Pippo Barzizza

nato il 15.5.1902 a Genova, Liguria, Italia

morto il 2.4.1994 a Sanremo, Liguria, Italia

Pippo Barzizza

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Pippo Barzizza

Pippo Barzizza con la bacchetta
Nazionalità  Italia
Genere Swing
Jazz
Big band
Periodo di attività
1924-1960 Compositore, arrangiatore, direttore d'orchestra
Strumento Violino, piano, sax, banjo, fisarmonica
Etichetta Brunswick, Columbia, Fonit, Cetra, Polydor
Si invita a seguire lo schema del Progetto Musica

Giuseppe "Pippo" Barzizza (Genova, 15 maggio 1902  Sanremo, 4 aprile 1994) è stato un compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra italiano.

Raggiunge fama e successo negli anni 1930 e 1940, prima con la Blue Star e poi con l'Orchestra Cetra, che sotto la sua direzione acquista una fisionomia e un carattere specialissimi, così da essere considerata «...la migliore tra le grandi orchestre italiane capace di esprimersi in linguaggio jazzistico»[1]. Compone anche molte canzoni e musiche di commento per numerosi film di successo.

Significativa anche lanalisi di Franco Franchi, che così si esprime: «Fu tra i primi in Italia ad interessarsi del jazz e dello swing e divenne per molti anni, assieme al suo amico-rivale Cinico Angelini, un punto di riferimento per i seguaci della musica leggera, sia grazie alle sue composizioni originali, sia per la capacità di lanciare tanti cantanti e relative canzoni, e infine per il tentativo di dare un'impronta più moderna alla canzone italiana».[2]

Biografia

Gli inizi

Pippo Barzizza nasce a Genova il 15 maggio del 1902 da Luigi e Fortunata Battaglieri. Talento assai precoce, a sei anni viene iscritto all'Istituto musicale Camillo Sivori per studiare il violino. Prepara l'esame di ammissione guidato dallo zio Giovanni Lorenzo Barzizza, amministratore dei beni del marchese Pallavicini e musicologo di grande preparazione. In tre mesi di studio molto intenso apprende quello che al Regio Conservatorio viene insegnato in due anni, e cioè l'intero programma di solfeggio cantato. A ottobre del 1908 si presenta all'esame, lo supera con facilità e prende la prima di una lunga serie di medaglie d'oro al merito scolastico. Pippo non sa ancora leggere ma è in grado di trascrivere «senza il minimo errore»[3] una sinfonia di Mozart.

Frequenta le elementari e le medie; poi il ginnasio e il liceo Cristoforo Colombo, e contemporaneamente studia il violino con il prof. Biasoli; il tutto con grande profitto. È anche il tempo del quotidiano ascolto dei "cilindri" fonografici di suo padre, appassionato conoscitore dell'opera lirica e in generale della musica classica; inoltre, accompagnato dallo zio Lorenzo, va spesso al Teatro Carlo Felice, dove assiste «...da un comodissimo palco» a molte rappresentazioni di famose opere liriche, che segue sullo spartito per piano e canto, con l'obbligo tassativo di non perdere mai il segno. Anche in questo modo costruisce la sua solida cultura classica e operistica.

Al liceo appare particolarmente dotato per la matematica, tanto che pensa d'iscriversi all'università per laurearsi in ingegneria. Durante lo stesso periodo, sempre incoraggiato dal prof. Biasoli, studia armonia, contrappunto, composizione e strumentazione, guidato con affetto e competenza dal Maestro Renzo Angeleri e, da autodidatta, impara il pianoforte, il primo dei tanti strumenti che apprenderà e poi suonerà in carriera, almeno fino al 1933: il violino, il banjo, la fisarmonica e l'intera sezione dei sax. Sempre nello stesso periodo suona come ultimo dei violini al Politeama di Genova e commenta al pianoforte, naturalmente improvvisando, i film muti proiettati in un cinema vicino a casa.

