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Martin Luther

Martin Luther

nato il 10.11.1483 a Eisleben, Sachsen-Anhalt, Germania

morto il 18.2.1546 a Eisleben, Sachsen-Anhalt, Germania

Martin Lutero

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Ritratto di Martin Lutero di Lucas Cranach (1529)

Martin Lutero (Eisleben, 10 novembre 1483  Eisleben, 18 febbraio 1546) è stato un teologo tedesco. Fu l'iniziatore della Riforma protestante e la confessione cristiana basata sulla sua dottrina teologica viene detta luteranesimo.

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Biografia

Martin Lutero nacque ad Eisleben - attuale Sassonia-Anhalt - nella notte del 10 novembre 1483, « undici ore dopo il tramonto », cioè verso le cinque del mattino. I suoi ascendenti erano contadini: « Sono figlio di contadini », ricorderà il riformatore in uno dei suoi Discorsi a tavola, aggiungendo che « ci sono stati però contadini che sono diventati re e imperatori ». Lutero era figlio di Hans Luther (1459-1530) e Margarethe Ziegler (1459-1531). Hans, non avendo ereditato terra, era andato a lavorare in miniera, costruendosi una discreta fortuna, senza che questo ne facesse un uomo ricco. La moglie, infatti, doveva portare la legna dal bosco vicino. L'ambiente in cui crebbe Lutero era cattolico e severo, ma anche rozzo e volgare, al punto che nella fede dei genitori entrava una componente di superstizione popolare, attinta soprattutto al paganesimo germanico.[1]

Quella che sarà la moglie di Lutero, Katharina von Bora, nacque invece sedici anni dopo di lui, il 29 gennaio 1499, a Hirschenfeld, nei pressi di Meissen, nella famiglia di un nobile cavaliere decaduto, il cui stemma gentilizio mostrava un leone eretto con una zampa alzata, sormontato da un elmo di cavaliere. I due futuri sposi nacquero in due regioni della Sassonia tradizionalmente rivali tra loro, governate da due rami del casato dei Wettin: il ramo ernestino, che aveva il diritto di partecipare allelezione dell'imperatore del Sacro Romano Impero, e il ramo albertino, che aveva conservato il titolo di duca di Sassonia. La rivalità tra i due popoli si acuì ulteriormente durante gli anni della riforma, perché gli ernestini appoggiarono Lutero e gli Albertini lo contrastarono.

Un anno dopo la nascita di Martin, la famiglia si trasferì a Mansfeld, dove il bambino cominciò a frequentare la scuola, esercitandosi nel canto sacro.

Nel 1497 Lutero frequentò la scuola di latino a Magdeburgo, presso i Fratelli della vita comune, un'associazione religiosa d'origine medievale.

Per volontà del padre si iscrisse poi all'università di Erfurt (1501), dove conseguì il titolo di Baccalaureus artium. Fu nella biblioteca di questo istituto che lesse per la prima volta la Bibbia: «Mi piacque moltissimo», disse «e volevo ritenermi abbastanza fortunato da possedere un giorno quel libro».

Un evento del luglio 1505 indirizzò il suo futuro: mentre era in viaggio fu sorpreso da un violento temporale alle porte di Stotterheim, un villaggio sassone. Caduto a terra per gli effetti di un fulmine poco distante, rivolse una promessa a Sant'Anna; se si fosse salvato avrebbe abbracciato la vita monacale.[2] Il 17 luglio 1505, a ventidue anni, entrò nel convento agostiniano di Erfurt, dove approfondì gli scritti di San Paolo e Sant'Agostino. Qui, nel 1507, fu anche ordinato sacerdote nonostante la contrarietà del padre (non convinto della serietà della sua vocazione).

Il giovane monaco agostiniano si dedicò agli studi teologici ed alla pratica delle virtù monastiche, a cominciare dall'umiltà. Johann von Staupitz, colpito dalle sue capacità e dalla sua disciplina, lo segnalò a Federico III di Sassonia, che aveva appena fondato l'Università di Wittenberg e cercava nuovi docenti. Pertanto, nel 1508, Lutero iniziò a insegnarvi dialettica e fisica, leggendo e commentando l'Etica Nicomachea di Aristotele, e passando in seguito a dirigere le disputationes degli studenti. Proseguì poi i suoi studi di teologia e delle sacre scritture.

Nel 1510 fu inviato a Roma (in rappresentanza del suo convento, per questioni interne all'Ordine) dove rimase scandalizzato per tutto quello che aveva constatato sulla condotta del clero. Si dice che, entrando in piazza del Popolo, sia caduto in ginocchio esclamando: «Salve Roma santa, città di martiri, santificata dal sangue che essi vi hanno sparso».[3] Il 19 ottobre dell'anno seguente si laureò in teologia. Nel 1513 iniziò a tenere lezioni sui Salmi.

Nel 1514 papa Leone X concesse l'indulgenza plenaria ad ogni fedele che, dopo la confessione e la comunione, avesse fatto un'offerta per la costruzione della basilica di San Pietro a Roma.

Nell'anno 1515 Lutero fu nominato, dal capitolo degli Agostiniani, vicario generale dei (numerosi) conventi del distretto della Misnia e della Turingia. Il vicario generale Staupitz, secondo la consuetudine del tempo, lo accompagnò a visitare molti di questi importanti monasteri. Nello stesso anno iniziò le lezioni sull'Epistola ai Romani.

Il 31 ottobre del 1517 emanò 95 enunciati (o "tesi") contro le indulgenze papali, scatenando la reazione della chiesa cattolica. Il pontefice gli scrisse, chiedendogli di ritrattare le sue idee. Lutero, come gesto di rifiuto, bruciò pubblicamente la bolla papale.

In seguito a questi fatti anche l'imperatore Carlo V, nel timore di una scomunica o per via della sua ferrea morale cattolica, gli intimò di rinnegare le sue convinzioni, senza però ottenere nulla.

Il monaco tedesco fu salvato dalla condanna a morte solo grazie all'intervento di Federico III di Sassonia, che ne simulò il rapimento, portandolo al castello di Wartburg, dove si dedicò alla traduzione delle sacre scritture, dal latino in lingua tedesca, divenendo per la lingua tedesca ciò che fu Dante Alighieri per la lingua Italiana (come in Italia, infatti, la Germania era una costellazione di dialetti diversi). Successivamente, cominciò a girovagare per la Germania con lo scopo di diffondere la sua dottrina, che venne ben accolta sia dai nobili sia dalle persone più umili.

La dottrina della giustificazione per fede

Negli anni di Wittenberg la riflessione luterana sul rapporto tra Dio e uomo si fece sempre più intensa. Lutero vive una religiosità di tipo medioevale. Egli non vive la crisi della religiosità tradizionale tipica di una cultura rinascimentale che non gli appartiene (cfr. L. Febvre, "Martin Lutero", Bari 1969). È un uomo del passato, vive la fede come i suoi antenati. Si può dire che quasi senza volerlo[4] egli si trovò ad essere l'inconsapevole elemento catalizzatore di un enorme fenomeno storico.

Tra la fine del 1512 e l'inizio del 1514, Lutero provò l'esperienza della torre (Turmerlebnis): un'improvvisa rivelazione, cioè l'assioma fondamentale della religione protestante, come egli stesso ammise gli venne in mente mentre si trovava «nella latrina della torre», leggendo e meditando sulla lettera di San Paolo ai Romani,[5] ed in particolare su alcuni passi, come: «poiché non c'è distinzione: tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, essendo giustificati gratuitamente per la Sua grazia, mediante la redenzione in Gesù Cristo, che Dio ha esposto per espiazione col Suo sangue mediante la fede», da Romani 3,23-25; «poiché noi riteniamo che l'uomo è giustificato per mezzo della fede, senza le opere della legge», da Romani 3,28; «giustificati dunque per la fede, abbiamo pace con Dio, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci gloriamo, nella speranza della Gloria di Dio», da Romani 5,1-2.

Lo studio della Bibbia, la preghiera e la meditazione lo aiutarono a pervenire a un intendimento diverso di come Dio considera i peccatori. Da qui, derivò l'idea che il favore di Dio non è qualcosa che si possa guadagnare, ma viene concesso per immeritata benignità a coloro che manifestano fede. Nella teologia paolina infatti l'apostolo sostiene che se noi avremo fede saremo giustificati da Dio per i meriti di nostro signore Gesù Cristo. Dio, e lui solo, ci darà la grazia, la salvezza giustificandoci. È questo il punto centrale di tutta la dottrina Luterana: egli infatti intende giustificati in senso letterale (iustum facere): essere resi giusti da ingiusti che siamo per natura (cfr. V. Subilia, "La giustificazione per fede", Brescia 1976).

È l'onnipotenza divina che è in grado di fare questo: trasformare il nero in bianco, rendere giusto ciò che per sua natura è profondamente ingiusto. È inutile che l'uomo "con le sue corte braccia" tenti di raggiungere Dio. L'uomo non può lusingare Dio con le buone opere, tanto più che il peccato originale lo porterà di nuovo irrimediabilmente a peccare. Tutto dipende da Lui, che interviene direttamente sull'uomo. Non c'è più bisogno del mediatore tra Dio e l'uomo: il sacerdote, ma è Dio che nella sua onnipotenza salva chi ha deciso ab aeterno (dall'eternità) di salvare.

