Cure

The Cure

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I Cure sono un gruppo musicale post-punk inglese, i cui esordi risalgono al 1976, in piena esplosione new wave (in compagnia di gruppi come Siouxsie and the Banshees, Joy Division, Echo and the Bunnymen). La band, la cui formazione è variata più o meno regolarmente nel corso degli anni, comprendendo da un minimo di due fino ad un massimo di sei membri, ha raggiunto l'apice del successo tra la metà e la fine degli anni ottanta (soprattutto con i singoli Close to Me e Lullaby, tratti, rispettivamente, dai due album The Head on the Door del 1985 e Disintegration del 1989). Robert Smith, il cantante, chitarrista, autore dei testi e compositore di quasi tutte le musiche, nonché fondatore del gruppo, è l'unico membro ad averne sempre fatto parte fin dagli esordi.

Al luglio 2008, i Cure avevano venduto circa 28 milioni di dischi. L'album più venduto è la raccolta di successi Standing on a Beach - The Singles 1978-1985[2] del 1986, che solo in America ha venduto più di due milioni di copie.[3] Tra Regno Unito, Stati Uniti d'America e Italia, i Cure hanno avuto nella Top Ten 12 album (posizioni più alte: UK: Wish, numero 1; USA: Wish, numero 2; Italia: The Cure, numero 2) e 11 singoli (posizioni più alte: UK: Lullaby, numero 5; USA: Lovesong, numero 2, Italia: High, numero 2).[4]

Storia

I primi anni (1976-1982)

I primi concerti

Robert Smith, il leader indiscusso della band, nasce a Blackpool nel Lancashire, il 21 aprile 1959, ma cresce a Crawley, nel West Sussex. Voleva diventare uno scrittore e aveva garantito che si sarebbe ucciso prima di compiere 25 anni. Dopo il venticinquesimo compleanno, si è corretto dicendo:

« Ho capito che ero riuscito a concludere qualcosa in questa vita e questo mi ha dato nuova carica. Mi sento più allegro. La mia peggiore abitudine è quella di bere troppa birra.[5] »

(Robert Smith smentisce le sue inclinazioni giovanili al suicidio)

La sua prima band sono i The Obelisk, un breve esperimento, vissuto, per la durata di un solo concerto, con alcuni compagni di scuola, quando Smith frequentava la Notre Dame Middle School, nel 1973. Successivamente, nascono i Malice, ai tempi del liceo alla St. Wilfrid's Catholic Comprehensive School, con Robert Smith e Marc Ceccagno alla chitarra, Michael Dempsey al basso, il loro compagno Graham alla batteria e suo fratello alla voce. Dopo poco tempo, Graham e Marc se ne vanno, e il loro posto viene preso da Laurence (Lol) Tolhurst, un altro compagno di classe e amico d'infanzia di Robert Smith, e da Porl Thompson, il fratello della ragazza di Lol. Il loro primo concerto, uno strano set acustico, suonato con dei bonghi, si tiene alla Worth Abbey di Crawley, il 18 dicembre 1976; due giorni dopo suonano alla loro scuola, con il ruolo del cantante preso da Martin Creasy, un giornalista locale. Il concerto è un disastro e spinge la band a cambiare nome, così, nel gennaio 1977, diventano gli Easy Cure, dal titolo di un brano composto da Tolhurst. Intanto, dopo aver cambiato senza successo vari cantanti, è lo stesso Robert Smith a prendere definitivamente il microfono in mano.

Nascono i Cure

Nell'aprile di quello stesso anno, la Hansa Records, la più grande etichetta indipendente tedesca, indice un concorso per cercare nuovi talenti. I Cure partecipano e il 18 maggio firmano il loro primo contratto discografico. Insieme al contratto, arriva un finanziamento di 1000 sterline, con cui pagano nuovi strumenti e una prima session in studio, che consente la registrazione dei primi demo; dopo appena dieci mesi, però, il contratto verrà risolto a causa dell'insoddisfazione del gruppo, stufo delle pressioni dell'etichetta affinché i ragazzi si dedicassero a cover di canzoni famose (il gruppo voleva invece pubblicare un primo singolo), alla ricerca dei nuovi Japan:

« A ripensarci, il loro unico interesse era il nostro look [...] Non credo che abbiano nemmeno ascoltato la nostra cassetta - gli è solamente piaciuta la foto![6] »

(Robert Smith sull'esperienza degli Easy Cure con la Hansa Records)

A maggio, Porl Thompson lascia il gruppo, insoddisfatto della direzione minimalista presa dalle composizioni, contrapposta alla sua anima psichedelica e da guitar hero («eroe della chitarra»). Allo stesso tempo, i tre rimasti decidono di cambiare di nuovo nome:

« Avevo sempre pensato che «Easy Cure» suonasse un po' hippy, troppo statunitense, troppo West Coast. [...] Ogni gruppo che ci piaceva aveva il «the» davanti, ma «The Easy Cure» sembrava stupido, così l'abbiamo cambiato semplicemente in The Cure.[6] »

(Robert Smith sul passaggio dal nome Easy Cure a The Cure)

La prima pubblicazione in assoluto della band, per la piccola etichetta Small Wonder, è del dicembre 1978; si tratta del singolo Killing an Arab, il cui testo trae ispirazione da Lo straniero di Albert Camus. Quest'ultima canzone ha attirato molte polemiche per il suo titolo (in italiano "uccidere un arabo") e, più volte, i Cure sono stati costretti a rilasciare dichiarazioni ufficiali, negando qualsiasi connotazione razzista o violenta. Nonostante questo, questa canzone sarà bandita dalle radio statunitensi, nel periodo post-11 settembre e gli stessi Cure, forse per evitare polemiche, non l'hanno più suonata nei concerti live, fino all'estate del 2005, quando è tornata sotto le mentite - e meno offensive - spoglie di Kissing an Arab («baciare/baciando un arabo»).

Il primo album

L'album d'esordio, uscito nel 1979, per una sussidiaria della casa discografica Polydor, la neonata Fiction Records (creata quasi apposta per loro dal discografico Chris Parry, con cui il gruppo aveva firmato il 13 settembre 1978), si intitola Three Imaginary Boys. Sono chiari in questo lavoro gli influssi giovanili della band, come il punk e l'art rock di David Bowie, ma sono già presenti in nuce i tratti tipici di una musica introspettiva e minimalista - su tutte la title track, Three Imaginary Boys - che prenderanno il sopravvento negli album successivi. Spicca anche il nonsense di So What?, in cui Robert Smith, ubriaco e incapace di farsi venire in mente un testo, legge al microfono la pubblicità di un set per decorare le torte da una confezione di zucchero. Negli anni successivi, Smith si dirà pubblicamente insoddisfatto dell'album, registrato senza la necessaria libertà artistica (data la forte presenza di Chris Parry e di Mike Hedges), ma soprattutto con l'inesperienza e la scarsa maturità artistica del trio:

« Era superficiale - non mi è piaciuto quando lo facevamo. C'erano critici che lo giudicavano troppo leggero, ed avevano ragione...[7] »

(Robert Smith sul primissimo album dei Cure, Three Imaginary Boys)

In giugno esce il secondo singolo, Boys Don't Cry:

« Il tentativo di realizzare una canzone pop anni sessanta.[8] »

(Robert Smith sul singolo Boys Don't Cry)

Boys Don't Cry (accanto alle relativamente più recenti Lullaby e Close to Me) è forse la canzone in assoluto più famosa del gruppo. Il mese dopo, Robert Smith si prende una pausa dalla sua band e, oltre a produrre un disco degli Obtainers, un gruppo di undicenni che cantano a cappella, registra un singolo sotto il nome di «The Cult Heroes», avvalendosi dell'aiuto, per la voce, di un postino di Horley, tale Frank Bell. La mossa fu concepita da Smith anche per suonare con Simon Gallup, allora bassista dei Magspies e suo amico da qualche tempo. Le sessions di registrazione in studio sono tutt'altro che serie e all'insegna della concentrazione: partecipano anche Porl Thompson, Janet Smith (sorella di Robert), e un'altra dozzina di persone di Horley, tutte lì per divertirsi. Il singolo I'm a Cult Hero/I Dig You, però, va sorprendentemente bene in Canada, vendendo 35.000 copie.[6]

Intanto, sul palco, i Cure continuano a farsi le ossa, suonando come gruppo di supporto per band come Wire, Generation X, The Police e Joy Division. Il 3 agosto 1979, in particolare, Robert Smith incontra una band con cui instaurerà un duraturo rapporto di collaborazione e amicizia: Siouxsie and the Banshees. Tra i due gruppi nascerà un rapporto personale profondo e una simbiosi artistica molto creativa: poco dopo, infatti, ha inizio un tour, in cui i Cure suonano come band di supporto per la formazione di Siouxsie (al secolo Susan Ballion). Il mese seguente, però, ad Aberdeen, improvvisamente, il batterista e il chitarrista dei Banshees abbandonano il gruppo e, dopo qualche audizione insoddisfacente, Robert Smith viene scelto come chitarrista per il prosieguo del tour. Anche Lol Tolhurst si offre per il ruolo di batterista, ma Siouxsie Sioux e Steven Severin, i Banshees rimanenti, gli preferiscono Budgie dei The Slits.

Dopo la pubblicazione, a novembre, del terzo singolo, Jumping Someone Else's Train, Dempsey, sempre più insofferente verso l'atteggiamento autoritario di Robert Smith e distaccato dalla coppia Smith-Tolhurst, amici d'infanzia, viene sostituito da Simon Gallup:

« Era probabilmente quello che suonava meglio nei primi singoli: un buon momento per Michael, il suo canto del cigno.[6] »

(Chris Parry sull'uscita di Michael Dempsey dai Cure)

Anche in futuro, la band oscillerà sempre tra i quattro e i cinque componenti (toccando un massimo di sei membri nelle esibizioni dal vivo), e questa costante instabilità nella formazione andrà a costituire uno dei tratti distintivi del gruppo.

