Keith Moon

Keith Moon

nato il 23.8.1946 a Wembley, London, Gran Bretagna

morto il 7.9.1978 a London, England, Gran Bretagna

Keith Moon

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Keith John Moon (Londra, 23 agosto 1946 – Londra, 7 settembre 1978) è stato un batterista britannico, componente dei The Who.

Nel 2011 è stato classificato secondo, dietro a John Bonham, nella classifica dei migliori batteristi di tutti i tempi redatta dai lettori della rivista Rolling Stone,[1] a quasi 35 anni dalla sua morte.

Nel 1990 è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame come membro dei The Who.[2]

Biografia

Figlio di Alfred e Kathleen Moon,[3] cresce a Wembley, e nonostante un clima familiare particolarmente sereno e affettuoso, mostra subito un carattere impetuoso e irrequieto.[4] Iniziò a suonare la batteria molto giovane e, come la maggior parte dei suoi contemporanei, fu un autodidatta: non sapeva né leggere né scrivere la musica e imparò a suonare ascoltando i dischi dei giganti della batteria jazz come Gene Krupa e Buddy Rich.

Il suo primo gruppo furono i Beachcomber, di genere Surf rock.[3] Entrò negli Who nella prima metà degli anni sessanta, sostituendo l'uscente Doug Sandom. Nel 1970 Moon uccise involontariamente il suo autista e assistente personale, Neil Boland, investendolo con la sua Bentley, nel tentativo di sfuggire a un gruppo di teppisti.[5] Questo episodio, assieme alla dipendenza da alcool e droga, contribuì al suo logoramento psicologico. Come solista pubblicò un unico album dal titolo Two Sides of the Moon, dove rivestì il ruolo di cantante, facendo suonare la batteria a Ringo Starr e Jim Keltner.

Morte

Il 7 settembre 1978, dopo aver trascorso la serata con Paul McCartney e sua moglie Linda, ritornò a casa con la sua fidanzata, Annette Walter-Lax, e prese una quantità eccessiva di pastiglie di clometiazolo prescritte nella sua terapia contro la tossicodipendenza. Iniziò a vedere a letto il film L'abominevole dottor Phibes, chiese ad Annette di cucinargli una bistecca e delle uova e poco dopo morì nel sonno quella stessa notte, all'età di trentadue anni.[6]

Stile

La rivista Rolling Stone ha classificato Keith Moon al secondo posto nella speciale classifica dei più grandi batteristi di tutti i tempi, dietro John Bonham.

Il suo stile si basava sulla creatività, più che sul tecnicismo. Fu uno dei primi batteristi rock a introdurre l'uso della doppia cassa, già usata da tempo nel Jazz. Nel suo set era assente l'hi-hat (tranne quando suonava in studio)[4] e usava maggiormente i piatti crash, per dare più incisività al suo stile. Eseguiva fill fuori dal comune e, spesso, non suonava un groove lineare.

Il suo stile ha influenzato vari batteristi, tra i quali Steve Smith, Neil Peart, Ian Paice, John Bonham, Mike Portnoy, Jeff Porcaro, Bill Ward, Simon Phillips, Randy Castillo, Bill Bruford, Cozy Powell e Phil Collins.

The Who

Distruzione degli strumenti

All'età di 17 anni, Moon entrò a far parte dei The Who sostituendo il batterista uscente Doug Sandom. Le esibizioni dal vivo del gruppo spesso culminavano in scoppi di violenza incontrollata da loro stessi definiti "arte autodistruttiva", con la band che distruggeva letteralmente il proprio equipaggiamento sul palco. Quest'abitudine fece guadagnare al gruppo un forte ritorno pubblicitario e la copertina di diverse riviste. Ben presto altri artisti, come Jimi Hendrix, iniziarono ad imitare lo stile distruttivo degli Who. Proprio Moon dimostrava particolare zelo nell'architettare sempre nuovi modi per fracassare la sua batteria alla fine dei concerti.

In occasione dell'esibizione del gruppo nel corso del programma televisivo The Smothers Brothers Comedy Hour del 1967, Moon nascose dell'esplosivo in una delle grancasse della sua batteria. Durante il finale di My Generation, scalciò via la grancassa innescando la carica. L'intensità dell'esplosione bruciacchiò i capelli di Townshend e causò il ferimento dello stesso Moon al quale si conficcò nel braccio un frammento dei piatti.