Lutero riesaminò mentalmente l'intera Bibbia per determinare se questa nuova conoscenza era in armonia con altre dichiarazioni bibliche, e ritenne di trovarne ovunque la conferma. La dottrina della giustificazione, o salvezza, per fede e non mediante le opere, o la penitenza, rimase il pilastro centrale degli insegnamenti di Lutero, che erano comunque derivati da quelli di Wycliff e di Huss.

Differenza con la teologia cattolica

È dunque esclusivamente Dio che salva, nella misura in cui, in quanto onnipotente, è in grado di trattare come giusto ciò che per sua natura è ingiusto. Ma per i protestanti è solo la fede che salva. La Chiesa cattolica, in merito al problema della giustificazione, crede nella necessità sia della grazia divina che della cooperazione umana, fatta di fede ed opere: luomo è sì corrotto dal peccato originale, ma il suo libero arbitrio non è completamente annullato, e dunque trova, con laiuto della grazia divina, la forza per risorgere. L'affermazione che per ottenere la salvezza sono necessarie, oltre alla fede, anche le opere di bene viene fondata su Matteo 25, 31-46 e Giovanni 2,14-16. Una seconda differenza sta nel fatto che per la teologia cattolica posteriore al Concilio di Trento la giustificazione è un effetto reale operato nel fedele dalla grazia di Dio, mentre per la teologia luterana, e per parte della teologia cattolica anteriore al Concilio di Trento, la giustificazione del fedele è la stessa grazia di Dio, ossia è uno dei modi in cui Dio può decidere di considerare un peccatore: il modo di considerarlo come giustificato. Resta fermo che per i teologi di entrambe le confessioni l'uomo non merita, da sé, la grazia di Dio.

Secondo i cattolici la dottrina luterana getta l'uomo nella disperazione. Mentre il cattolico, tramite i sacramenti, può presumere di avere ottenuto il perdono ed essere in grazia di Dio, il luterano non dispone di segni che gli possano far ritenere probabile di essere stato predestinato alla salvezza; può solo sperarlo e crederlo fortemente, e quanto più sarà stato peccatore, tanto più potrà e dovrà esprimere fortemente la sua fede di essere salvato.[6]

Al presente, tuttavia, è difficile individuare gli effettivi punti di disaccordo tra teologia luterana e teologia cattolica. Il 31 ottobre 1999 ad Augusta il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e la Federazione Mondiale Luterana hanno sottoscritto una "Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione" e si affermò, da entrambe le parti, che la teologia è una[7] sia per i protestanti in genere, sia per i cattolici o per gli ortodossi.

I punti fondamentali della dottrina luterana

I capisaldi della dottrina luterana possono essere così sintetizzati:

  • Salvezza per sola fede: la salvezza non si ottiene a causa delle buone azioni; si ottiene solamente avendo fede in Dio, che può salvare chiunque Egli voglia.
  • L'uomo compie azioni pie poiché è giustificato dalla grazia di Dio: non è giustificato a causa delle sue azioni pie.
  • Libero esame delle 'Sacre Scritture' (Sola Scriptura): chiunque, illuminato da Dio, può sviluppare una conoscenza completa ed esatta delle 'Scritture'.
  • Sufficienza delle 'Sacre Scritture (Sola Fide)': per comprendere le 'Sacre Scritture' non occorre la mediazione di concili o di papi; ciò che è necessario e sufficiente è la grazia divina e una conoscenza completa ed esatta di esse.
  • Negazione dell'infallibilità papale
  • i sacramenti sono ridotti al battesimo e all'eucarestia, gli unici, secondo Lutero, ad essere menzionati nella Sacra Scrittura. Essi tuttavia sono validi solo se c'è l' intenzione soggettiva del fedele, quindi perdono il loro valore oggettivo. Inoltre Lutero ritiene che nell'eucarestia vi sia la consustanziazione non la transustanziazione.
  • Sacerdozio universale: per ricevere la grazia divina non occorre la mediazione di un clero istituzionalizzato: tra l'uomo e Dio c'è un contatto diretto.

La predica contro le indulgenze

Si trattava dunque di un'interpretazione letterale del pensiero di San Paolo che mal si conciliava con la consuetudine ecclesiastica di concedere il perdono ai peccatori pentiti, e che spesso si manifestava tramite un'effettiva vendita dell'indulgenza dietro un pagamento che simboleggiava il sincero pentimento e le buone opere da compiere per essere perdonati ed ottenere una remissione delle pene.

All'epoca si credeva generalmente che dopo la morte i peccatori venissero puniti per un certo periodo di tempo, mediante le sofferenze del Purgatorio. Tuttavia si diceva che questo periodo poteva essere abbreviato anche grazie alle indulgenze concesse con l'autorizzazione del papa in cambio di denaro[8].

La predicazione contro la vendita delle indulgenze fu, quindi, il primo atto "riformatore" intrapreso da Lutero, giacché proprio a Wittenberg il principe Federico aveva impiantato tale pratica, avendo ottenuto da Roma il permesso di esercitarla una volta l'anno il giorno di Ognissanti. In tre occasioni, nell'anno 1516, Lutero parlò contro le indulgenze, affermando che il semplice pagamento non poteva garantire il reale pentimento dell'acquirente né che la confessione del peccato costituisse di per sé una sufficiente espiazione. La situazione degenerò nell'anno seguente (1517) quando un altro esempio di vendita delle indulgenze dalle amplissime ramificazioni richiamò l'attenzione di Lutero.

Tutta la questione era nata due anni prima con la bolla Sacrosancti Salvatoris et Redemptoris, emessa il 31 marzo 1515 da papa Leone X, con la quale questi nominava il principe Alberto di Brandeburgo commissario delle indulgenze per un tempo di otto anni. Scopo del principe era quello di ottenere la prestigiosa carica di arcivescovo di Magonza che effettivamente ottenne (nel 1516) dietro un pagamento di diecimila ducati finanziati dalla casa d'affari della famiglia Fugger. Con metà dei redditi generati dalla vendita delle indulgenze, poi, Alberto avrebbe risarcito i suoi creditori, mentre l'altra metà avrebbe costituito un'ulteriore offerta alla Chiesa di Roma per l'edificazione di San Pietro.

Sempre nel 1516 Lutero iniziò le lezioni sull'Epistola ai Galati, e visitò le comunità dell'ordine agostiniano di Dresda, Neustadt, Orla, Erfurt, Gotha, Langensalza e Nordhausen. Nel 1517 il principe Alberto di Brandeburgo, ora anche arcivescovo di Magonza, incaricò il monaco domenicano Johann Tetzel di predicare le indulgenze nei suoi domini. Tale predicazione era accompagnata da stravaganti asserzioni, di cui Lutero ne cita una alla tesi n° 27: "come il soldino nella cassa risuona, ecco che un'anima il purgatorio abbandona".

Il principe Federico e il suo confinante, il duca Giorgio di Sassonia "il Barbuto", vietarono a Tetzel l'ingresso nelle loro terre, soprattutto per difendere i propri interessi dalla concorrenza del frate, dato che entrambi godevano dell'autorizzazione papale per la vendita delle indulgenze nei rispettivi territori. Tuttavia, quando il monaco domenicano giunse a Jüteborg (Brandeburgo) nelle vicinanze di Wittenberg, i parrocchiani di Lutero si misero in viaggio per acquistarle. Di conseguenza, al momento della confessione, i fedeli presentavano la pergamena benedetta sostenendo che non dovevano più pentirsi dei loro peccati poiché il documento sanciva la remissione plenaria delle pene.

Lutero giudicò la predicazione di Tetzel assurda sotto ogni punto di vista e decise di contrastarla per iscritto. Vuole la tradizione che il 31 ottobre 1517 Lutero o i suoi studenti abbiano affisso sulla porta della chiesa di Wittenberg, com'era uso a quel tempo, 95 tesi in latino riguardanti il valore e l'efficacia delle indulgenze. Il testo era indirizzato proprio all'arcivescovo Alberto, a cui Lutero intendeva mostrare il pessimo comportamento del suo incaricato Tetzel [9].

Lo scontro con le alte gerarchie ecclesiastiche fu inevitabile. La fama del monaco ribelle si diffuse in tutta la Sassonia elettorale: teologi, semplici religiosi, artigiani, studenti, il principe elettore e la sua corte. Due elementi, più di ogni altra cosa, contribuirono a questo rapido successo: l'interesse generale che suscitava questa disputa, giacché trattava tematiche molto vicine alle esigenze materiali e spirituali della popolazione; in secondo luogo la stampa a caratteri mobili, che consentì la stesura e la diffusione in migliaia di copie delle tesi luterane e dei successivi scritti [10].