La fase gotica

Con l'ingresso di Gallup e del tastierista Matthieu Hartley (anche lui ex-Magspies), i toni si incupiscono, sfociando nel melanconico Seventeen Seconds del 1980, registrato tuttavia in un'atmosfera di grande carica:

« Simon ed io eravamo eccitati, perché era la nostra prima volta in studio. Robert e Lol anche, perché facevano qualcosa di diverso - a dire il vero, nessuno era dell'umore che si sente nel disco, che è invece abbastanza triste.[6] »

(Matthieu Hartley sulla registrazione dell'album Seventeen Seconds)

L'unico singolo estratto dall'album è l'iconica A Forest che, accompagnata da un video dai toni scurissimi e quasi claustrofobici, diventa un classico del gruppo. A quel punto, i Cure avevano già cominciato a girare il mondo: il tour di accompagnamento tocca Europa, Stati Uniti e Australia. Alla fine, però, Smith, Gallup e Tolhurst si rendono conto che Hartley non è più adatto a rimanere nel gruppo e, una volta tornati a casa, è Hartley stesso a prendere l'iniziativa:

« Pensavo sarebbe stato difficile [cacciarlo] ma Matty è stato molto carino al riguardo. Non ha mostrato alcun risentimento e neanch'io, quindi è stato facile. Mi ha telefonato e stop. È stato un tale sollievo![6] »

(Robert Smith sull'uscita di Matthieu Hartley dai Cure)

In quello stesso 1980, l'album di debutto viene pubblicato negli Stati Uniti, con il titolo Boys Don't Cry, con una diversa copertina, l'aggiunta di nuovi brani e l'omissione di un paio di quelli che figuravano nell'originario Three Imaginary Boys.

Così, alla fine del 1980 i Cure, di nuovo un trio, si ritrovano in studio per registrare il terzo album: Faith, che uscirà nel 1981, un lavoro dalle tonalità ancora più tristi e cupe rispetto a Seventeen Seconds, concentrato sull'analisi della fede (questo significa appunto il titolo «faith», che copre anche il significato correlato di «fiducia») e del rapporto che la gente ha con quest'ultima:

« Di solito, andavo a scrivere canzoni in chiesa. Riflettevo sulla morte e guardavo le persone, conscio che, alla fine, erano tutte là perché volevano l'«eternità». Improvvisamente, ho capito che non avevo fede per niente e ho avuto paura - volevo conoscere diverse espressioni della fede e capire perché la gente ce l'ha, per comprendere se fosse reale.[6] »

(Robert Smith sul concetto di fede)

Di grande rilievo all'interno della scaletta dell'album Faith è la presenza di una traccia triste e malinconica, The Holy Hour, espressamente dedicata alla memoria di Ian Curtis,[9] il cantante dei Joy Division che si era da poco suicidato, creando grande scalpore nell'opinione pubblica. Poco tempo prima i Cure avevano suonato di supporto agli stessi Joy Division e sono in tanti a supporre che tale evento e la stessa musica di Curtis avesse all'epoca influenzato il periodo più prettamante "gotica"[10] della compagine musicale di Smith e soci.[1][11][12]

Nell'edizione in musicassetta, il lato B contiene l'inedito Carnage Visors, un lungo brano strumentale, composto da Robert Smith come colonna sonora per un cortometraggio di Ric Gallup, fratello di Simon Gallup (Carnage Visors è stato inserito anche nella recente ristampa in edizione deluxe del CD, insieme ad altre rarità e versioni alternative dei brani dell'originario Faith).

Ad ottobre, i Cure pubblicano il singolo Charlotte Sometimes, ispirato al libro omonimo del 1969 della scrittrice Penelope Farmer, su una ragazza che viaggia indietro nel tempo e si ritrova nel corpo di una sua coetanea del 1918. Intanto, sempre nel 1981, negli Stati Uniti, viene pubblicato ...Happily Ever After, un doppio LP, che comprende Seventeen Seconds e Faith, fino ad allora inediti per il mercato americano.

L'anno successivo, nel 1982, i Cure registrano e pubblicano Pornography, il terzo ed ultimo album di una ideale trilogia, che porta i Cure ad essere considerati gli eredi del testamento musicale dei Joy Division e Robert Smith sull'orlo di un esaurimento nervoso. L'album è intriso di rabbia e disperazione, è cupo e pessimista:

« Il nichilismo ha preso il sopravvento. [...] Cantavamo: «Non importa se moriamo tutti». Ed era esattamente quello che pensavamo a quel tempo.[13] »

(Robert Smith sul nichilismo dell'album Pornography)

Il controverso titolo dell'album ha una genesi ben precisa:

« Abbiamo avuto una discussione su cosa fosse la pornografia e sono stato sorpreso dall'apprendere che ognuno aveva un'idea diversa. [...] Non è il soggetto che è pornografico, ma l'interpretazione che ne dai. Vedere qualcuno scopare una scimmia non mi colpisce particolarmente. Mi colpisce di più vedere qualcuno che attacca qualcun altro per averlo fatto. Per molte persone, la pornografia è legata a vecchi valori. Ma dopo tutta questa discussione, Simon voleva chiamarlo «Sex» (cioè: «sesso»)![6] »

(Robert Smith sulla genesi del titolo dell'album Pornography)

È in questi anni che Smith incomincia, forse per difendere la sua personalità dal successo o per incarnare la tristezza delle sue melodie, a truccarsi pesantemente e a distinguersi per il suo look, seguìto fedelmente dai suoi fan.

« Molte volte mi capita di lasciare il palco in lacrime...[5] »

(Dichiarazione di Robert Smith dopo l'uscita dell'album Faith)

In quel periodo, anche per colpa dell'abuso di droghe e di un crollo psicofisico per i troppi impegni (tra cui le collaborazioni con Siouxsie and the Banshees), i rapporti all'interno del gruppo si consumano sempre di più, sfociando in una lite fisica tra Gallup e Smith, quasi alla fine del tour promozionale per Pornography. Una volta terminata la tournée, Gallup lascerà temporaneamente la band (per rientrarvi nel 1985), mentre Smith partirà per un periodo di vacanza: negli anni a seguire, Smith stesso ammetterà che, in quel momento, i Cure si erano effettivamente sciolti, soprattutto a causa del suo scarso interesse per «la sua stessa creatura».[14]

La svolta pop (1983-1986)

Dopo Pornography

Tornati insieme, Smith e Tolhurst (nel frattempo convertitosi alle tastiere) abbandoneranno, anche se non del tutto, l'impronta dark, ritrovando uno stile più leggero e allegro, spinti da Parry:

« Volevo che registrassero un singolo divertente, qualcosa che non suonasse come i Cure, per uscire fuori dagli schemi e distruggere il mito corrente.[6] »

(Parry sul genere auspicato per i Cure dopo la reunion)

Con il turnista Steve Goulding alla batteria viene registrata Let's Go to Bed, una divagazione synth pop che esce come singolo, nel novembre 1982. Intanto Smith torna a suonare con i Banshees, provocando la disapprovazione di Parry.

« Ero stanco di essere il leader e il cantante. Volevo solo essere un anonimo chitarrista, vedere se era diverso essere in un'altra band.[6] »

(Robert Smith sull'esperienza di chitarrista nei Banshees)

Incomincia in questo periodo anche la longeva collaborazione del gruppo con Tim Pope, storico regista che trasformerà tutti i singoli in colorati e psichedelici videoclip.

La parentesi dei Glove

Tra marzo e maggio 1983, Robert Smith torna al lavoro per un progetto parallelo, insieme al bassista dei Banshees, Steven Severin, chiamato The Glove, che produrrà un album (Blue Sunshine, uscito in settembre) e due singoli (Like an Animal e Punish Me with Kisses): a causa dell'esclusiva contrattuale come The Cure, Robert Smith non può però esserne il cantante ufficiale, così per le parti vocali viene chiamata Jeanette Landray, fidanzata di Budgie, e Smith canta solo due brani, Mr. Alphabet Says e Perfect Murder. L'esperienza viene descritta come alienante dallo stesso Smith:

« È veramente stato un attacco ai sensi... Uscivamo dallo studio alle sei di mattina. Guardavamo questi film malati, poi andavamo a dormire e facevamo questi sogni strani; non appena ci svegliavamo andavamo dritti nello studio. [..] Per quattro settimane abbiamo vissuto in una follia indotta, perché ci volevamo disorientare per fare un buon disco.[6] »

(Robert Smith sull'esperienza con The Glove)

Japanese Whispers

Subito dopo, i Cure (Smith e Tolhurst) registrano, con lo stesso spirito di Let's Go to Bed, il nuovo singolo The Walk che, sorprendentemente, entra nella Top 20 britannica. Viene programmata anche una serie di concerti, per la qual cosa si rende necessaria una vera band: vengono reclutati alla batteria Andy Anderson dei Brilliant e al basso Phil Thornalley, produttore discografico, che aveva già firmato Pornography. Una volta ritrovata la scintilla con i nuovi concerti, il gruppo, con la nuova formazione, torna in studio, in Francia, per registrare The Lovecats:

« Il più vicino possibile alla perfetta canzone pop cui possiamo arrivare.[15] »

(Robert Smith sul genere spiccatamente pop di The Lovecats)

La canzone nasce dopo la visione del film Gli Aristogatti e viene pubblicata in ottobre. Alla fine del 1983 viene pubblicato Japanese Whispers, un long playing che raccoglie tutti e tre i precedenti singoli, con i rispettivi lati B, in un unico disco.

In novembre, poi, viene pubblicato il primo album live e DVD Nocturne, di Siouxsie and the Banshees con Robert Smith alla chitarra.

The Top

L'anno successivo esce The Top (1984), visto da molti come il lavoro più eclettico e vario della band, che vede anche il ritorno in formazione di Porl Thompson. In questo periodo Robert Smith si sottopone ad un'incredibile mole di attività e stress: ancora in formazione con Siouxsie and the Banshees, che registrano contemporaneamente il loro nuovo album Hyæna, si fa carico della composizione di tutti i brani e di suonare quasi ogni strumento nel nuovo disco della band (Phil Thornalley era in Australia con i Duran Duran), ricorrendo frequentemente all'uso di droghe. In ottobre, poi, viene pubblicato anche il primo live, Concert: The Cure Live, che comprende anche come bonus tracks alcuni demo dei primi anni della band.