A diciassette anni interrompe lo studio del violino. La causa occasionale è rappresentata dall'ascolto di un concerto da un giovanissimo Yehudi Menuhin, durante il quale il giovane Pippo osserva che la tecnica usata è diversa e più efficace di quella da lui appresa; in realtà è anche spinto dal suo desiderio di fare il direttore d'orchestra e il compositore, guidato, come amava raccontare, da «...un'imperiosa vocina interiore». E in questa sua scelta sarà assecondato dal prof. Biasoli, per il quale avrà sempre parole di affetto e di stima. Tra i diciassette e i vent'anni s'imbarca frequentemente come orchestrale su grandi navi di linea, alternando questa attività a quella svolta in orchestre genovesi. Il primo ingaggio è sull'Esperia, piroscafo di gran lusso, con solo posti di prima classe; ma è ancora minorenne e viene imbarcato, per gentile concessione del capitano, come passeggero. Gira il Mediterraneo e traversa più volte l'Atlantico. A New York avviene il decisivo ed entusiasmante incontro con lo swing e il jazz americano. È anche un periodo di studio tenace della discografia d'oltre Atlantico. Pippo copia, «con infallibile precisione» dischi su dischi, sezione per sezione, e così perfeziona sul campo il suo talento di grande arrangiatore. Nel 1922 viene scoperto dal musicista livornese Armando Di Piramo e suona nella sua orchestra all'Olimpia e al De Ferrari di Genova. Nel 1923, il servizio militare a Rimini, dove, per ordine di un energico colonnello, organizza un piccola banda militare, che riscuote un grande successo. Arriva il congedo e il 12 aprile del 1924, ancora in uniforme, arriva a Milano per riprendere la sua attività con l'orchestra Di Piramo, che si esibisce al Cova, un importante locale vicino al Teatro alla Scala. Qualche mese dopo arrivano al Cova i fratelli Phillips, con la loro "Riviera Five"; incontro fortunato; Pippo insegna a Sid i primi rudimenti dell'arrangiamento e lui gli dà lezioni di sassofono, insegnandogli, tra le altre cose, la tecnica del "pizzicato". Sempre a Milano la sua prima incisione fonografica alla Pathé, in corso Sempione. Nel 1925 inizia la sua attività di autore, prima con l'Editrice Aromando, da cui si staccherà in modo burrascoso; per qualche anno collaborerà con le Edizioni Carisch, per approdare finalmente alle Edizioni Curci, dove stabilisce con Alberto Curci un rapporto di grande e reciproca stima. Inizia anche la sua attività di arrangiatore e, nel 1925, dopo un breve periodo al Ristorante Carminati, realizza il suo progetto, costituendo la sua prima formazione, la Blue Star.

Direttore d'orchestra

Nell'organico, Gianni Miglio e Luigi Balma, negli anni a venire gli unici elementi fissi dell'orchestra, che continuamente si rinnovava. Pippo è uno straordinario polistrumentista (è padrone di ben nove strumenti) e sceglie gli elementi della sua orchestra secondo un principio per lui quasi banale: ciascun elemento della sua orchestra deve saper suonare "almeno" tre strumenti; deve saper leggere a prima vista qualunque spartito; deve poter suonare a memoria un repertorio assai vasto. L'organico arriva presto a sette elementi, che dispongono di ben trentasei strumenti, mellophone incluso. «Le foto dell'epoca ci tramandano un gruppo di sette persone in piedi dietro una vera e propria barriera di strumenti. In una di queste foto se ne contano ben ventisei: quasi quattro a testa! Doveva essere uno spettacolo straordinario ammirarli»[1].

La Blue Star debutta l'otto luglio del 1925 al Sempioncino; sempre a Milano, si esibisce con grande successo al Cova e all'Olimpia; si afferma rapidamente come "una delle più prestigiose orchestre italiane"[1] e, grazie all'attività di un ottimo agente teatrale, Eugenio Pugliatti, conosciuto in mezza Europa con il nome d'arte di "Eugeny", ottiene importanti scritture in Francia e in Svizzera. Lavora al Casinò di Cannes, a quello di Saint Raphael, al "Ciro's" di Parigi, al Palace Hotel di Saint Moritz, frequentato da ricchissimi americani e da altre famose personalità. Accompagnato da Pugliatti, al quale rimarrà legato per tutta la vita da una sincera amicizia, si spinge fino a Costantinopoli per una fortunata tournée di molti mesi, da cui Pippo torna, per quei tempi, ricco; acquista un «soleggiatissimo appartamento» per i suoi genitori, a Pegli, e si regala, tra le altre cose, una potente FIAT 507 Torpedo. Suona anche nella sua città, al Grand'Italia, applaudito e ammirato dai colleghi genovesi. Nel 1928 è a Sanremo, per l'inaugurazione del Casinò, ed è lì che conosce Tatina Salesi, che sposerà l'anno successivo, a febbraio. Il 22 novembre del 1929 nasce Isa, destinata anche lei ad un'importante carriera nel cinema e nel teatro. Negli anni successivi ottiene altre buone scritture a Cannes, a Saint Raphael e di nuovo a Parigi, oltre che a Milano (Olimpia, Cova, Birra Italia). La Blue Star conclude la sua vicenda artistica nel 1933 e si scioglie anche per le crescenti difficoltà di avere buoni contratti all'estero.