Il confronto con il papato

Nel gennaio del 1518 giunse a Roma l'annuncio della discussione proposta da Lutero con le sue tesi. Papa Leone X ordinò la trasmissione dell'incartamento al generale vicario dell'ordine degli agostiniani con l'annotazione di tenere tranquillo Lutero. All'inizio la curia romana pensava si trattasse di una delle solite dispute fratesche e non attribuì eccessiva importanza alla contestazione di Lutero. Johann Tetzel attaccò duramente il Sermone sull'indulgenza e la grazia scritto in tedesco dal teologo di Wittenberg, ma il sermone ebbe subito un notevole successo con ben ventuno ristampe prima del 1520. Il popolo prestò ascolto alla nuova teologia scritta in lingua volgare che si diffuse con rapidità sorprendente.

Nell'aprile del 1518 Lutero fu citato a comparire davanti al capitolo dell'ordine agostiniano a Heidelberg, ma la cosa si risolse in un nulla di fatto, giacché la rivalità con i domenicani, sostenitori del loro confratello Tetzel, non invogliò i superiori di Lutero a ridurlo in silenzio. Contemporaneamente egli dava alle stampe le Risoluzioni riguardo alle 95 tesi, un testo in cui le affermazioni del 1517 venivano ridiscusse in modo più articolato attraverso citazioni e riferimenti alla Sacra Scrittura.

La Riforma protestante ebbe quindi delle conseguenze politiche, religiose e sociali. Sociali, perché lui, quando i cittadini fecero una rivolta per avere le terre requisite alla Chiesa tedesca, ordinò ai principi, suoi seguaci, di ucciderli. Così furono uccisi migliaia di cittadini, sia durante la battaglia sia dopo la resa.

Le Risoluzioni furono inviate a Roma per essere esaminate da papa Leone X, il quale questa volta autorizzò l'apertura di un processo nei confronti del monaco ribelle. Lutero ebbe sessanta giorni di tempo per presentarsi a Roma e contestare l'accusa di aver diffuso idee erronee. Tuttavia la paura fondata di essere arrestato e condannato senza alcuna possibilità di spiegare le proprie ragioni spinse Lutero a rivolgersi al principe Federico per ottenere garanzie e protezione. Fu quindi deciso di spostare il processo in Germania, ad Augusta, dove in quel periodo si sarebbe tenuta la dieta imperiale. Lutero sarebbe stato ricevuto dal legato pontificio il cardinale Tommaso De Vio detto il "Caetano". Onde tutelare l'incolumità di Lutero, il principe Federico ottenne un salvacondotto dall'imperatore Massimiliano I che ne garantiva l'intoccabilità fino al ritorno a Wittenberg. Il colloquio si svolse a metà ottobre. Il cardinal Caetano cercò di ottenere da Lutero una pubblica e completa ritrattazione, ma poiché egli non si considerava un eretico, rifiutò la richiesta del legato invocando la protezione del papa contro i calunniatori e i nemici.

Va detto, infatti, che fino a quel momento Lutero non aveva mai auspicato una frattura del mondo cristiano e tutti gli scritti di quel periodo dimostrano un chiaro intento di riformare dall'interno la dottrina della Chiesa, che ai suoi occhi aveva smarrito la missione assegnatale da Cristo. Non deve quindi stupire il suo appello al papa, come non deve stupire il fatto che tale appello venne rifiutato e le tesi di Lutero respinte dal Caetano.

Leone X e Federico il Saggio

Nel gennaio del 1519, alcuni mesi dopo il ritorno di Lutero a Wittenberg, si verificò un importante fatto politico, che avrebbe concesso al monaco ribelle un breve periodo di tranquillità: la morte dell'imperatore Massimiliano. Per molti anni l'imperatore era stato un buon alleato della Chiesa di Roma, e il suo improvviso decesso costrinse Leone X a cercare un candidato da appoggiare alla dieta dei grandi elettori dell'impero. La scelta non era semplice giacché si erano candidati sia il re di Francia Francesco I che il re di Spagna Carlo d'Asburgo (futuro vincitore di questa contesa che salirà al trono col nome di Carlo V), e chiunque dei due fosse stato il vincitore, per la Chiesa ciò avrebbe significato un enorme rischio (come poi effettivamente sarà) per i propri domini in Italia e quindi per l'autonomia del papato.

La scelta più conveniente era dunque quella di sostenere un candidato tedesco e Leone X propose Federico il Saggio, il quale temporeggiò per un breve periodo fino a rifiutare la candidatura offertagli, costringendo il papa ad accettare l'elezione di Carlo - preferito agli altri candidati anche per l'oro dei Fugger che convinse i principi elettori - che avvenne il 28 giugno 1519 a Francoforte. Tuttavia il nuovo imperatore non poté essere consacrato prima dell'autunno del 1520, nel mentre Federico di Sassonia, come ex aspirante al titolo imperiale, restava la figura di maggior prestigio in Germania. In conseguenza di questi eventi la Chiesa non procedette contro Lutero per un altro anno e mezzo.

Il confronto con gli intellettuali

In questo periodo di relativa calma Lutero radicalizzò sempre più le proprie opinioni, sostenendo che l'unica fonte di verità fosse la Sacra Scrittura, e non i papi o i concili (che a più riprese si erano contraddetti nel corso dei secoli). Contemporaneamente la sua fama continuò a crescere e ad attirare molti curiosi a Wittenberg; tra questi spiccava la figura di Filippo Melantone, che a soli ventuno anni era già uno studioso affermato della lingua greca. Diversamente da Lutero, che era stato un monaco agostiniano e aveva ricevuto l'ordine sacro, Melantone era un laico. Differente da Lutero anche come carattere, Melantone era un umanista di indole pacifica, alla ricerca di soluzioni equilibrate ai problemi che sconvolgevano la vita religiosa europea del tempo.

Di opinioni del tutto contrarie era invece un altro intellettuale che aderì al movimento riformatore: Andrea Carlostadio. Più anziano di Lutero (fu lui a conferirgli il dottorato) era aperto sostenitore della ribellione armata contro la nobiltà e il clero tedeschi, cosa che infine causerà la rottura tra i due e l'allontanamento forzato di Carlostadio dalla Sassonia elettorale. Le tensioni tra gli intellettuali favorevoli o contrari alle tesi luterane erano giunte a un punto tale che pochi avrebbero potuto sottrarsi al nascente dibattito e non certamente l'umanista Erasmo da Rotterdam che era proprio al culmine della propria fama letteraria. Il doversi per forza schierare e la partigianeria erano contrarie sia al suo carattere sia ai suoi costumi.

Nelle sue critiche alle follie clericali e agli abusi della Chiesa egli aveva sempre protestato di non volere attaccare la Chiesa come istituzione e di non essere mosso da inimicizia nei confronti del clero. Erasmo condivideva, in effetti, molti punti della critica luterana alla Chiesa cattolica. Egli aveva il massimo rispetto per Martin Lutero e, rispettivamente, il riformatore manifestò sempre ammirazione per la superiore cultura di Erasmo. Lutero sperava di potere collaborare con Erasmo in un'opera che gli sembrava la continuazione della propria.

Erasmo, invece, declinò l'invito ad impegnarsi, affermando che se egli avesse accettato, avrebbe messo in pericolo la propria posizione di guida di un movimento puramente intellettuale, che egli riteneva essere lo scopo della propria vita. Soltanto da una posizione neutrale - riteneva Erasmo - si poteva influenzare la riforma della religione. Erasmo rifiutò dunque di cambiare confessione, ritenendo che vi fossero possibilità di una riforma anche nell'ambito delle strutture esistenti della Chiesa cattolica.

A Lutero tale scelta parve un mero rifiuto ad assumersi le proprie responsabilità, motivato da mancanza di fermezza o, peggio, da codardia. Nonostante la parziale tranquillità di cui godeva in quel momento il gruppo riformatore, il papato non abbandonò completamente la questione. Verso la fine del 1518 (quindi già prima della morte dell'imperatore Massimiliano) fu inviato a Wittenberg il giovane nobile sassone Karl von Miltitz, parente del principe Federico, con l'incarico di convincere Lutero a rinunciare alla polemica pubblica, in cambio del silenzio degli avversari di Lutero in Germania, garantito dal papato.

Il monaco riformatore accettò e promise di pubblicare uno scritto per invitare tutti a rimanere obbedienti e sottomessi alla Chiesa cattolica; questo testo fu intitolato Istruzione su alcune dottrine (1519). A fare le spese di questo accordo fu il predicatore domenicano Tetzel, accusato da von Miltitz di condurre una vita dispendiosa e di avere due figli illegittimi, costringendolo a ritirarsi permanentemente in convento dove morì di crepacuore poco tempo dopo. La tregua formale non durò che qualche mese giacché le altre università cattoliche della Germania continuarono ad attaccare l'opera di Lutero e dei suoi seguaci, i quali replicavano per iscritto o partecipando a dispute teologiche in luoghi prestabiliti.