Durante il «Top Tour», però, sorgono problemi con Andy Anderson, gravemente dedito all'alcool. In Giappone, dopo una nottata tremenda in albergo, in cui, ubriaco, aggredisce gli altri membri della band, Anderson viene cacciato dal gruppo. Al suo posto viene contattato temporaneamente Vince Ely degli Psychedelic Furs e, dopo una decina di date, Boris Williams dei Thompson Twins, su proposta di Thornalley.[16] In quello stesso tour, il 26 maggio, Robert Smith lascia definitivamente i Banshees:

« Non riuscivo a dormire. Stavo così male che ogni notte in hotel stavo seduto sul letto, con gli occhi sbarrati a tremare e sudare e ho pensato: «Basta - non posso danneggiare seriamente la mia salute solo per non deludere i Banshees».[6] »

(Robert Smith sulla sua uscita dai Banshees)

Alla fine del tour, anche Phil Thornalley lascia il gruppo, per suonare da solista, nonostante le richieste degli altri di rimanere:

« Non mi sono mai considerato un membro permanente, mi hanno sempre trattato come un ingegnere del suono in pausa dallo studio [...] Sarei voluto rimanere, ma era troppo tardi.[6] »

(Phil Thornalley sulla sua uscita dai Cure)

Per sostituirlo, Smith decide di richiamare Simon Gallup (che intanto suonava in un'altra band, i Fools Dance) il quale accetta la proposta, dimenticando definitivamente i dissapori di tre anni prima.

Il successo commerciale

I nuovi Cure (Smith/Tolhurst/Gallup/Thompson/Williams) pubblicano quindi un nuovo album di studio, The Head on the Door del 1985, che rappresenta il primo grande successo commerciale della band: ognuno era felice e le sessions di registrazione erano contraddistinte da feste continue.

« In questo album ci sono un sacco di canzoni diverse tra loro, ma possiede quella sorta di continuità che hanno quegli album tipo Disco Beach Party.[6] »

(Robert Smith sull'album The Head on the Door)

Da questo album vengono estratti due singoli di successo, Inbetween Days e Close to Me (grazie ai quali i Cure si affermano anche in Italia), canzoni volutamente più leggere, i cui video vengono curati sempre da Tim Pope. Il video per Inbetween Days è una visione caleidoscopica, che comprende una serie di grotteschi calzini colorati danzanti intorno alla band, ripresa in una sorta di negativo blu, con colori fluorescenti, mentre quello per Close to Me, inizialmente censurato dai media, vede i componenti del gruppo che interpretano il brano con strumenti di fortuna (Thompson, ad esempio, invece di una tastiera suona un pettine), chiusi in un armadio che cade dalla cima di una scogliera.

« È stato a malapena mostrato in tv, men che meno negli show per bambini, presumibilmente perché hanno pensato che avrebbe incitato i ragazzini a entrare nei loro guardaroba e gettarsi dalle scogliere[6] »

(Robert Smith sul video di Close to Me)

Un ulteriore passo verso la celebrità i Cure lo compiono con la raccolta di singoli Standing on a Beach - The Singles 1978-1985 del 1986. Per l'occasione, viene effettuata una nuova registrazione di Boys Don't Cry, che uscirà anche come maxi singolo insieme ad altri due brani, Do the Hansa e Pillbox Tales. Come accennato in una nota nell'introduzione, la versione su CD dello stesso album è intitolata Staring at the Sea e contiene alcuni pezzi in più, mentre la versione su musicassetta contiene anche tutte le B-sides dei singoli. L'operazione commerciale viene completata dalla pubblicazione di una VHS con tutti i video fino ad allora realizzati dal gruppo, intitolata Staring at the Sea - The Images.

Per celebrare questo periodo di successi, il concerto del 9 agosto all'anfiteatro romano di Orange, in Provenza, viene filmato e distribuito nei cinema, l'anno successivo, come The Cure in Orange. A causa del basso budget, le riprese vennero divise in due giorni: le scene live furono girate di sabato, durante il concerto, ma i primi piani furono fatti la domenica, durante una falsa performance. Ha scritto il Melody Maker:

« Se avesse piovuto in uno o entrambi i giorni, l'intero progetto sarebbe andato all'aria: 150.000 sterline buttate al vento. [...] Non ha piovuto fino a lunedì.[17] »

(Il Melody Maker sulle riprese del concerto di "The Cure in Orange")

La maturità artistica e la consacrazione internazionale (1987-1997)

"Kiss Me Tour"

Nel 1987, esce il doppio LP intitolato Kiss Me Kiss Me Kiss Me: la copertina dell'album presenta un primo piano delle labbra di Smith, cariche di rossetto rosso acceso, su uno sfondo arancione altrettanto sgargiante:

« Si trattava del desiderio di ingoiare la gente. L'idea di farli annegare piuttosto che baciarli.[18] »

(Robert Smith sulla copertina di Kiss Me Kiss Me Kiss Me)

Il lavoro contiene al suo interno pezzi ballabili, come How Beautiful You Are e Just Like Heaven, alternati a pezzi maggiormente orientati verso il rock psichedelico, quali If Only Tonight We Could Sleep, e ad altri tendenti invece a un rock più puro, come Shiver and Shake:

« Kiss Me Kiss Me Kiss Me ha un suono più reale di The Head on the Door, che era un disco molto costruito. È un album molto rilassato, che infonde sicurezza. È la prima volta che siamo un gruppo dal tempo di Pornography.[18] »

(Robert Smith sul sound di Kiss Me Kiss Me Kiss Me)

L'album contiene la ballata pop menzionata sopra, Just Like Heaven, un'altra canzone che, nel corso degli anni, rimarrà indissolubilmente associata al nome The Cure. Il relativo video è girato nella baia di Beachy Head (dove è stato girato anche Close to Me, con la tipica scena dell'armadio scaraventato giù dalla scogliera), tristemente famosa per i molti suicidi.

Con quest'album, presentato con un tour mondiale, i Cure entrano definitivamente nell'Olimpo musicale, mentre i fan raggiungono livelli di isteria collettiva senza precedenti, come documentato dallo stesso Smith nell'articolo «Three imaginary weeks - What we did on our holidays... (The Cure's South American Diary)», che - come specifica il sottotitolo dell'articolo, la cui traduzione completa è: «Tre settimane immaginarie: cosa abbiamo fatto durante le nostre vacanze - Il diario sudamericano dei Cure» - racconta la parte sudamericana del "Kiss Me Tour", che ha avuto luogo nella primavera del 1987, in cui, per colpa di una cattiva organizzazione e di prevendite eccessive, durante i concerti svoltisi nei luoghi più sovraffollati, si registrarono momenti di tensione tra il pubblico da una parte e la polizia dall'altra.[19]

Durante la tournée, esattamente in occasione del concerto del 1º novembre, tenutosi a Bruxelles, la formazione del gruppo si allarga a 6 elementi, con l'ingresso del tastierista Roger O'Donnell, reclutato per sopperire alle assenze di Lol, sempre più incapace di gestire i suoi problemi con l'alcol.

Il ritorno al dark

Per molti il vero ritorno al dark avviene nel 1989, con Disintegration, album di grande successo, a cui seguirà un nuovo tour mondiale, che raggiunge l'apice con tre serate consecutive tutto esaurito allo stadio di Wembley. Il lavoro include il brano intitolato Lovesong (pubblicato anche come singolo), regalo d'anniversario che Smith fa alla moglie Mary Poole, sposata l'anno prima:

« Sì, l'ho scritta perché io e Mary ci siamo sposati un anno fa e non sapevo cosa regalarle, come dono d'anniversario(ride)..Così le ho scritto questa canzone..Economico e originale..Lei avrebbe preferito un diamante, penso, ma....Non so..Potrebbe guardarsi indietro ed essere contenta che l'abbia fatto per lei.[18] »

(Robert Smith sulla canzone Lovesong)

« Il tema di molte di queste canzoni, che molta gente trova deprimenti, è semplicemente il diventare vecchi: quello che succede con l'età, l'incapacità di sentire con la stessa intensità, e quel continuo senso di perdita.[18] »

(Robert Smith sul tema dell'album Disintegration)

Durante le registrazioni del disco, Laurence «Lol» Tolhurst abbandona la band, senza essere sostituito. Così commenterà Smith:

« Non ha veramente suonato in Kiss Me Kiss Me Kiss Me o in Disintegration. [..] È stata una spirale discendente.[18] »

(Robert Smith sull'uscita dal gruppo di Laurence «Lol» Tolhurst)

Successivamente, nel 1994, Tolhurst intenterà, perdendola, un'azione legale nei confronti di Smith, legata all'utilizzo del nome della band. Prima della raccolta di remix, intitolata Mixed Up e pubblicata nel 1990, anche O'Donnell se ne va, tirando in ballo «differenze artistiche». Verrà sostituito dall'ex roadie Perry Bamonte, nel doppio ruolo di chitarrista-tastierista.

Nel 1991, esce invece Entreat, un album live, registrato durante i tre concerti tenutisi a Wembley nel luglio del 1989, contenente 7 canzoni, esclusivamente tratte da Disintegration (ecco perché, spesso e neanche tanto impropriamente, ci si riferisce a questo lavoro come a Disintegration Live). Poco dopo, i Cure suonano per il famoso MTV Unplugged, ripreso anche dalla TV (e, molto di frequente, poi riportato anche su disco, ma non in questo caso, con grande rammarico dei fan), seduti su dei cuscini, distesi a terra, in una stanza illuminata da candele. In quello stesso anno, vincono anche il premio come band britannica dell'anno ai BRIT Awards. Alla cerimonia di premiazione, Robert Smith ringrazia per nome tutti gli ex-membri, tranne Tolhurst.