Nel 1931 Pippo inizia una intensa attività discografica, che continuerà senza interruzioni fino al 1936, e si afferma come arrangiatore di grande talento, oltre che come autore di belle canzoni. Queste sono le etichette per cui lavora: la Fonit, la Columbia, La voce del padrone, e poi Odeon, Brunswick, Fonotipia. Nel 1934 l'editore Carisch esce con una copertina così impostata: Pippo Barzizza, il Re del Jazz Italiano; e sotto Nuova serie di arrangiamenti Blue Star. Nel 1935 si fa notare per alcune registrazioni di autentico jazz. Nel 1936 riceve dall'EIAR la proposta di dirigere a Torino l'orchestra Cetra. Il compenso proposto non è elevato e comprende anche le incisioni per la casa discografica Cetra e Pippo pensa di lasciar cadere l'offerta; però si consiglia con un buon amico, direttore della Columbia, l'ingegner Glenshow, che lo convince ad accettare, avendo intuito la grandissima opportunità contenuta in quella proposta. Pippo firma il contratto e si trasferisce a Torino con Tatina, Isa e Renzo, nato nel dicembre del 1935.

Pippo ha 34 anni; a Torino inizia la sua più bella stagione di direttore d'orchestra, di arrangiatore e compositore, e prende il via una carriera che lo porterà in breve tempo ad una grandissima popolarità. L'Orchestra Cetra, ereditata dalla direzione di Claude Bampton, un buon musicista e direttore d'orchestra inglese, parte con un organico di quattordici elementi; negli anni successivi arriva a diciotto elementi e si potenzia con ottimi musicisti; ed acquista «...una fisionomia e un carattere specialissimi, così da essere presto considerata la migliore tra le grandi orchestre italiane in grado di esprimersi in linguaggio jazzistico». Così commenta Adriano Mazzoletti nel suo Il jazz in Italia. Sono anni straordinari in cui gli ascoltatori dell'EIAR si dividono in barzizziani e angeliniani, alimentando così una forte rivalità tra i due colleghi, legati peraltro da una solida amicizia. L'orchestra Barzizza si rivolge ai giovani, agli studenti del liceo e dell'università, ad un pubblico più sofisticato; quella di Angelini esprime un genere più facile e popolare. La sigla di apertura e di chiusura del programma è Marilena, composta e arrangiata da Pippo nel 1936: uno swing, una grinta, un'allegria straordinarie, una perfetta rappresentazione del suo talento musicale e del suo carattere.

Il regime fascista chiudeva un occhio sulla sua musica troppo "americana": imponeva solo la traduzione in italiano dei titoli originali; così In the mood diventa Con stile; Woodchoppers diventa Al ballo dei taglialegna; e per quanto riguarda gli autori, nomi di fantasia, purché italiani. Pippo è in stato di grazia: compone memorabili canzoni come Domani (la prediletta) o Sera, «...armonicamente fin troppo ardita per l'epoca»[1], e pezzi per sola orchestra come Do sol la si do e il suo straordinario "adagio". È in questo periodo che Barzizza si esprime al meglio nei suoi arrangiamenti per l'Orchestra Cetra. Trascorre, con la "sua" Cetra, sei anni straordinari. Poi, l'8 dicembre del 1942, la sede dell'EIAR di Torino va a fuoco per un bombardamento e riporta danni molto seri.

L'orchestra, con tutti i suoi cantanti, viene temporaneamente trasferita a Firenze, dove va in onda regolarmente per quasi un anno. Rientra avventurosamente a Torino alla fine del 1943, con solo una parte dei suoi orchestrali, e riprende le trasmissioni nella sede EIAR, ormai presidiata dai tedeschi. Ma le tragiche vicende della guerra condizionano fortemente tutta l'attività radiofonica. Un grande successo di quegli anni travagliati è Il Boscaiolo, popolarissima canzone che verrà adottata come nuova sigla d'orchestra nel primo dopoguerra (Marilena, come tante altre cose e persone, dopo la liberazione fu "epurata"). Nel 1946 l'attività riprende a pieno ritmo; tuttavia la magia degli anni dal 1936 al 1942, davvero straordinari, non tornerà mai più. Negli anni successivi l'attività di Pippo è intensissima: ai grandi concerti EIAR (che presto diventerà RAI) alterna fortunate tournée in Italia e all'estero. I Concerti Cora, il Gran varietà, erano "del tutto paragonabili a quanto oggi, con mezzi diversi, si fa in televisione". Nel 1947 Pippo incomincia a comporre musiche di commento per i film, attività che diventerà molto intensa. Negli anni successivi si divide tra Roma (i film) e Torino (la RAI), in una spola incessante tra le due città. Tuttavia troverà il tempo di scrivere un trattato di strumentazione, noto tuttora come il Barzizza, che andrà in stampa nel 1952. È una sintesi delle sue esperienze di arrangiatore: gli esempi e gli schemi basilari sono riportati con una tale chiarezza che alle volte «basta dare un'occhiata al prezioso libretto per cancellare ogni dubbio o esitazione!» È il giudizio di Freddy Colt, ottimo musicista e suo sincero estimatore. Questo il titolo dell'opera: LOrchestrazione Moderna nella Musica Leggera, anche se Pippo ha sempre considerato riduttiva la definizione di "musica leggera", «Per me non c'è la musica leggera o la musica pesante: c'è la buona musica e basta!».