Il più noto di questi confronti accademici fu quello svoltosi a Lipsia nel febbraio del 1519 tra Lutero, Carlostadio e un professore proveniente da Ingolstadt, Johann Eck. L'importanza di questo dibattito risiede nell'ammissione che compì Lutero di condividere alcuni punti della dottrina hussita. Ciò fornì al papato il capo di imputazione necessario per la condanna di Lutero giacché cento anni prima il Concilio di Costanza aveva giudicato le proposizioni hussite come eretiche.[11] Tornato a Wittenberg, Lutero si rese conto del pericolo che stava correndo e cercò di spiegare meglio la sua posizione con un opuscolo, le Resolutiones Lutherianae super propositionibus suis Lipsiae disputatis, ma non sortì alcun effetto.

I principi contro l'Impero

Nel gennaio del 1520 si riunì a Roma il primo concistoro contro Lutero, ed in giugno fu emanata la bolla Exsurge Domine che intimava a Lutero di ritrattare ufficialmente le sue posizioni o di comparire a Roma per fare altrettanto, pena la scomunica. Nell'agosto dello stesso anno Lutero replicò pubblicando la lunga lettera An den christlichen Adel deutscher Nation von des christlichen Standes Besserung (Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca: del miglioramento dello Stato cristiano), con la quale invitò i nobili, i capi, i tutori della Germania alla lotta contro la Chiesa di Roma contestando l'infallibilità del papa (che all'epoca non era ancora un dogma di fede ma una tradizione ben consolidata), il monachesimo e il celibato clericale, e in cui nuovamente stigmatizza i mali di Roma e confessa di aver voluto «assalire violentissimamente il papa, come l'Anticristo».

A questo scritto seguì, in ottobre, il trattato teologico De captivitate babylonica ecclesiae praeludium (Preludio alla cattività babilonese della chiesa), nel quale Lutero passa in rassegna i sette sacramenti, accettandone soltanto tre: battesimo, eucarestia e penitenza (ossia la confessione), ma tutti, soprattutto l'ultimo, in forma molto relativizzata (vedi luteranesimo). Ancora nel 1520 Lutero pubblicò un trattato destinato ad avere grande importanza nel pensiero politico dei secoli a venire: Von Freiheit eines Christenmenschen (Della libertà del cristiano), in cui egli stabilisce una ferma scissione tra la vita spirituale, completamente libera, e quella corporale, soggetta all'amore per il prossimo e quindi vincolata.

La situazione era ormai irreversibile, in molte città della Germania i testi di Lutero venivano arsi nelle piazze, mentre in altre aree dell'Impero si alimentavano focolai di rivolta. A questi fatti si aggiungevano i nuovi propositi di alcuni principi tedeschi i quali, accogliendo le teorie riformatrici di Lutero, non erano disposti a vedere condannata e dispersa la sua opera; tra essi vi era anche Federico il Saggio. Nel novembre 1520 il nuovo imperatore Carlo V d'Asburgo pretese dall'elettore di Sassonia che Lutero comparisse dinanzi alla dieta imperiale a Worms. Il 10 dicembre dello stesso anno Lutero fa bruciare nella piazza di Wittenberg i testi del diritto canonico, la bolla papale e alcuni scritti dei suoi avversari.

La scomunica e la rottura con Roma

Il 3 gennaio 1521 con la bolla Decet Romanum Pontificem, Leone X scomunicava Martin Lutero, l'accusa era di eresia hussita. Il principe Federico ottenne che a Lutero non fosse fatto alcun male a Worms e che gli si consentisse di esporre le sue ragioni. Lutero aveva già spregiativamente bruciato in pubblico la bolla papale Exurge Domine (15 giugno 1520) con la quale era stato minacciato di scomunica se non avesse desistito dal proprio intento (in suo pravo et damnato proposito obstinatum).

Il 16 aprile Lutero giunse alla dieta[12] salutato festosamente dalla popolazione. Nel corso dei successivi due giorni il monaco riformatore spiegò i contenuti dei suoi scritti all'assemblea composta dall'imperatore e dai principi, compresi alcuni delegati papali. Ciononostante gli fu imposto di abiurare ma Lutero rifiutò e Carlo V lo condannò come nemico della cristianità tedesca ed eretico.

Il salvacondotto imperiale che il principe Federico aveva ottenuto per il suo protetto impedì l'immediato arresto di Lutero a Worms. Per salvarlo dalla condanna che ormai era stata emessa, il principe organizzò un falso rapimento di Lutero allo scopo di tenerlo nascosto nel castello di Wartburg, ad Eisenach, dove rimase per dieci mesi, nel corso dei quali si dedicò alla sua più importante opera: la traduzione tedesca del nuovo testamento, partendo dal testo greco redatto pochi anni prima da Erasmo da Rotterdam. Pubblicata anonima nel settembre 1522, divenne nota come il "Nuovo Testamento di Settembre". Costava un fiorino e mezzo, pari al salario di un anno di una domestica. Comunque andò a ruba. In dodici mesi se ne stamparono 6.000 copie in due edizioni, e almeno altre 69 edizioni seguirono nei successivi 12 anni.

Con Lutero assente, la responsabilità di portare avanti il movimento riformatore ricadde su Melantone e Carlostadio mentre sia a Wittenberg che in altri luoghi della Germania iniziarono a scoppiare disordini e si riscontravano comportamenti contrari alla dottrina cattolica da parte dei sacerdoti. L'8 maggio 1521 Carlo V proclamò l'editto di Worms, con il quale le tesi luterane venivano ufficialmente condannate e perseguite in tutti i territori dell'impero. Lutero era considerato un fuorilegge e un nemico pubblico, chiunque poteva ucciderlo impunemente, sicuro dell'approvazione delle autorità. La situazione di Lutero si fece estremamente pericolosa e c'era chi temeva, e chi sperava, che l'intera vicenda si concludesse, come tante altre volte in passato, col rogo. Il 1º dicembre 1521 era intanto morto papa Leone X. Nel marzo 1522 Lutero rientrò a Wittenberg. La prima edizione del Nuovo Testamento fu pubblicata in quell'anno.

Le rivolte dei cavalieri e dei contadini

Il 1522 e i seguenti anni furono particolarmente sanguinari: impressero al movimento riformatore una svolta in senso rivoluzionario, seguita poi da una tendenza reazionaria. In questa fase si colloca la figura di Thomas Müntzer, un teologo allievo di Lutero che aveva aderito alle tesi riformatrici, protagonista di un aperto scontro col maestro. Il contrasto in questione lo portò ad abbandonare la causa moderata, per mettersi alla testa di una delle numerose bande armate che si stavano costituendo. Esse avevano l'intento di affermare (con la forza) un nuovo ordine cristiano, basato sull'eguaglianza di tutti gli uomini.

Contemporaneamente, un gruppo di cavalieri (ossia la piccola nobiltà guerriera erede delle antiche tradizioni della cavalleria medievale) guidati da Franz von Sickingen ed Ulrich von Hutten, attaccarono le terre dell'elettorato di Treviri. Il loro scopo era di veder ripristinate, assieme agli antichi valori del cristianesimo delle origini, anche le loro prerogative (messe in ombra dai nascenti eserciti moderni, composti in prevalenza da mercenari). E fu proprio l'esercito mercenario dell'arcivescovo di Treviri che, nello stesso anno, li sconfisse e li disperse.

I cavalieri si battevano anche per partecipare all'espropriazione delle terre della Chiesa di Roma, ed ottenere un feudo (da cui, in quanto figli cadetti[13] erano rimasti esclusi). La situazione rimase tale per alcuni anni, durante i quali la riforma protestante andò diffondendosi oltre i territori dell'impero. In questo periodo Lutero continuava la sua opera teologica, pubblicando nuovi scritti. I suoi lavori, in conformità con le teorie agostiniane da lui mai rinnegate (e da cui, anzi, aveva tratto la dottrina della predestinazione), invocavano la pace e la separazione delle faccende temporali da quelle spirituali.

Nel maggio del 1524 le insurrezioni contadine divennero una vera e propria ribellione, che si diffuse in tutta la Germania meridionale e centrale. Questi moti vennero poi indicati con l'appellativo di guerra dei contadini. I proletari svevi avevano accolto il messaggio religioso luterano come un proclama politico di uguaglianza e liberazione.

Nei loro "Dodici articoli", manifesto del loro movimento di ribellione, essi chiedevano una fiscalità meno oppressiva, l'abolizione del privilegio che permetteva ai nobili di attraversare i campi (seminati o pronti al raccolto) per inseguire la selvaggina, e la restituzione delle terre destinate agli usi comuni dei loro villaggi (che i principi avevano invece inglobate nei possessi espropriati alla Chiesa romana).