Una band allo sbando

Nel 1992 esce Wish, altro grande successo (sarà nominato per un Grammy Award nella categoria "Best Alternative Music Performance"), dal cui tour saranno tratti i due live Show e Paris, entrambi pubblicati nel 1993. Ricco di pezzi ottimistici, Doing the Unstuck su tutte, e ballabili, come i singoli High e Friday I'm in Love, l'album cambia ancora una volta rotta, dal punto di vista della sperimentazione melodica, avvolgendo l'ascoltatore in un clima di solarità e di energia inaspettata. Il disco comprende anche una delle canzoni più romantiche del gruppo, Trust, realizzata con due tastiere sovrapposte, il cui testo contiene la frase I love you more than I can say, why won't you just believe? («Ti amo più di quanto riesca a dire, allora perché non vuoi proprio credermi?»), che rappresenta invece la poetica più malinconica di Smith. Al contrario, il secondo singolo estratto, Friday I'm in Love, costituisce forse il testo più allegro e scanzonato dell'intera carriera musicale dei Cure, accompagnato da un videoclip altrettanto pieno di vitalità e joie de vivre, realizzato, tra l'altro, in presa diretta, e girato una volta sola, tutto di seguito, dall'inizio alla fine.

Al termine del tour di Wish, sia Williams che Thompson lasciano il gruppo, desiderosi di provare nuove strade. Al posto di Thompson torna O'Donnell, con lo spostamento a tempo pieno di Bamonte alla chitarra. Per sostituire Boris Williams, invece, nel 1994, i Cure mettono un annuncio su Melody Maker, importante rivista musicale inglese. L'inserzione diceva: Very famous band needs drummer. No metalheads («Band molto famosa cerca batterista. Astenersi metallari»), con indirizzo 'Charlotte House - Fiction'.[20] Ne verrà fuori il nome di Jason Cooper, ex-My Life Story.

Questo periodo di stallo ha rischiato, ancora una volta, di far sciogliere definitivamente la band:

« Credevo che tutto finisse dopo Wish, perché quella formazione stava insieme da così tanto tempo che non vedevo dove altro si potesse andare. Ma sono contento che le cose siano andate così, perché in questo modo è cambiato tutto. »

(Robert Smith sui Cure nel periodo post-Wish, dalla rivista Dot, aprile 1996)

E ancora, circa un mese dopo:

« Sentivo che Wish conteneva davvero una sorta di nota di chiusura con l'ultima canzone (End). E poi quella formazione si è disintegrata, non tanto per Porl, ma quando se n'è andato Boris - anche Simon, per un po' di tempo, ha pensato di lasciare il gruppo »

(Robert Smith, sui Cure nel periodo post-Wish, dalla rivista Pulse!, maggio 1996)

A causa della necessità di reintegrare la band, e per via di un'azione legale intentata da Lol Tolhurst sui diritti d'autore e di sfruttamento del nome, le registrazioni per il nuovo disco vanno piuttosto a rilento. Intanto, la band partecipa all'album tributo a Jimi Hendrix, Stone Free, rifacendo la sua Purple Haze, e alla colonna sonora de "Il corvo", con l'inedita Burn. Sempre nel 1994, esce l'EP Lost Wishes (acquistabile soltanto per posta, scrivendo all'etichetta storica del gruppo, la Fiction), contenente quattro inediti strumentali, tratti dalle sessions di Wish. L'anno dopo, è la volta di un'altra cover: Young Americans di David Bowie, incisa per la compilation intitolata 104.9 XFM. Purple Haze, Burn e Young Americans verranno successivamente inserite nella raccolta intitolata Join the Dots, un cofanetto di 4 CD che, come recita il sottotitolo, contiene «B-Sides & Rarities 1978-2001» (i.e. rarità e lati B, realizzati negli anni trascorsi con la casa discografica Fiction, che i Cure, in seguito, abbandoneranno). Oltre alle tre versioni originali, tratte dai rispettivi album/compilation, il cofanetto contiene anche una versione alternativa inedita di Purple Haze, eseguita alla stazione radiofonica della Virgin, sottotitolata appunto «Unreleased Virgin Radio Version».

Il flop di Wild Mood Swings

Nel 1996, dopo quattro anni, esce finalmente il nuovo album di inediti di studio, con il titolo definitivo di Wild Mood Swings. Ricco di ritmi e melodie latineggianti, il disco spiazza, e in gran parte delude, i fan di vecchia data, conquistandone, però, anche di nuovi:

« Sono molto soddisfatto di Wild Mood Swings: è venuto fuori molto meglio di come lo immaginavo. D'altro canto, è anche praticamente l'opposto di quello che avevo in mente. Quando ci siamo ritrovati insieme, avevo idee molto chiare. [...] Volevo fare qualcosa di acustico e di malinconico. Avrebbe dovuto chiamarsi Bare [come il brano di chiusura - n.d.r.]. Ma, durante la registrazione, mi sono accorto che stavo trattenendo il gruppo, e mi è sembrato stupido. Così, abbiamo deciso di fare semplicemente quello che volevamo fare e, improvvisamente, canzoni con uno stato d'animo completamente diverso hanno incominciato a trasformarsi. »

(Robert Smith sulla gestazione di Wild Mood Swings, dalla rivista Pop, 1996)

Ma, con il procedere del tour promozionale, il fallimento commerciale dell'album e della stessa tournée fanno sì che il senso di chiusura che Robert Smith avverte ormai già da anni si acuisca sempre di più, tanto che, durante l'ultimo concerto, il 16 dicembre a Birmingham, l'esibizione si chiude con il primo singolo in assoluto, Killing an Arab, anticipato da queste parole di Smith:

« Oggi sono esattamente 20 anni dalla prima volta che sono salito su un palco. Allora avevo appena scritto questa canzone: è come se questo chiudesse il ciclo.[21] »

(Robert Smith introduce l'esecuzione dal vivo di Killing an Arab, brano che chiude il concerto finale a Birmingham, dal tour di Wild Mood Swings)

Parole che sembrerebbero non lasciare repliche. Anche il lunghissimo concerto tenutosi, qualche settimana prima, in Italia, a Roma, si chiude, dopo più di tre ore, con una nota critica, diretta alla decisione del cantante di indossare, sul palco, una T-shirt con la scritta 'The 13th', a pubblicizzare palesemente il titolo del primo estratto dall'album. Insomma, come riporteranno i giornali e le riviste specializzate il giorno dopo, dove si parlerà anche, come una deludente sorpresa, di «inedite velleità promo-commerciali» di Robert Smith, nonostante la opinabile spettacolarità della performance e la sua indubbia extra-lunghezza.

L'anno successivo, il 9 Gennaio 1997, Robert Smith corona la realizzazione di un sogno, infatti è l'unico artista inglese invitato da David Bowie per il concerto celebrativo del cinquantesimo compleanno dell'ex Ziggy Stardust al Madison Square Garden di New York, dove, alternandosi sul palco fra Lou Reed, Sonic Youth, Foo Fighters, Frank Black e Billy Corgan, duetterà insieme al suo idolo di sempre nei brani The Last Thing You Should Do da Earthling e Quicksand da Hunky Dory. In quell'occasione inizia l'amicizia con il celebre chitarrista di David Bowie, Reeves Gabrels, che collaborerà per Wrong Number unico inedito per la seconda raccolta di successi, Galore - The Singles 1987-1997, la quale, contenendo, come annuncia il puntuale sottotitolo, tutti i singoli pubblicati dal 1987 al 1997, si presenta come la naturale continuazione di Standing on a Beach/Staring at the Sea - The Singles 1978-1985, riprendendo, più o meno esattamente, dal punto in cui la precedente si era interrotta (nel 1986, infatti, i Cure, occupati a registrare Kiss Me Kiss Me Kiss Me, il difficile album successivo al boom commerciale rappresentato dal pluridecorato The Head on the Door, sono rimasti discograficamente quasi inattivi).

Nel 1998 i Cure partecipano con una cover di World in My Eyes all'album For the Masses, tributo alla band elettronica britannica dei Depeche Mode.

La terza decade: fuori dai riflettori (1998-2009)

Bloodflowers

Robert Smith, però, non vuole arrendersi, dopo il mezzo fallimento di Wild Mood Swings, e così, dopo Galore, cominciano i lavori per il nuovo album di studio. Dopo alcuni demo, orientati verso un rock piuttosto elettronico e alquanto pesante, arriva una svolta soft-acustica e il risultato è Bloodflowers, pubblicato nel 2000, con i brani di punta Maybe Someday e Out of This World. Smith considera il disco, nominato come Wish per un Grammy Award nella categoria "Best Alternative Music Performance", come parte di una ideale "trilogia gotica", dilatata nel tempo, iniziata con Pornography e continuata da Disintegration, annunciando ripetutamente che il nuovo lavoro segna la fine dei Cure:[22]

« Ma sono preoccupato che se la gente sa che questo è l'ultimo album, le canzoni saranno lette tutte come segno della fine della band. Alcune canzoni, come Out of This World, lo sono, ma credo che risuonino anche ad un livello diverso, alludendo più a un significato sul "lasciar andare le cose", e spero sia questo che la gente capirà [...] Ci è voluto tutto quello che avevo per fare questo disco. Ha preso molto di me, e mi sono sentito prosciugato quando è finito. Ma volevo che fosse la cosa migliore che avessimo mai fatto »

(Robert Smith sul senso dell'album Bloodflowers, dalla rivista Pulse, marzo 2000)

Bloodflowers si rivela un grande successo di critica (anche se le vendite non decollano più di tanto), mentre l'energico "Dream Tour" che seguirà rivitalizza l'impegno del cantante verso la band.

L'omonimo album The Cure e l'addio alla Fiction Records

Nel 2001, esce quindi un Greatest Hits, che segna l'addio della band all'etichetta di sempre, la Fiction. Il 2002 vede i Cure suonare in giro per l'Europa, in particolare a Berlino, dove, a novembre, ripropongono per intero i tre album della trilogia gotica: due concerti verranno riproposti in DVD, l'anno successivo, con l'appropriato titolo di Trilogy.