Durante un suo assolo di batteria alla televisione, Moon riempì di acqua e pesci rossi la grancassa, presentandosi vestito da gatto. Atti come questo fecero guadagnare al batterista soprannomi come "Moon the Loon" ("Moon il lunatico") e "Mad Moon" ("Moon il pazzo"). Grazie ai suoi comportamenti selvaggi, Moon divenne uno dei batteristi più celebri della sua generazione, ricevendo sempre maggiori attenzioni da parte della stampa scandalistica.

Contributi musicali

Nel catalogo degli Who, Moon è accreditato come compositore del brano I Need You, che canta anche, e dello strumentale Cobwebs and Strange (sull'album A Quick One, 1966), dei lati B dei singoli In The City (scritta insieme a Entwistle), Dogs Part Two (1969) (della quale condivide i crediti compositivi con i cani di Townshend ed Entwistle, Towser & Jason), Tommy's Holiday Camp (1969), Waspman (1972), e Girl's Eyes (dalle sessioni per The Who Sell Out; inserite nel cofanetto Thirty Years of Maximum R&B e nella ristampa del '95 di The Who Sell Out). Infine Moon compose anche lo strumentale The Ox insieme a Townshend, Entwistle, e Nicky Hopkins.

Molti musicisti rock hanno citato il nome di Moon tra le loro influenze, inclusi Neil Peart[7] e Dave Grohl[8] I The Jam omaggiarono la figura di Moon sul loro secondo singolo estratto dal terzo album, Down in the Tube Station at Midnight, nel quale la B-side è una cover degli Who: So Sad About Us, e la retrocopertina del singolo contiene una fotografia del viso di Keith Moon. Il singolo dei Jam venne pubblicato circa un mese dopo il decesso di Moon. Nel 1985, Roger Daltrey registrò l'album Under a Raging Moon, fin dal titolo un tributo al suo vecchio compagno di gruppo. Una delle tracce sul disco vede la presenza di svariati batteristi celebri.

Comportamento

Keith Moon tenne per tutta la vita un atteggiamento fortemente distruttivo. Devastava le camere degli hotel, le abitazioni degli amici e spesso anche casa sua, gettando la mobilia fuori dalle finestre, facendo esplodere i bagni, ed incendiando gli edifici. È stato calcolato che i danni da lui provocati in carriera ammontano circa a 500.000 dollari in totale.[9][10] Questi atti distruttivi, spesso intrapresi sotto l'effetto congiunto di alcol e droga, erano il modo di Moon di esprimere la propria eccentricità, come anche il gusto provato nello scioccare il pubblico. Nella biografia di Moon, Full Moon, l'amico di vecchia data ed assistente personale Dougal Butler, raccontò: «Lui [Moon] avrebbe fatto qualsiasi cosa se sapeva che c'erano abbastanza persone intorno che non volevano che lo facesse».

Secondo Townshend, Moon stesso ci teneva a coltivare la propria reputazione distruttiva. Una volta, mentre era in limousine sulla strada per l'aeroporto, Moon insistette di voler tornare indietro all'hotel, affermando: «Mi sono dimenticato una cosa. Dobbiamo tornare indietro!». Quando l'auto raggiunse l'hotel, Moon tornò nella sua stanza, prese il televisore, e lo gettò fuori dalla finestra direttamente nella piscina sottostante. Moon quindi lasciò l'hotel risalendo in macchina, dicendo: «Quasi me ne dimenticavo».

Il comportamento di Moon fece bandire la band da numerose catene di hotel in tutto il mondo, inclusi Holiday Inn, Sheraton, Hilton Hotels,[11] e Waldorf Astoria.[12]

Incidente al Flint Holiday Inn

Nel 1967 Moon compì l'atto distruttivo forse più celebre della sua vita nell'hotel Holiday Inn di Flint, nel Michigan. Secondo il libro Local DJ, a Rock & Roll History, la band si stava esibendo nella zona come gruppo d'apertura in un concerto degli Herman's Hermits. Dopo lo show, si tenne un party per celebrare il 21º compleanno di Moon. Già abbondantemente "alterato", Moon iniziò la festa gettando un candelotto di dinamite nella tazza del gabinetto della sua stanza facendolo esplodere in mille pezzi.[13]

Dopo aver distrutto il bagno, Moon salì a bordo di una Cadillac (Moon disse che si trattava di una Lincoln Continental, secondo altre fonti sarebbe stata invece una Rolls-Royce) e la guidò finendo dentro la piscina dell'hotel. L'autore del libro, Peter C. Cavanaugh, testimone dell'evento, ricordò l'episodio in un documentario sulla scena rock degli anni sessanta.[14] La direzione dell'Holiday Inn aveva in precedenza già tollerato i comportamenti eccessivi di Moon dato che i danni erano stati sempre pagati. Tuttavia, dopo l'incidente della festa al Flint, la compagnia bandì a vita sia Moon che il resto dei The Who da tutti i loro alberghi.