Nell'aprile del 1525 Lutero pubblicò l'Esortazione alla pace a proposito dei dodici articoli dei contadini di Svevia. In questo scritto, con cui dimostrava di aver scelto ormai definitivamente l'alleanza coi signori feudali, egli prendeva le distanze da quel movimento, esortando i principi tedeschi alla soppressione delle "bande brigantesche ed assassine dei contadini":[14]

Fu un gesto importante e dalle terribili conseguenze (le fonti dell'epoca parlano di 100.000 morti); con esso Lutero aveva garantito la sopravvivenza della Riforma, ponendola al riparo dalle posizioni estremiste e garantendole la protezione di un buon numero di prìncipi tedeschi. Hanns Lilje, vescovo luterano di Hannover, osservò che questa risposta costò a Lutero «la perdita della straordinaria popolarità di cui aveva goduto fino a quel momento tra la gente». Sempre per la necessità di proteggere la sua Riforma, Lutero, che pure aveva proclamato l'inutilità della Chiesa come mediatrice e il principio che ognuno poteva essere "il sacerdote di se stesso", acconsentì alla formazione delle Landeskirchen, delle Chiese territoriali tedesche con le quali i principi potranno esercitare la loro autorità anche sulle faccende religiose.

La nascita e il consolidamento della nuova Chiesa

Il 15 maggio 1525 gli ultimi insorti della guerra dei contadini, guidati da Thomas Müntzer, furono annientati a Frankenhausen dal langravio Filippo I di Assia. Müntzer venne ucciso. Dieci giorni prima era morto Federico il Saggio, cui era succeduto il fratello Giovanni. Nello stesso anno Lutero decise di abbandonare la vita pubblica e la veste religiosa. In giugno sposa Katharina von Bora[15], una monaca che aveva dismesso l'abito in conseguenza della riforma. Fu un gesto di grande importanza che contribuiva alla formazione della nuova teologia luterana. I due ebbero sei figli e la loro casa fu uno dei principali centri irradiatori delle idee riformatrici (basti pensare ai 6596 paragrafi dei Discorsi conviviali tenuti da Lutero nella sua casa e accuratamente registrati dai suoi allievi).

Sempre nel 1525 vengono pubblicati La Messa tedesca e Del servo arbitrio, quest'ultimo in risposta a uno scritto di Erasmo, Del libero arbitrio, pubblicato l'anno precedente, nel quale il grande umanista olandese invitava il monaco ribelle a ritornare sui propri passi riesaminando le concezioni espresse sul rapporto tra l'uomo e il suo destino. La conseguenza fu la definitiva rottura tra i due intellettuali.

Respingendo le nuove idee dell'umanesimo sulla centralità dell'uomo, Lutero manifestava un modo di pensare tutto improntato alla mistica medioevale e alla teologia paolina e agostiniana. Gli anni che vanno dal 1525 al 1530 videro Lutero, ma soprattutto i suoi seguaci, impegnati nel duplice obiettivo sia di consolidare la dottrina riformata, contrastando le repliche e i contrattacchi della Chiesa romana, sia di proteggerla da possibili derive estremiste.

Oltre a pubblicare libri Lutero compose diversi inni per la nuova liturgia riformata. Il più celebre è Ein' feste Burg ist unser Gott composto fra il 1527 e il 1529 e tradotto in numerose lingue tra cui in italiano (Forte rocca è il nostro Dio).

Nel 1529 condusse con Melantone i Colloqui di Marburgo, importante confronto con l'altro grande riformista Ulrico Zwingli sui temi principali dei rispettivi sistemi teologici, che però si arenò di fronte al problema dell'Eucaristia, sul cui significato le divergenze erano significative. Zwingli morì quindi nel 1531, durante la battaglia di Kappel, contro i cantoni cattolici svizzeri.

Nel giugno 1530 venne presentata la Confessione Augustana che rappresenta la definitiva sistemazione dottrinale del luteranesimo. È la prima esposizione ufficiale dei princìpi del Protestantesimo che sarà poi detto luterano, redatta da Filippo Melantone per essere presentata alla Dieta di Augusta alla presenza di Carlo V.[16]

Nel febbraio del 1531 venne conclusa tra i nobili e le città protestanti la Lega di Smalcalda. Nello stesso anno il monaco riformatore pubblicò l'Avvertimento del dottor M. Lutero ai suoi cari Tedeschi. Nel 1534 uscì la Bibbia completamente tradotta in tedesco da Lutero. Intanto veniva eletto papa Alessandro Farnese, con il nome di Paolo III. Gli anabattisti presero il potere a Münster in Vestfalia, ma nel giugno del 1535 la città fu riconquistata dal vescovo Francesco di Waldeck con l'aiuto di Filippo d'Assia.

Lutero dettò le linee generali per l'organizzazione della Chiesa evangelica della Sassonia, fornendo il modello fondamentale alle altre chiese luterane. Negli ultimi anni della sua vita Lutero approfondì la distanza dal cattolicesimo con lo scritto del 1537 Gli Articoli di Smalcalda, difese la propria dottrina sulla presenza di Cristo nell'Eucarestia nell'opera Breve confessione intorno al Santissimo Sacramento (1544) ed espresse una condanna violenta e definitiva del cattolicesimo con l'operetta polemica Contro il papato istituito a Roma dal diavolo (1544).

Altri scritti di Lutero contro gli ebrei che rifiutavano di convertirsi al cristianesimo, in particolare Degli ebrei e delle loro menzogne (Von den Juden und ihren Lügen) nel quale si espresse con toni acerrimi, hanno indotto molti a tacciarlo di antisemitismo. Oltre a ciò, nel 1541 aveva autorizzato una nuova traduzione in lingua latina del Corano a cura di Theodor Bibliander[17], che doveva essere indirizzata, come spiegava Lutero nell'introduzione, "a gloria di Gesù, al bene dei cristiani, a danno dei turchi, a irritazione del demonio"[18].

Lutero manifestò un forte disprezzo anche per ogni forma di commercio, da lui giudicato "uno sporco affare", e condannò l'interesse come usura. Il suo sogno sarebbe stato di perpetuare la società rurale in cui era nato, per questo egli si considerava più un restauratore che un innovatore. Tali eccessi reazionari si erano fatti sempre più marcati man mano che invecchiava. Lo studioso Roland Bainton, pur essendo un suo devoto biografo, riconosce come Lutero fosse diventato «un vecchiaccio irascibile, petulante, maldicente, e talvolta addirittura scurrile».[19] In confronto a Melantone, sempre sottile e pacato nei giudizi, tanto rozzo e vendicativo apparve divenuto Lutero, al punto da scadere spesso nel turpiloquio. Aveva anche preso a mangiare e bere smisuratamente, vuotando in più occasioni interi boccali di birra.

La sua salute intanto si era andata deteriorando progressivamente fino a che si ammalò gravemente di ulcera. Secondo quanto è stato tramandato, il 18 febbraio 1546 a Eisleben, quando Lutero era sul letto di morte, gli amici gli chiesero se era ancora convinto di ciò che aveva insegnato. Rispose: «Sì», e poco dopo spirò.[20]

Lutero venne in seguito inumato nella cattedrale di Wittenberg, tempio dove a tutt'oggi riposa.

Il contributo di Lutero

La Riforma, promossa da uomini come Lutero e poi Giovanni Calvino e Zwingli, determinò la formazione di un nuovo movimento religioso nell'Europa Occidentale detto protestantesimo. Il maggiore contributo di Lutero fu il suo insegnamento principale: la giustificazione per fede. Nel giro di poco tempo ciascun principato tedesco si schierò per la fede protestante o per quella cattolica. Il protestantesimo si diffuse e ottenne larghi consensi in Scandinavia, Svizzera, Inghilterra e Paesi Bassi. Ancora oggi centinaia di milioni di persone, in tutto il mondo, si professano aderenti a questi insegnamenti. In un testo scritto dal professor Kurt Aland si legge: "Ogni anno escono almeno 500 nuove pubblicazioni su Martin Lutero e la Riforma in quasi tutte le maggiori lingue del mondo".

Il contributo di Lutero nell'inaugurare un nuovo modo di vivere il cristianesimo, che consisteva nell'indipendenza dalla Chiesa e nella conseguente rottura dell'unità dei cristiani a Occidente, fu senz'altro notevole; egli stesso con le sue esitazioni mostrava di rendersi conto della responsabilità enorme che si assumeva. La sua focosa devozione religiosa, tuttavia, unita alla sua indifferenza ad ogni ambizione di carriera, dimostrano che non era mosso da interessi personali: il suo vero desiderio era quello di ricondurre la Chiesa alla religiosità delle origini. La sua opera fu inoltre fondamentale per aver contribuito a formare la lingua tedesca. Si può dire che Lutero fu per la Germania ciò che Dante era stato per l'Italia.

Passati i primi secoli immediatamente successivi alla Riforma, dopo essere stato giudicato assai negativamente, la sua figura è stata in parte rivalutata anche in alcuni ambiti cattolici, almeno per quanto riguarda la tempra intellettuale del primo Lutero.[21]

Controversie sulla sua vocazione e sulla sua morte

Sono ancora contrastanti i giudizi emessi dagli storici sulla conversione di Lutero. La tradizione vuole (e lo stesso Lutero nei suoi discorsi autobiografici sembra confermarlo) che a causa del forte spavento causatogli da un fulmine durante un temporale egli abbia fatto voto di prendere l'abito sacerdotale. Ad ogni modo si trattava certamente di un uomo inquieto, la cui religiosità era fortemente improntata ad una concezione di Dio come giudice terribile e vendicatore[22]. In base a ciò che egli stesso racconta, da giovane fu indotto a meditare sull'ira divina a causa della morte prematura di un compagno di studi. Secondo i critici, quindi, l'ansia e la paura costituirono un importante elemento nelle scelte di Lutero, e forse fecero maturare nella sua mente la scelta improvvisa di entrare nel convento agostiniano di Erfurt.