Questo epico progetto live doveva, nelle intenzioni di Smith, porre definitivamente fine ai Cure finalmente in un modo degno e dargli modo di dare spazio alla sua carriera da solista;[23] tuttavia è anche grazie a Ross Robinson (già produttore di Korn e Slipknot) e alle sue pressioni che i Cure si ritrovano, nel 2003, per registrare un nuovo album. Sotto la guida del guru nu metal (per la prima volta dopo il disco d'esordio, la produzione non è interamente lasciata a Robert) viene inciso e pubblicato The Cure, che, nel 2004, segna l'esordio della band con la nuova etichetta, la Geffen Records. Il disco presenta un sound generalmente pop, a parte pezzi più duri, come Lost e The Promise, e si differenzia dai precedenti long playing per non avere un sound specifico: il disco sembra infatti offrire una panoramica dell'intero repertorio del gruppo, riscuotendo un discreto successo commerciale anche fra i nuovi fan con il pezzo The End of the World, uscito anche su singolo, seguito da un secondo estratto, Taking Off, meno famoso, ma contenente l'inedito Why Can't I Be Me?, il cui titolo allude chiaramente al successo di metà anni ottanta, Why Can't I Be You?, primo singolo tratto da Kiss Me Kiss Me Kiss Me.

Per promuovere l'album il gruppo crea un festival itinerante, chiamato "Curiosa Festival", che mette in mostra alcune band personalmente scelte da Robert Smith, come Melissa Auf der Maur, Hot Hot Heat, Muse e The Cooper Temple Clause. A fare da co-headliner insieme ai Cure sono Interpol, The Rapture e Mogwai, tre band di cui più volte negli anni Smith ha ammesso di essere appassionato.[24] Per grande disappunto dei fan europei, però, il festival si svolge solo su suolo americano.

Il lavoro esce, oltre che nei consueti formati CD e MC, anche come doppio LP in vinile, con tre brani in più rispetto al compact disc e alla cassetta. Di questi, This Morning e Fake vengono aggiunti sul CD singolo di The End of the World, con tanto di testi riprodotti nel mini-booklet del CD singolo, di solito completamente spoglio, mentre una terza canzone rimane confinata, nella sua versione originale, al solo vinile, e una sua esecuzione demo, con la traccia vocale appena abbozzata, viene inserita anche nell'edizione deluxe del CD. Per un totale di 19 pezzi, distribuiti nelle varie versioni in vinile, compact disc, CD deluxe, MC e CD singoli, le sessions di The Cure danno vita ad una tracklisting molto lunga, i cui brani non contenuti tra le 12 canzoni della tracklisting del CD, quello più diffuso, ricevono tanti consensi quanti rifiuti: a detta di molti fan, le tracce non incluse nel lavoro sarebbero dovute apparirvi, al posto di episodi meno fortunati, mentre secondo i detrattori le capacità compositive della band si starebbero esaurendo, se i Cure devono ricorrere all'espediente commerciale di lasciare una traccia soltanto in un'edizione limitata in vinile per spingerne le vendite (vedi i commenti negativi già ricevuti da Robert Smith per aver indossato la T-shirt auto-pubblicitaria con la scritta «The 13th» nel concerto romano per Wild Mood Swings).

Sempre nel 2004, prima di The Cure, esce Join the Dots: B-sides and Rarities, 1978-2001 (The Fiction Years), citata raccolta di lati B e rarità, appartenenti al periodo-Fiction, compreso tra 1978 e 2001, molto apprezzata dai fan, di cui si era cominciato a parlare già dal 1997.[25]

Ristampe, rimasterizzazioni ed inediti

Il discreto successo di The Cure risveglia anche l'interesse nei confronti del gruppo di MTV, che li celebra con uno speciale, intitolato MTV Icon, che negli anni precedenti aveva onorato le carriere di altri mostri sacri del rock come Aerosmith e Metallica. Durante la trasmissione, presentata da Marilyn Manson, oltre a ripercorrere la carriera del gruppo, vari artisti si sono alternati nel pagare un tributo a Smith e compagni, per terminare con esibizioni dal vivo di Deftones, blink-182, AFI e Razorlight, impegnati in cover di classici dei Cure.

Nel novembre del 2004 esce la versione rimasterizzata, con allegato un CD contenente brani inediti, demo e registrazioni live, dell'album di debutto, Three Imaginary Boys (la riedizione contiene anche materiale risalente all'epoca «The Easy Cure»). A seguire, come anticipato da Smith durante la promozione di Trilogy,[26] usciranno analoghe ristampe di tutti gli altri album di studio; le prime ad uscire sono quelle relative a Seventeen Seconds, Faith e Pornography, uscite nella primavera del 2005.

In quest'opera di rimasterizzazione, portata avanti dalla Rhino Records (anche per molti altri artisti e gruppi britannici, tra cui proprio i Siouxsie and the Banshees) manca sorprendentemente il primo singolo della band, Killing an Arab: è probabile che ciò sia per evitare ogni possibile polemica con eventuali riferimenti alla lotta al terrorismo fondamentalista islamico, in atto dal 2001. I Cure più volte hanno evidenziato l'infondatezza di questa ipotesi: la compilation Standing on a Beach, di cui la canzone in questione costituisce la traccia di apertura, è stata venduta con un'etichetta adesiva che denuncia usi razzisti della canzone. Robert Smith ha così dichiarato nel 2001:

« Se c'è una cosa che vorrei cambiare, è il titolo.[27] »

(Robert Smith sulle polemiche legate al titolo del brano Killing an Arab)

A maggio del 2005, Robert Smith ha "licenziato" O'Donnell e Bamonte, probabilmente poiché gli interessava seguire una direzione diversa da quella degli ultimi tempi, richiamando invece in formazione Porl Thompson che, nel frattempo, ha arricchito la sua esperienza musicale, suonando con Jimmy Page e Robert Plant dei Led Zeppelin, due suoi grandi idoli, dedicandosi anche alla pittura. La nuova formazione esordisce al prestigioso Live 8, il maxi-festival promosso da Bob Geldof, sul palco di Parigi. I concerti di quell'estate, i primi con il ritrovato Thompson, vengono immortalati nel DVD intitolato Festival 2005 (uscito però nel 2006), registrato in giro per l'Europa. Esistono però tre registrazioni fatte prima del ritorno di Thompson, cioè quando i Cure si sono ritrovati ad essere un trio (come non accadeva da 23 anni): una di queste è una reinterpretazione del brano Love di John Lennon, per l'iniziativa Make Some Noise di Amnesty International, che il gruppo da anni sostiene attivamente.

All'inizio di agosto del 2006, in contemporanea con le edizioni deluxe di The Top, The Head on the Door e Kiss Me Kiss Me Kiss Me, esce anche la versione rimasterizzata del progetto parallelo di Robert Smith con Steven Severin dei Banshees, risalente al 1983: si tratta di Blue Sunshine, firmato sotto il nome di The Glove. Il relativo CD di inediti è particolarmente gradito ai fan, in quanto contiene pezzi lungamente desiderati, come dei demo, cantati da Robert Smith, delle tracce in cui la voce nell'album è quella di Jeanette Landray.

4:13 Dream

L'ultima fatica dei Cure si intitola 4:13 Dream, il loro tredicesimo album di studio, di cui era stata annunciata l'uscita per il 13 settembre 2008, posticipata poi al 28 ottobre 2008.[28] L'album esce per l'etichetta Suretone Records, sussidiaria della loro etichetta madre Geffen. Nonostante alcune dichiarazioni iniziali del frontman che si diceva sicuro di un disco doppio,[29] l'album consiste invece di un disco singolo:

« Ho la sensazione, pensandoci, che rendere il nuovo album un 'singolo' (qualsiasi cosa ciò voglia dire... 8 tracce? 13 tracce? 21 tracce?!!) sarà in qualche modo 'meglio' - più coerente - più in sintonia con la band come è ora... »

(Robert Smith[30])

Prima dell'uscita di 4:13 Dream, la band ha deciso di pubblicare ben quattro singoli, uno al mese, il 13 di ogni mese, con una mossa commerciale inizialmente rigettata dall'etichetta.[31] Il motivo di tale ciclicità e dell'enfasi sul numero 13 (i mix con cui sono presenti le tracce nei cd singoli si chiamano tutti "mix 13") nasce poiché l'album è il tredicesimo nella discografia della band, evidentemente non superstiziosa.[32] Il ritardo dell'album, che ha rotto la sequenza delle date, è da imputarsi, ha rivelato Smith, all'abitudine dello Universal Music Group di pubblicare dischi solo di martedì[33] (il vuoto è stato comunque riempito in qualche modo dalla pubblicazione di un EP di remix dei quattro singoli da parte di giovani band apprezzate da Smith come My Chemical Romance, Fall Out Boy, AFI, Thirty Seconds to Mars e 65daysofstatic).

La serie, cominciata il 13 maggio, ha visto la pubblicazione di The Only One, Freakshow, Sleep When I'm Dead e The Perfect Boy. Questi brani, che hanno avuto un grande successo specialmente in Spagna (dove sono entrati tutti e quattro nella "Top 5", i primi due direttamente alla numero 1) e Stati Uniti d'America,[28] erano già entrati con altri inediti tratti dall'album nella scaletta regolare dei concerti dei Cure nel 2007, in un tour che li ha visti impegnati inizialmente in Australasia in estate (i Cure erano stati l'ultima volta in Giappone nel 1984), per poi approdare in Europa e in America settentrionale nella successiva primavera.

Contemporaneamente alla registrazione del nuovo album, Smith ha affermato di essersi dedicato al missaggio e editing di un cofanetto in DVD che dovrebbe contenere varie performance, tra cui Show, The Cure in Orange e, forse, un concerto tratto dal "Prayer Tour" del 1989.[34]

Nel febbraio 2009 i Cure sono incoronati "Godlike Geniuses" dalla rivista britannica NME, seguendo le scie di New Order e The Clash.[35]

Gli anni recenti

Dopo le fatiche di 4:13 Dream, che a cavallo tra il 2007 e il 2008 li hanno portati anche a tornare a suonare in Asia (per la prima volta dal 1984), nel 2010 il gruppo si prende un periodo di pausa prolungato, in cui Smith si dedica di nuovo (come sette anni prima) ad alcune collaborazioni. L'unico avvenimento degno di nota è l'uscita della deluxe edition di Disintegration che, comprende, oltre al solito cd di rarità, un terzo cd con una versione rimasterizzata ed espansa del live Entreat.