Nel 1948 compone il fortunatissimo commento musicale del film Fifa e arena con Totò e Isa. Tutte le canzoni proposte nel film avranno grande successo. Paquito Lindo stabilisce il nuovo record nella vendita dei dischi 78 giri. E Ay Nicolete fa impazzire i fan della Rai. Molti i titoli successivi con Totò: Un turco napoletano, Le sei mogli di Barbablù, Miseria e nobiltà, Totò all'inferno, ecc. E poi film con Macario, Walter Chiari, Marcello Mastroianni ed altri attori importanti. Nel 1949 vince il Microfono d'Argento come migliore orchestra italiana. È giusto anche ricordare l'imponente quantità d'incisioni realizzate in quegli anni così brillanti: «L'enorme discografia dell'Orchestra Cetra diretta da Barzizza fra il giugno del 1936 e la fine del 1948 non è stata ancora ricostruita, perché le difficoltà di un'opera del genere sono quasi insormontabili. I bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero in pratica gli archivi delle case discografiche italiane e con le schede andarono perdute le matrici originali»[1]. In una sua nota Barzizza parla di circa 3.500 (tremilacinquecento) dischi a 78 giri; quindi (circa) 7000 facciate, riferendosi probabilmente anche alla produzione discografica svolta dal 1931 al 1936.

Nel 1951 il trasferimento a Roma, l'Orchestra Cetra viene sciolta e gli viene affidata "L'Orchestra Moderna", con un organico di 50 elementi. I suoi concerti continuano con Rosso e nero, una trasmissione condotta con grande bravura da un giovanissimo Corrado, molto seguita e con punte di ascolto notevoli. Pippo continua con successo la sua attività di compositore di musiche da film. In quegli anni lavora per lui Ennio Morricone, che Pippo apprezza moltissimo come arrangiatore: «È il più bravo» diceva, intuendone le grandi possibilità. «Ennio è destinato ad una grande carriera» ripeteva, e non si sbagliava. Nel 1954 anche "L'Orchestra Moderna" viene sciolta. Pippo ha forti contrasti con la dirigenza dell'epoca e medita di dare le dimissioni. C'è un periodo oscuro in Rai, mentre è fiorente l'attività per il cinema. Nel 1954 Pippo viene mandato a Londra e a Parigi per studiare le nuove tecniche di registrazione e verificare, come diceva lui, lo stato dell'arte. Torna in Italia entusiasta e pieno di nuove idee che tuttavia non avranno un gran seguito. Sempre nel 1954 realizza, con la valida collaborazione di un caro amico, Massimo Porre, un cortometraggio dal titolo La Volpe, di cui è soggettista e sceneggiatore, regista e montatore: lo presenta al Festival dei Film amatoriali di Cannes e vince il terzo premio assoluto e il primo per la migliore sceneggiatura.

Nel 1955 compone e arrangia quasi interamente le musiche di Valentina, commedia musicale di Marcello Marchesi, autore dei testi e regista della messa in scena. La protagonista è Isa. Le canzoni composte per quella occasione avranno, come lo spettacolo, un buon successo, in particolare Valentina e Sposi nel Sogno. Sempre in quell'anno firma un contratto con la Polydor e registra a Monaco di Baviera alcune delle sue cose più significative; ottiene anche un grosso riconoscimento internazionale: L'Oscar della canzone, come migliore orchestra italiana, consegnata a Nizza nel corso di una bella cerimonia. Le incomprensioni e i contrasti con la dirigenza della Rai di quegli anni gli pesano molto e il 15 marzo del 1955 presenta le sue dimissioni, che tuttavia vengono respinte. Sempre nel 1955 sposta la residenza a Sanremo, nella sua amatissima villa, ma il lavoro lo tiene lontano da casa per quasi tutto l'anno, e per tutti gli anni successivi. Nel 1956 è a Roma con un organico di 36 elementi; continua l'attività discografica con la Polydor e il suo lavoro di compositore di musiche per i film.

Con l'orchestra di Pippo Barzizza il 25 agosto 1956, Rino Loddo lancia in Italia in prima assoluta Te voglio bene assaje, musica di Gaetano Donizetti, nel corso della trasmissione radiofonica della RAI Sorella Radio, che fu irradiata in diretta nazionale.