Collasso sul palco

Lo sregolato stile di vita di Moon iniziò presto ad avere ripercussioni sulla sua salute e sulla sua professionalità come musicista.

Nel corso del "Quadrophenia Tour" del 1973, durante il concerto alla Cow Palace Arena di Daly City, California, Moon ingerì una grossa quantità di tranquillanti mischiati a brandy. Moon collassò sul palco svenendo sulla sua batteria mentre il gruppo stava suonando la canzone Won't Get Fooled Again. La band smise di suonare e un gruppo di roadie portò Moon nel backstage. Dopo una doccia fredda e una dose di cortisone, lo rimandarono in scena dopo circa una mezz'ora. Tuttavia, Moon svenne nuovamente durante l'esecuzione di Magic Bus e fu definitivamente trasportato via. La band continuò lo show senza di lui ancora per qualche canzone. Infine, Townshend chiese al pubblico: «Qualcuno sa suonare la batteria? – Voglio dire "per davvero"». Un batterista locale, Scot Halpin, rispose alla chiamata, salì sul palco, e suonò la batteria per il resto del concerto.

Durante il periodo di pausa che la band si prese tra il 1975 e il 1978, Moon ingrassò parecchio abusando di cibo e di alcol in quantità smodate. Ringo Starr, grande amico di Keith Moon, era seriamente preoccupato per la salute del batterista degli Who. Starr disse a Moon che se fosse andato avanti così, avrebbe finito con l'ammazzarsi da solo. Moon rispose semplicemente: «Sì, lo so».[15]

La minata salute di Moon fu anche oggetto di serie discussioni nelle dinamiche professionali interne alla band, in quanto il batterista si rivelò addirittura non più in grado di suonare in tempo 6/8 sulla traccia Music Must Change poi inclusa nell'album Who Are You del 1978, tanto da costringere la produzione a rimuovere praticamente del tutto la sua parte dalla canzone.

Travestimenti

Il cantante Alice Cooper ricordò il proprio gruppo di bevute, i "The Hollywood Vampires", raccontando che Moon spesso si presentava vestito da Papa, uno dei molti costumi che indossava per suscitare l'ilarità degli amici (altri suoi travestimenti celebri erano quello da suora e quello da ufficiale nazista).[16] Gli Hollywood Vampires erano frequentati anche da altri amici di Moon come John Lennon, Ringo Starr, Keith Richards, Ronnie Wood, e l'attore Oliver Reed (che all'epoca stava girando il film Tommy).

Morte di Neil Boland

Il 4 gennaio 1970, Moon restò coinvolto in un incidente d'auto fuori dal pub "Red Lion" di Hatfield, Hertfordshire, che causò la morte di un pedone. Moon restò coinvolto in un'accesa discussione (che sfiorò la rissa) con un gruppo di skinhead all'esterno del locale; evidentemente infuriato per qualche motivo, il padrone del pub iniziò a colpire la sua Bentley, e Moon, ubriaco fradicio, iniziò a guidare per sfuggirgli. Durante la manovra, Moon investì ed uccise il suo amico, autista e guardia del corpo, Neil Boland. Dopo un'indagine da parte della polizia locale, il coroner giudicò accidentale la morte di Boland. Moon venne assolto con formula piena dall'accusa di omicidio colposo. La figlia di Boland, investigando sulla morte del padre, interrogò i testimoni del fatto. Arrivò alla conclusione che Moon non era alla guida del veicolo quando la disgrazia ebbe luogo.[17][18] Gli amici stretti di Moon dissero che lui si sentì in colpa per la morte di Boland per il resto della sua vita. Secondo Pamela Des Barres, fidanzata di Moon per tre anni, di notte egli aveva spesso incubi sull'accaduto, e si svegliava nel cuore della notte urlando.[19]