Vi sono inoltre alcune dicerie, protestanti e cattoliche, su un presunto suicidio di Lutero. Il suo servo personale, Ambrogio Kuntzell (o Kudtfeld) avrebbe visto Lutero impiccarsi, almeno secondo un racconto pubblicato ad Aversa nel 1606, dallo scienziato Sédulius. Il dottor de Coster, subito accorso, avrebbe constatato che la bocca di Lutero era contorta, che la parte destra del suo viso era nera e che il collo era rosso e deforme, come se fosse stato appunto strangolato. Questa sua diagnosi sarebbe riportata su un'incisione che Lucas Fortnagel fece subito il giorno dopo la morte di Lutero, e che fu pubblicata da Jacques Maritain nella sua opera: Tre riformatori a pagina 49 (dell'edizione francese). Anche l'Oratoriano Th. Bozio, nel suo De Signis Ecclesiae del 1592, scrive che apprese da un domestico di Lutero che il suo padrone fu trovato impiccato alle colonne del suo letto. Il dott. G. Claudin, nella Cronaca Medica (1900, p. 99) ha pubblicato il testo di quella presunta "deposizione" del domestico.

Tali dicerie sul suo suicidio furono diffuse vent'anni dopo la sua morte. Secondo una pubblicazione vicina all'ortodossia cattolica,[23], "molto probabilmente Lutero morì per una sua vecchia malattia di cuore"; malattia della quale però non si hanno altre notizie.

Note

  1. R. H. Bainton, Lutero, Torino 1960, p. 7
  2. R. H. Bainton, cit., p. 3; la famiglia di Lutero era particolarmente devota a Sant'Anna, patrona dei minatori
  3. Porta del Popolo. Bedbreakfastroma.it. URL consultato il 23 maggio 2013 .
  4. A quanto si racconta Lutero rimase sorpreso dall'affissione delle tesi sul portone della cattedrale di Wittenberg ad opera dei suoi studenti
  5. Norman O. Brown sottolinea con attenzione la non casualità del luogo escrementizio: «La psicoanalisi (...) non può non trovare significativo il fatto che l'esperienza religiosa che inaugurò la teologia protestante abbia avuto luogo al gabinetto», da Life Against Death: The Psychoanalytic Meaning of History 1959
  6. Diversamente da Lutero, Calvino riterrà che il fedele che, tramite il lavoro, ottiene successo e benessere possa supporre di essere predestinato alla salvezza. Questi, cioè, saranno in qualche modo segni della grazia di Dio.
  7. DICHIARAZIONE CONGIUNTA SULLA DOTTRINA DELLA GIUSTIFICAZIONE Augusta - 31 ottobre 1999 http://www.piemontesacro.it/ecumenismo_augusta/index.htm
  8.  ;altri mezzi erano ritenuti le messe, le preghiere e le buone opere in suffragio. Secondo la dottrina della Chiesa l'indulgenza non serve per ottenere la grazia e quindi la salvezza, ma per la riduzione delle pene da scontare in Purgatorio per i peccati commessi. L'indulgenza viene concessa a chi, confessato, pentito e comunicato, compie delle "buone opere", penitenze, rinunce, ecc. per ottenere il perdono divino. L'indulgenza, che può comportare la remissione totale o parziale delle pene, era emanata in occasione di particolari eventi di importanza spirituale, pellegrinaggi o anche per le crociate; chi vi partecipava otteneva l'indulgenza plenaria, la remissione totale delle pene. Chi non poteva partecipare alle crociate sostituiva con le "buone opere"; o anche con il pagamento di somme in denaro o con la donazione di altri beni, ottenendo così anche lui di lucrare l'indulgenza. Predicando contro le indulgenze Lutero quindi contestava la validità delle "buone opere" per ottenere la remissione delle pene e la salvezza.
  9. In verità, sappiamo però che le tesi furono pubblicate nell'Università di Wittenberg dove insegnava; e, grazie alla stampa, esse furono rese pubbliche, arrivando così a Carlo V.
  10. La stampa fu uno dei motivi della rapida diffusione del luteranesimo. Non a caso la Controriforma cattolica sotto Paolo IV, introdusse uno strumento di controllo delle opere a stampa come l'Indice istituito nel 1559 per opera della Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione (o Sant'Uffizio).
  11. Leone X, Decet Romanum pontificem.
  12. Lutero a Worms:
    Il consiglio della città di Wittemberg gli assegnò una carretta coperta a quattro ruote e due cavalli. Delle spese di viaggio se ne incaricò l'Università. Per compagnia e protezione insieme a Lutero viaggiavano un collega, Nicolò Amsdorf, un confratello e uno studente pomerano.
    La carretta era preceduta da un araldo a cavallo con le insegne imperiali e quando arrivarono ai confini della città di Erfurt lo stesso rettore con un corteo di cavalieri accolse l'ex studente dell'Università con tutti gli onori. Lutero tenne una predica a cui era accorsa così gran folla che la galleria cominciò a scricchiolare pericolosamente ed egli allora per scongiurare il panico disse scherzando:«Riconosco le tue astuzie o Satana». Un giovane teologo volle scortare la carrozza a cavallo e così quando Lutero arrivò a Worms più di cento cavalieri gli facevano scorta d'onore. Ma intanto il diavolo ci stava mettendo la coda: a Gotha, mentre celebrava la messa, alcune pietre caddero dal tetto della chiesa e, presagio ancora peggiore, gli giunse la notizia che l'imperatore aveva ordinato che gli scritti dell'eretico professore fossero consegnati da chiunque li possedesse per essere distrutti. Poi si ammalò, ma con un salasso e una medicina poté riprendere il viaggio. A Francoforte pare che Lutero gradisse molto il vino di malvasia; suonò il liuto e cantò in allegria con i suoi compagni.
    Giunto a Worms la folla era tanta che era salita sui tetti per vederlo. Il giorno dopo per recarsi alla dieta vi dovette andare per vicoli e vie traverse per sfuggire alla ressa nelle strade. Dopo aver aspettato ore ai piedi delle scale finalmente si trovò alla presenza di Carlo V, che lo scrutava impassibile e silenzioso, di tutti e sette i principi elettori; tutti i banchi degli ordini imperiali erano stracolmi. Su un tavolo erano gettati alla rinfusa le opere di Lutero. Vi fu un momento di imbarazzo generale che fu superato da un consigliere di Federico che disse: «Intitulentur libri» («Si leggano i titoli»). Lutero a voce bassa e parlando in latino e tedesco, li riconobbe per suoi ma per l'eventuale ritrattazione voleva un po' di tempo per riflettere. I membri della dieta si consigliarono e votarono. L'avvocato imperiale disse che Lutero non era degno di una proroga ma, per la buona disposizione dell'imperatore, gli si concedevano ventiquattr'ore. Carlo V lasciando la sala della dieta aveva detto al suo seguito: «Non sarà costui a farmi eretico».
    Il giorno dopo Lutero, ancora dopo una lunga attesa, dichiarava di parlare anche in nome della povera nazione tedesca oppressa e angariata dalla corruzione e dalla fiscalità della Chiesa. Quanto poi nei suoi libri riguardava la fede, egli non poteva certo ritrattare e neanche quelle opere che criticavano l'operato del papa egli poteva ripudiare, poiché era dovere di ogni buon cristiano rimproverare chi si allontanava dalla dottrina evangelica. Egli era invece pronto alla ritrattazione per gli scritti rivolti contro i suoi nemici, dove riconosceva di avere esagerato nella polemica, ma non per la dottrina. Aggiungeva che egli sapeva bene che dalla sua predicazione sarebbero potuti nascere disordini, ma anche Cristo aveva detto che non era venuto per metter pace. Concluse chiedendo la protezione dell'imperatore dai suoi nemici.
    L'avvocato imperiale gli contestò che quanto era scritto nei suoi libri era argomento di vecchie eresie ormai confutate e che non era possibile credere che la Chiesa fosse vissuta nell'errore sino all'arrivo di Lutero. Lutero si dichiarò pronto alla ritrattazione solo se lo avessero persuaso con scritti o con parole poiché egli non poteva andare contro la sua stessa coscienza. L'avvocato cesareo perse la pazienza: credeva il Martinus che la chiesa avesse sino ad allora errato? «Ebbene sì - rispose Lutero - ha sbagliato e per molti articoli; è chiaro come il sole e lo dimostrerò. Che Dio mi aiuti: sono pronto». A questo punto Carlo V disse di averne abbastanza e lasciò la dieta. Arrivato alla sua stanza d'albergo, racconta un testimone del tempo, Lutero "alzò le braccia in alto come fanno i vincitori nel torneo" esclamando: «Ce l'ho fatta!» («Ich bin hindurch»). (In Delio Cantimori, "Martin Lutero", Discorsi a tavola, traduzione di L. Perini, Torino 1969)
    Il giorno dopo la Dieta venne informata delle decisioni dell'Imperatore: egli si dichiarava disposto a rispettare il salvacondotto che aveva concesso a Lutero e quindi gli concedeva d'allontanarsi; nel contempo però affermava di essere deciso ad «agire contro di lui come contro un eretico notorio» e chiedeva agli ordini che tenessero fede alla promessa che gli era stata fatta. cioè che avrebbero collaborato alla cattura del monaco qualora si fosse rifiutato di ritrattare.
  13. La successione ereditaria del feudo (Diritto di maggiorasco) riservava la proprietà dell'intero patrimonio al primogenito. Ai figli minori, ai cadetti appunto, non rimaneva che conquistarsi un feudo al servizio di qualche principe.
  14. A. Giardina - G. Sabatucci - V. Vidotto. Il Manuale dal 1350 al 1650, Bari, 2002; p. 224.
  15. Della vita di Katharina von Bora rimangono pochissime testimonianze oltre agli scritti di Lutero stesso e di qualche contemporaneo. Tuttavia, ella fu un'importante protagonista della Riforma, in quanto ha contribuito alla creazione del modello di matrimonio del clero e di famiglia protestante.
  16. A tutt'oggi la Confessio augustana è considerata uno dei testi base delle Chiese protestanti di tutto il mondo e fa parte del Liber Concordiae luterano.
  17. Cromohs 2007 - Felici - LIslam in Europa. Ledizione del Corano di Theodor Bibliander (1543)
  18. Vittorio Messori, Ipotesi su Gesù, SEI Editrice, Torino 1976, p. 253.
  19. Cit. in Montanelli & Gervaso, Storia d'Italia, vol. 14, L'età della riforma, pag. 110, Fabbri editori, 1994.
  20. Cfr. Montanelli & Gervaso, ivi.
  21. Il gesuita Courtnay Murray ad esempio disse di lui: «Era un genio, traboccante di retorica, ma anche pieno di illuminazioni» (cit. in Montanelli & Gervaso, op. cit., p. 104).
  22. Persino la psicanalisi si è interessata a Lutero. Secondo alcuni nel riformatore si riscontrano «eredità di alcolismo, amore anormale per sua madre, educazione in un clima di paura, tendenza alla malinconia, ossessioni sessuali (sublimate, è vero, con una potente attività intellettuale) sono gli elementi che spiegherebbero... perché e come Lutero è giunto a rifiutare il valore salvifico delle opere» (in E. H. Erikson, Il giovane Lutero. Studio storico-psicoanalitico, Roma 1967, p. 33). Sebbene alcuni storici abbiano osservato che tali interpretazioni sarebbero fondate su insufficienti e incerte testimonianze, l'immagine di un Lutero afflitto da gravi sofferenze psicologiche ha spesso avuto ampio credito presso la storiografia su di lui.
  23. Fonte: Coggi Roberto, Dalla morte di Lutero alla pace di Augusta, in "Ripensando Lutero", Edizioni Studio Domenicano, 2004, ISBN 88-7094-531-6