Il 28 febbraio del 1957 Barzizza e Cinico Angelini ed altri ottimi musicisti vengono licenziati senza un ragionevole motivo. «Vergogna!» annota Pippo in uno dei suoi brogliacci. Contrariamente alle sue aspettative, il lavoro per la Rai aumenta notevolmente, impegnandolo molto anche come arrangiatore. La sua attività è intensissima e si svolge tra Roma e Milano in funzione dei contratti Rai. Nel 1960 è a Roma per Gran Gala di cui cura la parte musicale da febbraio al 30 giugno; a suo dire, il miglior programma a cui abbia partecipato.

La malattia e il buen retiro a Sanremo

Ma il 1960 sarà per Pippo un anno durissimo: il 21 dicembre del 1959 muore il suo amatissimo "papalone" Luigi e il 3 giugno del 1960 muore in un incidente il marito di Isa, Carlo Alberto Chiesa. Provato dal dolore e dalla fatica, è colpito da un infarto che interrompe e conclude una eccezionale e fortunata carriera.

Gli anni dal 1960 al 1994 Pippo li trascorrerà a Sanremo con la sua adorata Tatina. I primi tempi sono piuttosto difficili: l'incertezza sulla sua ripresa fisica, la paura di dover vivere come un invalido e la lontananza dal quel suo mondo così competitivo, ma anche così affascinante. Ma Pippo ha una salute di ferro e il recupero ha del miracoloso; si distrae dipingendo tutti gli infissi della sua casa e diventa un "provetto pittore"; gioca con i suoi cani; legge molto, cura il suo giardino. Poi la voglia di far musica prevale e ritorna alla sua vita di sempre, ma a Sanremo, nella sua villa, dedicando il suo tempo, le sue capacità ed esperienza non più a platee esigenti, ma ad un gran numero di allievi giovani e meno giovani. Così il suo studio si trasforma in una vera sala di registrazione; arriverà ad avere cinque registratori multitraccia (Teac, Revox, Akai, Philips, stereo e mono; 8 tastiere, batteria elettronica e un ottimo campionatore; il tutto progettato, cablato e gestito da lui, Pippo, il mancato ingegnere. Sono anni felici, «...i più felici della mia vita», come spesso diceva. Non componeva quasi più: le sole cose di quegli anni sono un inedito, Pagine d'Album e La Messa della Mercede, donata ai Frati Francescani e composta su sollecitazione di un simpatico frate, amico suo. È aggiornatissimo come sempre: riconosce il talento dei grandi artisti di quegli anni molto prima del loro meritato successo. Ha una vera passione per i Beatles: «sono grandissimi, entreranno nella storia della musica». E poi suona a memoria Puccini, Verdi, Wagner, Bizet, Mozart, Grieg.. Appare in televisione nel 1982 con Mike Bongiorno (Flash); nel 1984 con Renzo Arbore (Cari amici vicini e lontani) dove dirige due suoi brani per orchestra sola; infine, sempre nel 1984 e in occasione dei sessant'anni della RAI, alla presenza di Sandro Pertini e di Nilde Iotti, dirige per l'ultima volta una grande orchestra proponendo Il Boscaiolo e Sera, due tra le sue più famose e amate composizioni, ri-arrangiate proprio per quella occasione. Non ha invidie o rimpianti. «Ho avuto una bellissima carriera, grandi successi, riconoscimenti; ho viaggiato su macchine potenti, mi sono divertito con le moto, con il cinema e la fotografia. Ho una moglie bellissima, Tatina e due figli in gamba, Isa e Renzo. Ho avuto tutto e ora posso divertirmi con la mia musica. La musica - diceva spesso - è un dono di Dio.». Così, la vita di Pippo trascorre intensa e serena in compagnia della sua adorata Tatina: ben sessantasei anni di felice matrimonio. Si spegne a 92 anni, nella sua amata casa, il 4 aprile del 1994.

In suo onore, il "Centro Studi Stan Kenton" di Sanremo ha istituito un premio per arrangiatori (fermo dal 2004) la cui giuria è stata presieduta da Ennio Morricone. I premiati sono stati: ex aequo Enrico Blatti (Roma) e Stefano Zavattoni (Perugia) nel 2002 ed Antonello Capuano (Campobasso) nel 2003. Al premio per arrangiatori, si affiancava un trofeo alla carriera assegnato ad un arrangiatore/compositore "storico". I premiati dal 2000 al 2004 sono stati: Virgilio Savona, Piero Piccioni, Gianni Ferrio, Roberto Pregadio e Riz Ortolani.

Orchestre

Nel 1925 Barzizza realizza finalmente il suo sogno: immagina la sua prima formazione raccogliendo intorno a sé musicisti in grado di suonare "almeno" tre strumenti e capaci di leggere a prima vista qualunque spartito. Ha inizio così la bella avventura della Blue Star. Pippo, è lo chef d'orchestre, il boss del gruppo, di cui cura anche gli arrangiamenti. La Blue Star si scioglierà nel 1933 per le crescenti difficoltà di ottenere buoni contratti, in particolare all'estero.