Discografia

Solista

  • Two Sides of the Moon (1975)

The Who

  • My Generation (1965)
  • A Quick One (1966)
  • The Who Sell Out (1967)
  • Tommy (1969)
  • Who's Next (1971)
  • Quadrophenia (1973)
  • The Who by Numbers (1975)
  • Who Are You (1978)

Curiosità

  • Nel 1971, Keith Moon fece un cameo nel film di Frank Zappa 200 Motels nel ruolo di una suora terrorizzata dall'idea di poter morire per overdose.
  • L'ultimo album degli Who al quale partecipò Keith Moon è Who Are You del 1978. Moon morì circa un mese dopo la pubblicazione del disco, e sulla copertina, egli è seduto su una sedia che ironicamente (e sinistramente visto il successivo decesso del batterista) reca la scritta "Not to be taken away" (it: "Da non portare via").
  • Moon ispirò il nome dei Led Zeppelin. Moon, Entwistle, e Jimmy Page stavano discutendo circa il formare un loro supergruppo, quando Moon se ne uscì coniando il nome della futura band.[20]

Note

  1. ^ Rolling Stone Readers Pick Best Drummers of All Time, su Rolling Stone magazine reader's poll, Jann Wenner/Wenner Media Websites: Rolling Stone, 2011. URL consultato il 18 marzo 2011.
  2. ^ The Who at the Rock and Roll Hall of Fame, Rockhall.com. URL consultato il 22 ottobre 2011.
  3. ^ a b Keith Moon
  4. ^ a b KEITH MOON - Il folle batterista sceso dalla luna Archiviato il 22 febbraio 2014 in Internet Archive.
  5. ^ Pamela Des Barres: I'm with the Band: Confessions of a Groupie, Chicago Review Press, pp. 254–258, 2005. ISBN 1-55652-589-3.
  6. ^ Neill, Andy and Kent, Matthew (2009). Anyway Anyhow Anywhere: The Complete Chronicle of The Who 1958-1978. Friedman/Fairfax Publishing, London. ISBN 978-1-4027-6691-6.
  7. ^ Anatomy of a Drum Solo DVD, Neil Peart (2005) accompanying booklet. (Republished in Modern Drummer Magazine, Aprile 2006)
  8. ^ Alan Light, Dave Grohl in the New York Times, su The New York Times, 13 novembre 2009. URL consultato il 22 ottobre 2011.
  9. ^ Not Found (PDF), Wtulneworleans.com. URL consultato il 28 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2011).
  10. ^ Post a Comment, Fear of a Keith Moon Planet | Use Celsias.com – reduce global °Celsius , Celsias.com, 4 ottobre 2008. URL consultato il 28 luglio 2010.
  11. ^ Pork Chops | O-Crapola, Pigazette.com. URL consultato il 28 luglio 2010.
  12. ^ Roger Daltrey – Daltrey Jokes About Hotel Ban – Contactmusic News, Contactmusic.com. URL consultato il 28 luglio 2010.
  13. ^ Jena, Keith Moon biography, Webspace.webring.com. URL consultato il 9 giugno 2011.
  14. ^ interview with Peter Cavanaugh, first DJ to play The Who in America, su Youtube. URL consultato il 22 ottobre 2011.
  15. ^ rusticgirls.com, rusticgirls.com. URL consultato il 22 ottobre 2011.
  16. ^ keith moon biography Part 6, su youtube.com.
  17. ^ An interview with Jean Battye about the death of Neil Boland
  18. ^ Boland's daughter research page, Del_pasado.tripod.com, 4 gennaio 1970. URL consultato il 22 ottobre 2011.
  19. ^ Pamela Des Barres, I'm with the Band: Confessions of a Groupie, 2nd, Chicago Review Press, 2005, pp. 254–258, ISBN 1-55652-589-3.
  20. ^ Susie Dent on Countdown, Channel 4, 15 luglio 2010

Altri progetti

Collegamenti esterni

  • (EN) Keith Moon, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
  • (EN) Keith Moon, su Internet Movie Database, IMDb.com.
  • (EN) Keith Moon, su Internet Broadway Database, The Broadway League.
  • (EN) Keith Moon, su AllMusic, All Media Network.
  • (EN) Keith Moon, su Discogs, Zink Media.
  • (EN) Keith Moon, su Find a Grave.
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