Nell'anno successivo, in occasione del festival "VIVID Live", i Cure, per l'occasione composti solo da Smith, Gallup e Cooper, ripropongono in concerto i primi tre album in successione, affiancati dai vecchi membri O'Donnell (per Seventeen Seconds e Faith) e Tolhurst (per Faith), richiamati per l'occasione, dimostrando di avere definitivamente raddrizzato i rapporti con i due, con i quali c'erano state delle separazioni amare.[36] Mentre per Tolhurst questo ha rappresentato solo un "tuffo nel passato", una parentesi, si è scoperto in seguito che O'Donnell è rientrato definitivamente nella formazione, in occasione del concerto tenuto al Bestival nel settembre 2011 al quale ha partecipato anche lui, tra la sorpresa generale.[37] Lo spettacolo è stato pubblicato poi pochi mesi dopo come disco dal vivo col titolo Bestival Live 2011; la seconda assenza di fila dal palco di Porl Thompson aveva fatto nascere speculazioni che egli avesse lasciato di nuovo:[38] i sospetti sono stati confermati dal libretto di accompagnamento, che presenta il gruppo come "Smith/Gallup/Cooper/O'Donnell".

Continuano a non esserci notizie riguardo ad un eventuale ritorno in studio per un nuovo album; in un'intervista a Radio Devon del 12 settembre, O'Donnell si è limitato a dire "molte persone saranno molto molto molto felici tra non molto tempo".[39]

Nel 2011 i Cure vengono nominati per la Rock and Roll Hall of Fame del 2012, ma perdono assieme a Eric B. & Rakim, Heart, Joan Jett and The Blackhearts, Rufus, The Spinners, Donna Summer e War in favore di Beastie Boys, Donovan, Guns N' Roses, Laura Nyro, Red Hot Chili Peppers, The Small Faces e Faces.

Nel frattempo, nel 2012, hanno iniziato un Tour estivo per i maggiori Festival d'Europa, presentando per la prima volta in formazione Reeves Gabrels in sostituzione di Thompson. In Italia hanno fatto tappa il 7 luglio 2012 a Milano (Rho) per l'Heineken Jammin' Festival ed il successivo 9 luglio 2012 a Roma per il festival Rock in Roma.[40] In entrambi i casi, hanno suonato oltre 30 canzoni per circa tre ore di concerto.[41] Nel mese di febbraio 2014 la band annuncia numerose sorprese: il 28 e il 29 marzo di esibirà a Londra nella Royal Albert Hall, per due concerti in favore della raccolta fondi per la ricerca contro il cancro, mentre per la seconda parte dell'anno son previsti la pubblicazione di 4.14 Scream, nuovo disco che rappresenta la seconda parte mai pubblicata finora del precedente disco, dalle stesse sessioni del 2008, e una serie di nuovi DVD live. Si parla pure di un nuovo tour stile "trilogy" ma incentrato sugli album anni ottanta, The Top, The Head on the Door e Kiss Me Kiss Me Kiss Me.[42]

Stile musicale

I Cure vengono molto spesso categorizzati come appartenenti al genere gothic rock[1] per via della loro immagine triste e decadente (specie nei primi anni ottanta, quando hanno ottenuto un'iniziale popolarità, grazie a Pornography, assurto a pietra miliare del genere), nonché a causa della forte componente emozionale delle loro canzoni e dei loro videoclip. Robert Smith, però, ha più volte rifiutato questa definizione, affermando che i Cure non sono e non sono mai stati goth:

« È tristissimo quando «goth» continua a venire appiccicato al nome «The Cure». Noi non siamo categorizzabili. Suppongo che all'epoca del nostro esordio fossimo post-punk, ma complessivamente non è una definizione possibile. Come puoi descrivere una band che ha fatto uscire un album come Pornography e anche Greatest Hits, dove ogni canzone è stata nella Top Ten in tutto il mondo? Io suono solo la musica dei Cure, qualsiasi essa sia.[43] »

(Robert Smith sulla definizione del supposto genere musicale dei Cure)

Nonostante la posizione di preminenza assoluta di Robert Smith nella band, il processo creativo è, a detta dei membri, molto democratico: ognuno porta le sue idee e quelle giudicate collettivamente migliori vengono sviluppate in vere canzoni. Esempi di ciò si possono vedere in Kiss Me Kiss Me Kiss Me, che contiene input provenienti da ciascuno dei membri, così come in Disintegration (Untitled[44]), in Wish (Wendy Time e Trust), in Wild Mood Swings (This Is a Lie[45] e Club America), in Bloodflowers (The Last Day of Summer) e, infine, in The Cure (Anniversary).

Tutti i membri della band sono generalmente accreditati come compositori delle musiche. Così non è invece per quanto riguarda i testi, che sono esclusivamente opera di Robert Smith.

La creatività di Smith nella composizione dei testi è fortemente influenzata dalla letteratura e tra gli artisti a cui Robert Smith si è ispirato di più, sono da annoverare: Albert Camus (per Killing an Arab), Charles Baudelaire (per How Beautiful You Are), Franz Kafka (per At Night), Dylan Thomas (per Birdmad Girl), Samuel Taylor Coleridge (per A Foolish Arrangement), Christina Rossetti (per Treasure) e, infine, Percy Bysshe Shelley (per Adonais).

Testi in fieri

Nei CD bonus allegati alle ristampe rimasterizzate degli album di studio dei Cure, è possibile seguire, a grandi linee, il modo di comporre di Smith: partendo da un'improvvisazione con parole farfugliate o appena comprensibili, oppure tramite un mix, più o meno privo di senso, ottenuto unendo insieme i titoli di altre canzoni della band, il cantante butta giù un abbozzo meramente parziale di quella che poi costituirà la trama ritmica del suo cantato. Smith ha dichiarato che scrive testi e musiche separatamente:

« [Le canzoni] sono solitamente create separatamente - Ho una sacca piena di testi, e quando uno di noi arriva con un buon pezzo di musica, guardo per vedere se qualcosa là dentro ci può star bene insieme. Se non c'è niente, mi siedo e tento di mettere su carta quello che la musica mi fa provare; molto raramente qualcosa di scritto ispira un pezzo di musica[46] »

(Robert Smith sulla creazione delle canzoni)

Questo processo, che sembra essere abbastanza abitudinario, è particolarmente visibile nei pezzi inediti di The Head on the Door, quelli cioè non inseriti nella tracklisting originaria, bensì soltanto sui lati B dei due singoli Close to Me e Inbetween Days (per esempio, The Exploding Boy o A Few Hours After This, i cui testi provvisori non hanno veramente nulla a che vedere con quelle che poi diventeranno le versioni definitive).

Aneddotica

  • Il 3 dicembre 1978, Lol ebbe un "incontro ravvicinato" con Billy Idol dei Generation X:

« Dopo il concerto, ho vagato fino al camerino dei Generation X per trovare un bagno, ma qualcuno alla porta ha detto che non potevo entrare. Io ero disperato, così l'ho ignorato e sono andato dentro, e c'era Billy Idol in piedi contro l'orinatoio, con una ragazza, in una posizione abbastanza compromettente. Lui mi ha fatto il suo famoso ghigno, ma io ho pensato: «Chissenefrega, io non me ne vado», così sono andato vicino a lui e ho tirato fuori il mio pistolino. Lui diceva solo: «Non innervosirti, non innervosirti!». Io mi sono girato verso di lui e ho detto: «OK, Billy...» e gli ho pisciato addosso![6] »

(Laurence "Lol" Tolhurts sull'incontro nella toilette con Billy Idol nel 1978)
  • Il 25 maggio 1980, l'intera band è stata arrestata dalla polizia olandese, per aver fatto il bagno in una spiaggia con il divieto di balneazione.
  • Al Rock Werchter Festival del 5 luglio 1981, i Cure erano in scaletta subito prima di Robert Palmer, al tempo ben più famoso. Per colpa di una serie di ritardi, il management del cantante inglese faceva pressioni affinché i Cure suonassero il meno possibile, altrimenti avrebbero staccato loro, letteralmente, la spina. Per tutta risposta, come ultima canzone, i Cure proposero una versione prolungata di A Forest, con tanto di urlo finale da parte di Simon Gallup: «Fuck Robert Palmer! Fuck Rock 'n Roll!», al momento di scendere giù dal palco.
  • I membri del gruppo, in particolare Robert Smith, sono molto amici di Ray Cokes, il presentatore TV inglese: i Cure hanno suonato infatti al suo matrimonio, a Saint Tropez, il 19 settembre 1998 (per ulteriori informazioni, vedi The Cure Concerts Guide e il sito ufficiale) e sono stati ospiti nell'ultima puntata del suo programma "MTV's Most Wanted", il 15 dicembre 1995, suonando live nello studio di MTV.
  • Le copertine dei singoli Charlotte Sometimes del 1981 e Pictures of You del 1990 presentano la stessa immagine di Mary Poole, la fidanzata di Smith (diventata sua moglie nel 1988): nel primo caso, l'immagine è fortemente distorta, mentre nel secondo, la si può vedere chiaramente. Inoltre, la copertina dell'album The Head on the Door del 1985 è costituita da una fotografia distorta di Janet Smith, sorella di Robert Smith.
  • Secondo un sondaggio online dei primi anni del nuovo millennio, i Cure sono tra le dieci band della storia di cui siano stati registrati più bootleg. Roger O'Donnell, ex tastierista, ha espresso una posizione dura riguardo al file sharing, che ha incolpato per le basse vendite di Bloodflowers, ma la posizione ufficiale della band al riguardo è più o meno di indifferenza, perché, come dice Robert Smith:

« è raro che queste registrazioni siano di qualità tale da essere apprezzabili da altre persone oltre che i fan sfegatati.[3] »