Orchestra Blue Star, sei elementi (1925)

  • Pippo Barzizza - sax, tenore, violino, pianoforte, banjo, arrangiamenti
  • Giovanni Miglio - tromba, pianoforte, corno francese
  • Carlo - tromba
  • Mazza trombone
  • Gino Della Santa violino, clarinetto, sax alto / Giuseppe Cattafesta sax, clarinetto
  • Luigi Balma basso, batteria, oboe, canto

Orchestra Blue Star, sette elementi (1928)

  • Pippo Barzizza - sax, tenore, violino, pianoforte, banjo, arrangiamenti
  • Potito Simone trombone, basso
  • Leo Hermann tromba / Giuseppe Alù - tromba
  • Giovanni Miglio - tromba, pianoforte, corno francese
  • Raymond - sax alto, clarinetto
  • Luigi Balma basso, batteria, sax, oboe, canto
  • Alfredo Spezialetti violino, sax basso, sax soprano

Orchestra Cetra

Nel 1936 Barzizza firma il contratto con l'EIAR e prende la guida dell'Orchestra Cetra, ereditata dalla direzione di Claude Bampton. Pippo sostituisce immediatamente alcuni elementi e ne riforma completamente l'organico; in pochi mesi di intenso lavoro riesce a dare la sua inconfondibile impronta al nuovo complesso, grazie anche ai suoi innovativi e moderni arrangiamenti. Successivamente potenzierà l'orchestra con l'inserimento di altri ottimi musicisti: tra gli altri, il trombettista Gaetano Gimelli. All'inizio degli anni quaranta la Cetra è considerata "la migliore tra le grandi orchestre italiane in grado di esprimersi in linguaggio jazzistico"[1]. L'Orchestra Cetra viene sciolta nel 1951 per un'alquanto discutibile decisione della dirigenza dell'epoca.

Orchestra Cetra, sedici/diciotto elementi (1936)

  • Pippo Barzizza - direttore e arrangiamenti
  • Emanuele Giudice, Claudio Pasquali, Michele Garabello trombe
  • Luigi Mojetta, Beppe Mojetta tromboni
  • Sergio Quercioli, Domenico Mancini clarinetti, sax alti
  • Marcello Cianfanelli - sax tenore
  • Cesare Estill clarinetto, sax baritono
  • Agostino Valdambrini, Piero Filanci, Felice Abriani, Adriano La Rosa violini
  • Gino Filippini pianoforte
  • Saverio Seracini chitarra
  • Aldo Fanni contrabbasso
  • Francesco Bausi batteria

Orchestra Cetra, ventidue elementi (1940)

  • Pippo Barzizza - direttore e arrangiamenti
  • Gaetano Gimelli, Emanuele Giudice, Claudio Pasquali, Michele Garabello trombe
  • Luigi Mojetta, Beppe Mojetta, Clinio Bergamini tromboni
  • Sergio Quercioli, Domenico Mancini clarinetti, sax alti
  • Tullio Tilli, Marcello Cianfanelli, Battista Gimelli - sax tenore
  • Cesare Estill clarinetto, sax baritono
  • Agostino Valdambrini, Piero Filanci, Felice Abriani, Adriano La Rosa violini
  • Francesco Ferrari pianoforte, fisarmonica e arrangiamenti
  • Gino Filippini pianoforte
  • Aldo Tonini chitarra
  • Aldo Fanni contrabbasso
  • Francesco Bausi  batteria

Altre Orchestre (1951 -1960)

Nel 1951 Barzizza si trasferisce a Roma; l'Orchestra Cetra viene sciolta e gli viene affidata L'Orchestra Moderna, con un organico di cinquanta elementi. Dirigerà questa orchestra fino al 1954 in trasmissioni di grande successo, come Rosso e nero, un varietà molto seguito e con punte di ascolto notevoli, e condotto con grande bravura da un giovanissimo Corrado. Segue un periodo molto oscuro nella gestione della RAI, durante il quale Pippo si dedica allattività discografica, alle musiche della commedia Valentina, con Isa protagonista, e al cinema amatoriale realizzando il corto La volpe, premiato a Cannes nel 1955. Nel 1956 lo ritroviamo finalmente alla testa di un organico di trentasei elementi, un'altra ottima orchestra che si fa subito notare per le sue caratteristiche.

Cantanti

Dal 1936 al 1942: Alberto Rabagliati, Silvana Fioresi, il Trio Lescano, Ernesto Bonino, il Quartetto Cetra, Aldo Donà, Norma Bruni, il Trio Aurora, Lidia Martorana, Oscar Carboni, Dea Garbaccio, il quartetto Stars, Carla Boni, Rino Loddo, Tina Allori, Silvana Lalli, i Radio Boys, per citarne solo alcuni, ottimi artisti del tutto paragonabili per notorietà e talento agli attuali divi della televisione.

