobre 2016.
  3. ^ a b (EN) Chad Bowar, Heavy Metal Timeline, Heavymetal.about.com. URL consultato il 15 maggio 2010.
  4. ^ Keith Kahn-Harris, Extreme metal: music and culture on the edge, Berg Publishers, 2007, p. 109, ISBN 1-84520-399-2.
  5. ^ (EN) John Stevens, Deep Purple founder who co-wrote classics including Smoke On The Water dies at 71, Daily Mail, 16 luglio 2012. URL consultato il 30 giugno 2014.
  6. ^ (EN) Ted Drozdowski, It Might Get Loud The 10 Loudest Rock Bands of All Time, Gibson Guitar Corporation, 18 febbraio 2014. URL consultato il 30 giugno 2014.
  7. ^ Deep Purple, su rockhall.com. URL consultato il 20 settembre 2016.
  8. ^ da un'intervista contenuta nel DVD documentario della Eagle Vision: "Machine Head".
  9. ^ Nei DVD Concerto for Group And Orchestra del 1969 e il Live in concert 1972/73 è possibile vedere l'uso di questo amplificatore.
  10. ^ (EN) Deep Purple: inducted in 2016, The Rock and Roll Hall of Fame and Museum. URL consultato il 30 maggio 2016.

Bibliografia

Enciclopedie

  • Alessandro Bonini, Emanuele Tamagnini, I Classici del Rock: i Protagonisti Che Hanno Contribuito a Rendere Immortale il Rock, Roma, Gremese editore, 2005, ISBN 978-88-8440-363-6.
  • (EN) Ian Christe, Sound of the beast: the complete headbanging history of heavy metal, Allison & Busby, 2004, p. 399, ISBN 0-7490-8351-4.
  • Federico Guglielmi, Cesare Rizzi, Grande Enciclopedia Rock, Firenze, Giunti editore, 2002, ISBN 88-09-02852-X.
  • Luca Signorelli, Metallus. Il libro dell'Heavy Metal, Giunti Editore, 2001, p. 192, ISBN 88-09-02230-0.
  • Riccardo Bertoncelli, Storia leggendaria della musica rock, Firenze, Giunti Editore, 1999, p. 256, ISBN 88-09-01407-3.
  • (EN) Robert Walser, Running with the Devil: power, gender, and madness in heavy metal music, Wesleyan University Press, 1993, p. 222, ISBN 0-8195-6260-2.
  • Rizzi, Cesare. Progressive & Underground '67 - '76. Firenze: Giunti Editore (2003), ISBN 88-09-03230-6.

Testi monografici

  • (EN) Michael Heatley, The Complete Deep Purple, Reynolds & Hearn, 2005, p. 256, ISBN 1-903111-99-4.
  • (EN) Dave Thompson, Smoke on the Water: The Deep Purple Story, ECW Press, 2004, p. 300, ISBN 1-55022-618-5.
    • Dave Thompson, Deep Purple. Smoke on the Water. La biografia, traduzione di A. Salacone, Roma, Arcana edizioni, 2008, p. 456, ISBN 978-88-6231-006-2.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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