(Robert Smith sui bootleg dei Cure)
  • Robert Smith e Simon Gallup sono accaniti tifosi di calcio: le loro squadre preferite sono, rispettivamente, i Queens Park Rangers e il Reading. Durante i loro tour, i Cure fanno sempre in modo che i concerti non coincidano mai con le eventuali partite dell'Inghilterra.
  • Quando gli è stato chiesto cosa volesse fosse scritto sul suo epitaffio, il cantante ha risposto:

« ...che noi eravamo veramente un gruppo alternativo![3] »

(Robert Smith sul proprio epitaffio)

Concerti

Con il crescere del loro repertorio, negli anni recenti i Cure si sono contraddistinti come uno dei gruppi che produce concerti di durate maggiori, nel panorama internazionale, insieme a Bruce Springsteen, Grateful Dead[47] e Phish[48]. Fin dagli anni 2000 le loro date arrivano regoralmente a durare tre ore, fino a un record di 50 canzoni in 4 ore e 16 minuti in un concerto a Città del Messico il 21 aprile 2013.[49] Nel 2014, in occasione di un paio di date alla Royal Albert Hall di Londra, proprio la durata ritenuta eccessiva del loro concerto ha prodotto un diverbio on-line tra Robert Smith e la giornalista del The Guardian che l'ha recensito, Caroline Sullivan.[47] Sul palco il gruppo non si serve di turnisti, anche se per alcune canzoni vengono utilizzate delle backing track di accompagnamento: ciò succede ad esempio per alcune parti di batteria di One Hundred Years e per piccole parti di tastiera in alcune canzoni di 4:13 Dream. È capitato che altri musicisti esterni al gruppo abbiano partecipato a dei concerti, per sostituire altri membri non disponibili: Vince Ely ha suonato la betteria per una decina di concerti alla fine del "Top Tour" dopo il licenziamento di Andy Anderson e prima dell'arrivo di Boris Williams nel 1984; Noko (Norman Fisher Jones) ha sostituito Phil Thornalley al basso per un concerto a inizio 1984 quando Thornalley era impegnato con i Duran Duran in Australia e infine Roberto Suave ha ovviato all'assenza di Gallup quando egli si ammalò di pleurite durante il "Wish Tour" del 1992.

Tour

A tutto il 2013, i Cure hanno tenuto 1334 concerti (più 8 date di cui non si hanno notizie certe):

  • 874 (più 6 incerti) in Europa;
  • 85 (più 1) in Oceania;
  • 348 (più 1) in Nord e Centroamerica;
  • 19 in Sudamerica;
  • 8 in Asia.[50]

Ecco la lista dei tour ufficiali intrapresi dal gruppo, con tutte le nazioni di volta in volta visitate:

1979

  • "Three Imaginary Boys Tour": Regno Unito
  • "Join Hands Tour" (come supporto a Siouxsie and the Banshees): Regno Unito, Paesi Bassi
  • "Future Pastimes Tour": Regno Unito

1980

  • "Seventeen Seconds Tour": Regno Unito, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Germania
  • "Get a Dose of the Cure Tour": Nuova Zelanda, Australia
  • "The Primary Tour": Regno Unito

1981

  • "Picture Tour": Regno Unito, Irlanda, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti d'America, Nuova Zelanda, Australia, Canada, Francia
  • "Eight Appearances Tour": Regno Unito

1982

  • "Fourteen Explicit Moments Tour": Regno Unito
  • "The Pornography Tour": Paesi Bassi, Belgio, Germania, Francia, Svizzera, Lussemburgo

1984

  • "The Top Tour": Regno Unito, Belgio, Francia, Svizzera, Germania, Italia, Nuova Zelanda, Australia, Giappone, Stati Uniti d'America, Canada

1985

  • "The Head Tour": Regno Unito, Canada, Stati Uniti d'America, Francia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Italia

1986

  • "The Beach Party Tour": Stati Uniti d'America, Canada, Spagna, Francia

1987

  • "The Kissing Tour": Canada, Stati Uniti d'America, Norvegia, Svezia, Danimarca, Germania, Belgio, Francia, Paesi Bassi, Svizzera, Spagna, Italia, Regno Unito

1989

  • "The Prayer Tour": Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Yugoslavia, Austria, Ungheria, Grecia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti d'America, Canada

1990

  • "The Pleasure Trips": Francia, Regno Unito, Austria, Svizzera, Belgio, Repubblica Ceca, Repubblica Democratica Tedesca

1992

  • "The Warm-Up Tour": Regno Unito
  • "The Wish Tour": Stati Uniti d'America, Messico, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Norvegia, Finlandia, Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Austria, Svizzera, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Irlanda

1995

  • "The Team Tour": Grecia, Italia, Germania, Regno Unito, Danimarca, Belgio, Francia, Portogallo, Svizzera, Spagna

1996

  • "The Swing Tour": Regno Unito, Irlanda, Finlandia, Svezia, Stati Uniti d'America, Canada, Paesi Bassi, Francia, Svizzera, Italia, Spagna, Belgio, Germania, Polonia, Austria, Repubblica Ceca

1997

  • "Radio Festivals Tour": Stati Uniti d'America

2000

  • "The Dream Tour": Spagna, Francia, Svizzera, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Paesi Bassi, Regno Unito, Italia, Stati Uniti d'America, Canada, Belgio, Australia

2004

  • "The Curiosa Festival Tour": Stati Uniti d'America, Canada
  • "An Evening with the Cure Tour": Stati Uniti d'America, Messico

2007-2008

  • "4Tour World Tour": Giappone, Cina, Singapore, Australia, Nuova Zelanda, Messico, Svezia, Norvegia, Danimarca, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Austria, Svizzera, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti d'America

2011

  • "Reflections Tour": Australia, Regno Unito, Stati Uniti

2012

  • "Summercure Tour": Olanda, Spagna, Russia, Svezia, Germania, Belgio, Francia, Danimarca, Italia, Portogallo, Svizzera, Austria, Inghilterra, Irlanda

2013

  • "LatAm2013 Tour": Brasile, Paraguay, Argentina, Cile, Perù, Colombia, Messico

Forever

Una particolare canzone, Forever, esiste solamente in versione live: non ha un testo prefissato e, per ogni esecuzione, Robert Smith inventa un testo diverso. Probabilmente, è stata eseguita per la prima volta il 31 maggio 1980, a Herford. Il testo di quella performance originaria era costituito da un augurio per Simon Gallup, il cui compleanno ricorreva il giorno seguente. Ne esistono svariate versioni famose, come quella del 7 giugno 1982, eseguita a Parigi, della durata di 11 minuti, riconosciuta tra i fan per il suo verso più significativo, che recita: «All I have to do is kill her» ('Non devo far altro che ucciderla').

L'abitudine di Robert Smith di reinventare i suoi stessi testi non si limita a Forever: molte canzoni, durante i concerti, vengono più o meno riscritte, vuoi per mancanza di memoria, vuoi per improvvisazione. Due brani ai quali, nelle rispettive esecuzioni live, viene aggiunta quasi sempre una coda di testo inedito sono A Forest e Faith. Nel 1996, inoltre, la band era solita creare dei medley con altre melodie (tra cui: Theme from New York, New York, Mission Impossible Theme, Young at Heart, God Save the Queen, l'Inno alla gioia dalla nona sinfonia di Beethoven), eseguiti operando variazioni di ritmo durante la performance della popolare Why Can't I Be You?.

Impatto sulla cultura di massa

(EN)

« Disintegration is the best album ever! »

(IT)

« Disintegration è il miglior album di tutti i tempi! »

(Kyle Broflovski di South Park, stagione 1, episodio Mecha-Streisand)

I Cure sono stati una delle prime band alternative ad avere successo, in un'era in cui l'alternative rock era ancora un genere di nicchia. Nel 1992 NME scrive: «[negli anni ottanta] i Cure sono diventati una macchina di successi goth (19 ad oggi), un fenomeno internazionale e, sì, la band alternative con più successo che si sia mai trascinata svogliatamente su questa Terra».[51]

Numerosissime band hanno pagato omaggio nel corso degli anni a Smith e compagni, a cominciare dalle influenze più riconosciute dalla critica, come Interpol, My Chemical Romance e Placebo, che Smith accoglie con benevolenza,[52] fino a gruppi "insospettabili" come Red Hot Chili Peppers, Korn, The Raveonettes, The Dandy Warhols, che hanno nel tempo riproposto come cover vari brani dei Cure. Sono inoltre numerosi i tribute album veri e propri.[53] Un'altra band che ha subito una forte influenza dai Cure è quella dei Deftones,[54] ritenuti insieme ai Korn i fondatori del movimento nu metal,[55] che con l'album White Pony, ritenuto insieme al precedente Around the Fur il loro capolavoro, ha deciso di incorporare nel proprio sound elementi di post-punk e new wave.

Vari riferimenti ai Cure sono presenti nella cultura popolare: i film Boys Don't Cry e Se solo fosse vero (in originale Just Like Heaven) sono intitolati come le due famose canzoni e nel film Ragazze le due protagoniste sono due amiche fan dei Cure di vecchia data; nella colonna sonora sono presenti varie canzoni e il gruppo viene anche nominato nel film stesso. Paolo Sorrentino si è evidentemente ispirato a Robert Smith per il protagonista del film This Must Be the Place, interpretato da Sean Penn, anche se lo stesso cantante ha affermato di non riconoscersi nel personaggio che, a suo dire, assomiglierebbe a Wayne Hussey, cantante dei The Mission.[56] Smith ha partecipato di persona come guest star al popolare cartone animato South Park, nell'episodio Mecha-Streisand, in cui salva il mondo da una Barbra Streisand trasformatasi in un gigantesco mostro metallico.[57] In quel periodo era in studio per la registrazione di Bloodflowers, quindi le sue parti di doppiaggio sono registrate tramite telefono.[58]

I capelli (e l'acconciatura arruffata e cespugliosa) di Robert Smith sono diventati con gli anni parte del personaggio, tanto che quando nel 1992 egli se li è accorciati, in corrispondenza dell'uscita di Wish, MTV lo ha annunciato nel suo telegiornale e la radio di Toronto The Edge 102.1 lo ha classificato al numero 43 nella sua classifica dei "100 momenti più scioccanti nella storia del rock".[59] Gli accorgimenti che usa per tenerli in questo modo sono diventati col tempo una domanda cui egli si è dovuto abituare a rispondere, seppur con crescente fastidio.[60]

Riconoscimenti

Non sono molti i premi vinti dai Cure nel corso della loro carriera, sempre passata, per stessa ammissione di Smith, al confine tra mainstream e alternative:

« Non siamo mai stati mainstream. È come se stessimo al confine tra due mondi, tra alternative e mainstream. Per molti programmi radio mainstream, i Cure sono ancora un po' strani. Per un programma alternative, siamo troppo mainstream. Alcune volte questo ha giocato a nostro favore, altre volte ne abbiamo sofferto. Personalmente mi piace questa posizione perché mi sembra rifletta bene quello che fa il gruppo.[61] »

(Robert Smith sulla opinione della critica musicale verso i Cure)

Robert Smith si è detto una volta tanto disinteressato delle fortune commerciali dei Cure da annunciare, non si sa quanto seriamente, che non appena i Cure avessero raggiunto il Numero 1 nelle classifiche, avrebbe sciolto la band.[62] Ha tuttavia disatteso questa promessa nel 1992, quando il long playing Wish è entrato nella relativa classifica britannica direttamente alla prima posizione.