Opere

Opera omnia

  • Doctor Martin Luthers Sämmtliche Werke, Erlangen, 1826-1923. Comprende: a) Scritti tedeschi, 67 voll., a cura di Johann Georg PLOCHMANN e Johann Konrad JRMISCHER; b) Scritti latini, 38 voll.; c) Lettere, 18 voll., a cura di K. ENDERS, G. KAWERAU, P. FLEMING, O. ALBRECHT.
  • Doctor Martin Luthers Werke. Kritische Ausgabe, Böhlaus, Weimar, 1883 ss. Comprende più di 100 voll. in 4º. L'edizione si suddivide in quattro parti: a) Werke, b) Deutsche Bibel, c) Tischreden, d) Briefwechsel. È stata iniziata la ristampa fotomeccanica dei voll. 1-54 e di fascicoli supplementari di ogni volume con note di revisione e aggiunte. È uscito il vol. 33, contenente prediche su Giov. 6-8, e i primi fascicoli del vol. 55 con l'edizione completamente riveduta e corretta della Erste Psalmvorlesung 1513-15 (= voll. 3-4 della 1ª ed.).

Opere scelte

  • Martin Luthers Ausgewählte Werke, 8 voll. a cura di Hans Heinrich BORCHERDT, Georg Müller, München und Leipzig 1914-1928.
  • Luther Deutsch, 10 voll. a cura di Kurt ALAND, Klotz-Vandenhoeck, Stuttgart-Göttingen 1949-1969 (varie ristampe).
  • Luthers Werke in Auswahl, 8 voll. a cura di Otto CLEMEN, W. De Gruyter, Berlin 1962-67.
  • Calwer Luther-Ausgabe, 10 voll. a cura di Wolfgang METZGER, Mohn, Gütersloh 1977-82.
  • Martin Luther Studienausgabe, a cura di Hans-Ulrich DELIUS, 6 voll., Evangelischer Verlagsanstalt, Berlin 1979-1999.
  • Martin Luthers Briefe, Sendschreiben und Bedenken, 6 voll., Berlin, 1825 ss., a cura di DE WETTE e SEIDEMANN.
  • Disputationes Martin Luthers, a cura di Paul DREWS, Göttingen 1895.

Versioni italiane

Collana Opere scelte di Martin Lutero, diretta da Paolo RICCA. Sono finora usciti presso l'editrice Claudiana di Torino i seguenti volumi:

  • 1. Il Piccolo Catechismo - Il Grande Catechismo (1529), a cura di Fulvio FERRARIO, Torino 1998.
  • 2. Come si devono istituire i ministri della chiesa (1523), a cura di Silvana NITTI, Torino 1987.
  • 3. L'Anticristo. Replica ad Ambrogio Catarino sull'Anticristo (1521). Antitesi illustrata della vita di Cristo e dell'Anticristo (1521), a cura di Laura Ronchi De Michelis, Torino 1989.
  • 4. Scuola e cultura. Compiti delle autorità, doveri dei genitori (1524 e 1530), a cura di Maria Cristina LAURENZI, Torino 1990.
  • 5. Gli articoli di Smalcalda (1537-38) e Il primato e l'autorità del papa (1537) (di F. Melantone), a cura di Paolo RICCA, Torino 1992.
  • 6. Il servo arbitrio (1525), a cura di Fiorella DE MICHELIS PINTACUDA, Torino 1993.
  • 7. Messa, sacrificio e sacerdozio (1520, 1521 e 1533), a cura di Silvana NITTI, Torino 1990.
  • 8. Contro i profeti celesti sulle immagini e sul sacramento (1525), a cura di Alberto GALLAS, Torino 1999.
  • 9. I concili e le chiese (1539), a cura di Giuseppe FERRARI, Torino 2002.
  • 10. Sermoni e scritti sul battesimo (1519-1546), a cura di Gino CONTE, Torino 2004.
  • 11. Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca, con testo originale a fronte, a cura di Paolo RICCA, Torino 2008.
  • 12. La cattività babilonese della Chiesa (1520), con testo originale a fronte, a cura di Fulvio FERRARIO e Giacomo QUARTINO, Torino 2006.
  • 13. La libertà del cristiano (1520). Lettera a Leone X, con in appendice la Bolla Exsurge Domine, con testo originale a fronte, a cura di Paolo RICCA, Torino 2005.
  • Della vita Christiana. Traduzione anonima del XVI secolo dello scritto Von der Freiheit eines Christenmenschen (= La libertà del cristiano). Stampa s.n.t. Una copia si trova alla Guicciardiniana di Firenze.
  • Catechismo piocciolo [sic!] di Martin Luthero, traduzione anonima, stampata a Tubinga nel 1562 e ristampata nel 1588 senza indicazione del luogo. Le biblioteche di Dresda, Königsberg e Wolfenbüttel conservano ciascuna una copia della 1ª ed.; della ristampa possiede una copia la Biblioteca Nazionale di Firenze. Di quest'ultima fece una nuova edizione EUGEN LESSING, Tipografia B. Coppini, Firenze 1942, in vendita presso la Casa Editrice Sansoni, Firenze.
  • Il piccolo catechismo del Dr. Martino Lutero, nuovamente tradotto da CARLO ROENNEKE, Roma 1883, Enrico Medicus Editore, Trieste 1900.
  • Martino Lutero secondo i suoi scritti. Scelta di scritti tradotti e presentati al popolo italiano, Tipografia Claudiana, Roma-Firenze 1883.
  • Il Pater nostro spiegato da un cristiano del secolo decimosesto. Traduzione libera dal tedesco, Claudiana, Firenze 1885.
  • Il piccolo catechismo del Dottor Martin Lutero. Coll'aggiunta di un manuale d'istruzione religiosa. Per uso delle chiese Evangeliche Luterane Italiane del Sinodo di Missouri, a cura di Andrea BONGARZONE [senza indicazione di editore né di luogo di edizione], 1927.
  • Poesie di Lutero, introdotte e tradotte da Giovanni NECCO, «Doxa», Roma 1927 (con testo tedesco a fronte).
  • Il servo arbitrio di Lutero contro Erasmo. Introduzione, traduzione, annotazioni di Giovanni Miegge, «Doxa», Roma 1930.
  • Libertà del cristiano di Martin Lutero, con epistola dedicatoria a Leone X, a cura di Giovanni Miegge, Doxa, Milano 1931. Ripubblicato più volte dalla Claudiana, Torino, 1970 (scaricabile liberamente a questo indirizzo).
  • Brani scelti, Bocca, Milano 1943. La raccolta comprende estratti dagli scritti seguenti: Il papato romano, La libertà del cristiano, Un sermone sul Vangelo (1522), Predica sul dovere di mandare i figli a scuola, Discorsi a tavola, Lettere e canti religiosi.
  • Lutero. Introduzione, scelta e versione a cura di Clementina DI SAN LAZZARO, Milano, 1948. Comprende parti degli scritti seguenti: Il Magnificat, La libertà del cristiano, L'autorità temporale e dei limiti dell'obbedienza, Prefazione dell'edizione wittemberghese delle opere in lingua tedesca, Epistola sul tradurre, Ai consiglieri di tutte le città tedesche, L'opera di Galeazzo Cappella, Prefazione al libro di Giuditta, Prefazione al libro di Tobia, Prefazione all'Esodo, Prefazione alla nuova versione tedesca del Salterio, Predica sul dovere di mandare i figli a scuola, Epistola sull'aspro opuscolo contro i contadini, Se anche le genti di guerra possono giungere alla beatitudine, Lettere, Discorsi a tavola, Canti religiosi.
  • Scritti politici, a cura di Giuseppina PANZIERI SAIJA, con introduzione di Luigi Firpo, UTET, Torino 1949. Comprende le opere seguenti: Il papato romano, Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca, La cattività babilonese della Chiesa, La libertà del cristiano, L'autorità secolare, Testi sulla guerra dei contadini, Se anche le genti di guerra possono giungere alla beatitudine.
  • Canti religiosi di Martin Lutero in versione italiana si trovano in: Margherita FUERST-WULLE, Canti della Riforma, con musica, Centro Evangelico di Cultura, Roma 1951.
  • Il Padre Nostro spiegato ai semplici laici. Traduzione e note di Valdo VINAY, Claudiana, Torre Pellice 1957, Torino 1995.
  • Scritti religiosi, a cura di Valdo VINAY in collaborazione con Giovanni MIEGGE, Laterza, Bari 1958. Comprende le opere seguenti: Le tesi sulle indulgenze, Sermone sul santo e venerabile sacramento del battesimo, Sermone sul venerabile sacramento del santo vero corpo di Cristo e sulle confraternite, Le buone opere, Il Magnificat tradotto in tedesco e commentato, Una fedele esortazione a tutti i cristiani a guardarsi dai tumulti e dalle rivolte, Prediche sui Vangeli, Secondo la Scrittura, una assemblea o comunità cristiana ha diritto e la facoltà di giudicare ogni dottrina e di chiamare, insediare e destituire i dottori, Enchiridion. Il piccolo catechismo per pastori e predicatori indotti.
  • Il piccolo catechismo di Martin Lutero, a cura di Erich DAHLGRÜN, Herbert Reuner, Berlin 1959.
  • Erasmo da Rotterdam, Il libero arbitrio (testo integrale) - Martin LUTERO, Il servo arbitrio (passi scelti), a cura di Roberto JOUVENAL, Claudiana, Torino 1969. Terza edizione a cura di Fiorella DE MICHELIS PINTACUDA, 2004.
  • Scritti sull'educazione, a cura di Ferdinando VIDONI, Libr. ed. Canova, Treviso 1972.
  • Canti spirituali, a cura di Benno SCHARF, Morcelliana, Brescia 1982.
  • Dalla Parola alla vita. Scritti spirituali, a cura di Johannes HANSELMANN e Peter HELBICH, Città Nuova, Roma 1984.
  • Le 95 tesi, a cura di Sergio QUINZIO (trad. di Italo PIN), Studio Tesi, Pordenone 1984, (oltre alle Tesi del 1517 comprende: La libertà del cristiano e La prigionia babilonese della chiesa, 1520).
  • Prediche sulla chiesa e lo Spirito Santo, a cura di Giuliana GANDOLFO, Claudiana, Torino 1984.
  • Prefazioni alla Bibbia, a cura di Marco VANNINI, Marietti, Genova 1987.
  • Scritti pastorali minori, a cura di Stefano CAVALLOTTO, EDB, Napoli 1987.
  • Le tesi De homine (1530), a cura di Sergio ROSTAGNO, "Protestantesimo" 4/1990, 306-317 (testo e commento).
  • La Lettera ai Romani (1515-16), a cura di Franco BUZZI, Edizioni Paoline, Milano 1991.
  • Lezioni sulla lettera ai Romani (1515-16), a cura di Giancarlo PANI, 2 voll., Genova, Marietti, 1991-92.
  • Lieder e prose, a cura di Emilio BONFATTI, Milano, Mondadori, 1992.
  • La libertà del cristiano con il testo della lettera aperta a Leone X, a cura di Joachim Landkammer, la Rosa Editrice, Torino 1994.
  • Breviario, a cura di Claudio POZZOLI, Rusconi, Milano 1996.
  • I sette salmi penitenziali (1525); Il bel Confitemini (1530), a cura di Franco BUZZI, Rizzoli, Cinisello Balsamo 1996.
  • Contro gli Ebrei. Versione latina di Justus Jonas (1544). A cura di Attilio AGNOLETTO, Terziaria, Milano 1997.
  • Preghiere, a cura di Stefano CAVALLOTTO, Piemme, Casale Monferrato 1997.
  • Lettera del tradurre, a cura di Emilio BONFATTI, Marsilio, Venezia 1998.
  • Discorsi a tavola, a cura di Leandro PERINI, con un saggio di Delio CANTIMORI, Einaudi, Torino 1999.
  • Sermoni. Traduzione di Federica MASIERO, Edizioni Ariele, Milano 1999.
  • Degli ebrei e delle loro menzogne, a cura di Adelisa MALENA. Prefazione di Adriano Prosperi, Einaudi, Torino 2000.
  • Della libertà del cristiano, a cura di Giampiero BOF, Messaggero, Padova 2004.
  • Commento al Magnificat, a cura di Dino MANZELLI (trad. di R. M. Bruno) (Quaderni di ricerca, 2), Centro di Studi Ecumenici Giovanni XXIII, Sotto il monte (BG) 2005.

Bibliografia

  • Federico A. Rossi di Marignano, Martin Lutero e Caterina von Bora. Il riformatore e la sua sposa, Ancora, Milano 2013, pagine 414
  • Lucien Febvre, Martin Lutero, Bari, 1969.
  • Roland H. Bainton, Martin Lutero, Torino, 1960.
  • R. H. Bainton, La riforma protestante, a cura di D. Cantimori, Einaudi, Torino 1958.
  • E. H. Erikson, Il giovane Lutero. Studio storico-psicoanalitico, Roma, 1967.
  • A. Giardina - G. Sabatucci - V. Vidotto. Il Manuale dal 1350 al 1650, Roma-Bari, 2002.
  • AA. VV., Il consenso cattolico-luterano sulla dottrina della giustificazione, a cura di Fulvio Ferrario e Paolo Ricca, Claudiana, Torino 1999.
  • Fulvio Ferrario, William Jourdan, Per grazia soltanto. L'annuncio della giustificazione, Torino, 2005.
  • Vittorio Subilia, La giustificazione per fede, Brescia, 1976.
  • Giorgio Tourn, I protestanti. Una rivoluzione, Claudiana, Torino 1993.
  • André Gounelle, I grandi princìpi del protestantesimo., Claudiana, Torino 2000.
  • Delio Cantimori, Martin Lutero, discorsi a tavola, trad. di L. Perini, Torino, 1969.
  • Thomas Kaufmann, Lutero, trad. di M. Cupellaro, Bologna, 2007.
  • Pietro Ciavarella, Come avere pace con Dio: Martin Lutero sulla giustificazione per fede, BE Edizioni, Firenze 2011.
  • Nicola Sfredda. La musica nelle chiese della Riforma . Torino , Claudiana, 2010 .
  • Robin A. Leaver. Luther, Martin in The New Grove Dictionary of Music and Musicians . 2a ed. MacMillan, 2001 .

Filmografia

  • Luther - Genio, ribelle, liberatore, 2003, di Eric Till, con Joseph Fiennes nei panni del teologo

Voci correlate

  • Luteranesimo
  • Riforma protestante
  • 95 tesi di Lutero
  • Vom Himmel hoch, da komm ich her
  • Ritratto di Lutero e della moglie Caterina Bore
  • Ritratto di Lutero e di Melantone

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