E molti altri, tutti istruiti (e qualche volta scoperti) da un ottimo musicista, il Maestro Carlo Prato.

Nel dopoguerra, e fino a tutto il 1959, altri cantanti parteciperanno alle trasmissioni di Barzizza, ma il contesto è cambiato e lentusiasmo di quegli anni non tornerà più.

Una testimonianza interessante su quel periodo e sulla trasgressiva personalità di Pippo Barzizza è contenuta nel film Ecco la Radio!, documentario del 1940 sulle attività dell'EIAR.

Sigle d'orchestra e canzoni

Nel 1936 Barzizza compone e arrangia un pezzo per orchestra sola: lo intitola Marilena, che diventerà la sua sigla, ma nel primo dopoguerra la sigla Marilena viene epurata come tante altre persone e cose: sparisce e non è più programmata. La nuova sigla d'orchestra è tratta da Il boscaiolo, un'allegra canzone country di Pippo Barzizza, che in tempo di guerra, con Rabagliati e le Lescano, ottiene un successo strepitoso. L'arrangiamento per la sigla, pacato e imponente, rappresenta in modo assai felice la continuazione e il consolidamento della sua carriera. E poi le sue tante composizioni:

  • Pagina d'album,
  • Marilena, (sigla dal 1936 al 1945)
  • Il boscaiolo, (sigla dal 1946 al 1951; riproposta poi in molte altre occasioni)
  • Il blues della solitudine, (tratto da un pezzo per sola orchestra)
  • Domani
  • Grigio è il cielo
  • Sera,
  • La canzone del platano antico
  • Ada
  • Oggi è nato l'amore, (dal film Adamo ed Eva)
  • La canzone dei culisson, (dal film Adamo ed Eva)
  • Paquito lindo, (dal film Fifa e arena)
  • Ay Nicolete, (dal film Fifa e arena)
  • Sei venuta per me, (dal film Fifa e arena)
  • Cow boy
  • Cielo
  • Arrivederci ancora
  • Sotto la pergola
  • Come un blues
  • L'omino dal violino
  • Dorina

e più di cento altre canzoni.[4]

Filmografia

Nel 1947 Barzizza compone il commento musicale del film I due orfanelli con Totò, Campanini e, al suo debutto, la figlia Isa. Inizia così la sua intensa e fortunata attività di compositore di musiche per il cinema che dirige quasi sempre personalmente. Fa due brevi apparizioni come attore nei film I pompieri di Viggiù e in Saluti e baci.

  • I due orfanelli, regia di Mario Mattoli (1947)
  • Fifa e arena, di Mario Mattoli (1948)
  • Adamo ed Eva, di Mario Mattoli (1949)
  • I pompieri di Viggiù, di Mario Mattoli (1949)
  • L'inafferrabile 12, di Mario Mattoli (1950)
  • Figaro qua, Figaro là, di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
  • Botta e risposta, di Mario Soldati (1950)
  • Il microfono è vostro, di Giuseppe Bennati (1951)
  • Milano miliardaria, di Marcello Marchesi e Vittorio Metz (1951)
  • Sette ore di guai, di Marcello Marchesi e Vittorio Metz (1951)
  • Anema e core, di Mario Mattoli (1951)
  • Il mago per forza, Marino Girolami, Marcello Marchesi, Vittorio Metz (1951)
  • Era lui... sì! sì!, di Marcello Marchesi e Vittorio Metz (1951)
  • Le sei mogli di Barbablù, di Carlo Ludovico Bragaglia (1952)
  • Siamo tutti inquilini, di Mario Mattoli (1953)
  • Dieci canzoni d'amore da salvare, (1953)
  • Gioventù alla sbarra, di Ferruccio Cerio (1953)
  • Non è mai troppo tardi, di Filippo Walter Ratti (1953)
  • Saluti e baci, di Maurice Labro e Giorgio Simonelli (1953)
  • Un turco napoletano, di Mario Mattoli (1953)
  • Miseria e nobiltà, di Mario Mattoli (1954)
  • Il medico dei pazzi, di Mario Mattoli (1954)
  • Totò all'inferno, di Camillo Mastrocinque (1955)
  • Il mattatore, di Dino Risi (1960)

Discografia parziale

«L'enorme discografia dell'Orchestra Cetra diretta da Barzizza fra il giugno del 1936 e la fine del 1948 non è stata ancora ricostruita, perché le difficoltà di un'opera del genere sono quasi insormontabili. I bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero in pratica gli archivi delle case discografiche italiane e con le schede andarono perdute le matrici originali» [1]. In una sua nota Barzizza parla di circa 3.500 (tremilacinquecento) dischi 78 giri; quindi (circa) 7000 facciate, riferendosi probabilmente anche alla produzione discografica svolta saltuariamente dal 1925 al 1930 e molto intensamente dal 1931 al 1936. Matrici e dischi quasi interamente perduti durante i bombardamenti del 1942/45. Riportiamo qui solo i dischi pubblicati a nome di Pippo Barzizza.

33 giri

  • 1956 - Canzoni di Sanremo (Polydor, LPHM 45 514; pubblicato come Pippo Barzizza e la Sua Orchestra, con le voci di Fiorella Bini, Paolo Sardisco e Adriano Valle)
  • 1957 - Ritmo, amore e nostalgia (Polydor, LPHM 45 524; pubblicato come Pippo Barzizza e la Sua Orchestra, con le voci di Fiorella Bini, Paolo Sardisco e Adriano Valle)

78 giri

  • 1933 - Una notte con le stelle e con te/Non ti voglio più amare (Fonit, 6192; pubblicato come Pippo Barzizza e la sua Orchestra Blue Star)
  • 1933 - Strada bianca/Motivo di danza (Fonit, 6206; pubblicato come Pippo Barzizza e la sua Orchestra Blue Star)
  • 1934 - Canzone d'amore/Valzer Op.64 n.2 (Fonit, 7104; pubblicato come Pippo Barzizza e la sua Orchestra Blue Star)

Pubblicazioni

L'Orchestrazione Moderna nella Musica Leggera,[5] tuttora notissimo tra gli addetti ai lavori come il Barzizza. È una sintesi delle sue esperienze di arrangiatore: gli esempi e gli schemi basilari sono riportati con una tale chiarezza che alle volte «...basta dare unocchiata al prezioso libretto per cancellare ogni dubbio o esitazione!» È il giudizio di Freddy Colt, ottimo musicista e suo sincero estimatore.

Riconoscimenti

Nel 1949 Barzizza vince il "Microfono d'argento" come direttore dell'Orchestra Cetra, considerata la migliore orchestra italiana in attività; e Pippo considera questo premio come il meritato riconoscimento di tanti anni di appassionato lavoro. Nel 1955 ottiene anche un grosso riconoscimento internazionale: L'"Oscar della canzone", per la migliore orchestra italiana, consegnato a Nizza nel corso di una suggestiva cerimonia. L'orchestra "Moderna" appena premiata, era stata sciolta con poca lungimiranza lanno precedente. Tra i numerosi premi di varia importanza, spiccano:

  • "Microfono d'Argento", Orchestra Cetra, 1949
  • "Oscar della Canzone", Orchestra Moderna, 1955

Onorificenze

Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia

Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana

Pippo Barzizza ironizzava spesso sulla sua posizione di «Commendatore ma anche Cavaliere o Cavaliercommendatore» e sul riconoscimento della sua attività di musicista sia nel Regno d'Italia che nella Repubblica Italiana. Non volle mai usare questi titoli; «È più che sufficiente essere chiamato Maestro - diceva - e magari questo titolo è davvero meritato».

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6 Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia
  2. Franco Franchi, Canzoni italiane, pp. 97-108
  3. Questa e le successive espressioni virgolettale, se non diversamente indicato, si riferiscono ad appunti olografi del maestro Pippo Barzizza, fedelmente ordinati e trascritti dai figli Isa e Renzo Barzizza.
  4. Edizioni musicali Curci, Carisch, Mario Aromando
  5. L'Orchestrazione Moderna nella Musica Leggera, Curci, Milano, 1952, prima edizione.

Bibliografia

  • Autori Vari, Dizionario della canzone italiana (a cura di Gino Castaldo e Renzo Arbore), Armando Curcio, 1990
  • Gianni Borgna, Storia della canzone italiana - Mondadori, Milano, 1992
  • Luca Cerchiari, Jazz e Fascismo, L'Epos, Palermo, 2003
  • Adriano Mazzoletti, Il jazz in Italia, EDT, Torino, 2004
  • Egidio Colombo, Genova in Jazz, Lousiana Jazz Club Museum, Genova, 2004
  • Freddy Colt, Spaghetti Swing, prontuario biografico della canzone Mazzata, Zona, Civitella in Val di Chiana, 2009
  • Leonardo Colombati, La canzone italiana 1861 - 2011, Mondadori, Milano, 2011
  • Franco Franchi, Canzoni italiane, Fabbri Editori, 1994, Vol. II

Collegamenti esterni

  • Premio Pippo Barzizza per arrangiatori di musica leggera
  • Incisioni e registrazioni, con alcuni "sempreverdi" suonati al piano dall'autore e qualche pezzo per orchestra sola, inclusa Marilena
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