Questa è la lista completa dei premi assegnati loro, nonché delle nomination ricevute:

  • 1989 - MTV Video Music Awards: nomination per Fascination Street nella categoria Best Post Modern Video («Miglior videoclip post-moderno»)[63]
  • 1990 - Brit Awards: premio per Lullaby come Best Music Video («Miglior videoclip musicale»)[64]
  • 1991 - Brit Awards: premio come Best British Group («Miglior gruppo britannico»)[65]
  • 1992 - MTV Video Music Awards: premio per Friday I'm in Love come Best European Video («Miglior video europeo»)[66]
  • 1993 - Grammy Awards: nomination per l'album Wish come Best Alternative Music Performance («Miglior performance musicale alternativa»)[67]
  • 2001 - Grammy Awards: nomination per l'album Bloodflowers come Best Alternative Music Performance («Miglior performance musicale alternativa»)[68]
  • 2003 - Q Awards: assegnazione dell'Inspiration Award («Premio ispirazione»)[69]
  • 2004 - MTV Europe Music Awards: nomination per The End of the World come Best Video («Miglior videoclip»)[70]
  • 2007 - MTV Video Music Awards Latin America: assegnazione del Premio Influencia («Premio influenza»)[71]
  • 2008 - MTV Europe Music Awards: nomination come Best Live («Miglior live»)[72]
  • 2009 - NME Awards: assegnazione del Godlike Genius Award («Premio genio semidio»)[35] - nomination come Best Album Artwork («Miglior copertina»)[73]

Al luglio 2008, i Cure avevano vinto nel mondo:

  • 14 dischi di platino con 7 diversi album
  • 31 dischi d'oro con 12 diversi album
  • 4 dischi d'argento con 4 diversi album

Vedi Discografia dei The Cure#Posizioni in classifica e certificazioni

Discografia

Album di studio

Album live

Formazione

Membri passati: la "politica della porta girevole"

La formazione dei Cure è stata sempre figlia delle ispirazioni musicali attuali di Robert Smith. Come ammette egli stesso:

« Sono sempre io la guida di questa band e se tutti sono contenti di quello che voglio fare, allora la band è contenta, se non lo sono la band non lo è. Non sono molto bravo nei compromessi quando si parla di musica e di arte. Trovo semplicemente ridicolo che io debba fare qualcosa che non ho voglia di fare, quindi questo lascia tutti gli altri con un'opzione, andarsene. »

(Robert Smith discute dell'allontanamento di Roger O'Donnell e Perry Bamonte nel 2005[24])

Per questo motivo, col tempo il pubblico ha assistito a ben nove cambi di formazione, a partire dall'allontanamento di Michael Dempsey, il bassista originale, dopo solo un album (l'esordio Three Imaginary Boys), perché in disaccordo con la direzione più dark e riflessiva che Smith avrebbe poi fissato nei successivi tre album. È stato scritto, abbastanza propriamente, che la formazione dei Cure sembra essere fatta seguendo una "politica della porta girevole".[75]

Nessuna formazione dei Cure è durata per più di tre album di studio. La più longeva è stata quella formata da Smith/Gallup/O'Donnell/Bamonte/Cooper, che è rimasta invariata per undici anni (dal 1995 al 2005) pubblicando Wild Mood Swings, Bloodflowers e The Cure, oltre a due raccolte di successi, una compilation di lati B (in un cofanetto con ben 4 CD) e il DVD dal vivo intitolato Trilogy.

Di seguito la lista degli ex-membri dei Cure, che esclude turnisti sia in studio che nei concerti:

Collaborazioni

  • Siouxsie Sioux dei Siouxsie and the Banshees: cori di sottofondo in I'm Cold
  • Steven Severin dei Siouxsie and the Banshees: basso in Lament (Flexipop Version)
  • Caroline Crawley degli Shelleyan Orphan: cori di sottofondo in Halo
  • Saffron dei Republica: cori di sottofondo in Just Say Yes
  • Placebo: i due gruppi hanno suonato insieme If Only Tonight We Could Sleep, in un concerto del 2004
  • Korn: i due gruppi hanno suonato insieme un medley di Make Me Bad/In Between Days nel 2006 (l'esecuzione è stata successivamente pubblicata nell'album dal vivo dei Korn MTV Unplugged)
  • James McCartney: Ha suonato le tastiere con la band nella cover "Hello goodbye" per l'uscita dell'album "The Art of McCartney" album tributo a Paul McCartney

N.B. Per le collaborazioni di Robert Smith in qualità di solista (come, per esempio, quelle con Billy Corgan, blink-182, Faithless, Junior Jack, ecc.), si veda la voce a lui dedicata.

Note

  1. ^ a b c d e f (EN) The Cure, su AllMusic, All Media Network.
  2. ^ Propriamente, la prima parte del titolo, Standing on a Beach, connota soltanto l'edizione in vinile, cioè il classico LP a 33 giri, mentre le rispettive versioni MC (musicassetta) e, più tardi, in CD riportavano come prima parte del titolo Staring at the Sea - che è anche il titolo della relativa videocompilation, in questo caso, seguìto dall'appropriato sottotitolo The Images («Le immagini») - mantenendo inalterata la seconda parte, The Singles 1978-1985. Tutte presentano però la stessa copertina, in cui compare la celebre fotografia del volto rugoso e caratteristico di un signore anziano, dai tratti somatici lievemente orientaleggianti, ma dalle origini di fatto indefinibili.
  3. ^ a b c X-Press Magazine, settembre 2000 e Fan site
  4. ^ Fonti: per gli Stati Uniti Charts Surfer e Rock on the Net, per il Regno Unito The Official UK Charts Company e Every Hit, per l'Italia Archivio FIMI, Hit Parade Italia e Hit List Italia
  5. ^ a b Ondarock.it
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Barbarian, Sutherland, Smith, "Ten Imaginary Years", vedi bibliografia
  7. ^ "The Cure - Curiouser and Curiouser" (Spin, luglio 1987)
  8. ^ Cure News 11, ottobre 1991
  9. ^ CureConcerts.de, Scaletta di un concerto del 1980
  10. ^ Simon Reynolds, Rip It Up and Start Again: Postpunk 1978–1984, Faber and Faber, 2005, p. 358, ISBN 0-14-303672-6.
  11. ^ Joy Division: The Story
  12. ^ Music to Brood by, Desolate and Stark, The New York Times
  13. ^ Apter, "The Cure: Disintegration - Una favola dark" vedi bibliografia
  14. ^ Musikexpress, luglio 2003 e Uncut, febbraio 2000
  15. ^ Cure News 10, dicembre 1990
  16. ^ when we were young.... - PhilThornalley.com
  17. ^ Three Imaginary Boys: The Site
  18. ^ a b c d e Thompson, Green, "The Cure - La storia illustrata", vedi bibliografia
  19. ^ Melody Maker, maggio 1987 - trascrizione online
  20. ^ Cure News 17, ottobre 1996
  21. ^ Chain of Flowers
  22. ^ Zillo Magazine, febbraio 2000
  23. ^ MTV.com biography
  24. ^ a b Stereo Warning, 2007
  25. ^ Chain of Flowers
  26. ^ Intervista alla rivista "Soundi", luglio 2003
  27. ^ Chart Attack, ottobre 2001 e The New York Times Archives, gennaio 1987
  28. ^ a b TOP OF THE MORNING TO YOU SIR SURETONE PRESS RELEASE, TheCure.com
  29. ^ Billboard.com
  30. ^ TheCure.com
  31. ^ Intervista a MTV UK
  32. ^ THE CURE TO RELEASE NEW SINGLES, TheCure.com
  33. ^ Comments, TheCure.com
  34. ^ TheCure.com
  35. ^ a b The Cure declared Shockwaves NME Awards 2009 Godlike Geniuses
  36. ^ THE CURE "REFLECTIONS" LIVE AT SYDNEY OPERA HOUSE, TheCure.com
  37. ^ Roger comes clean...finally! : ), Chain of Flowers
  38. ^ The Cure at Bestival: Roger O'Donnell rejoins band for 32-song set (photo, video, setlist), Slicing up Eyeballs
  39. ^ Roger on Radio Devon tonight, Chain of Flowers
  40. ^ L'Occhio Che
  41. ^ The Cure Concerts Guide
  42. ^ Comunicato stampa ufficiale, su docs.google.com. URL consultato il 21 aprile 2014.
  43. ^ Yahoo.com Intervista del 6 dicembre 2006
  44. ^ 'The Holy Hour', intervista per la fanzine francese «Three Imaginary Boys»
  45. ^ 'Stiff as Toys and Tall as Men Fansite
  46. ^ Stiff as Toys and Tall as Men Fansite
  47. ^ a b Why the Cure's marathon gigs might not be the best way to play, The Guardian
  48. ^ Reflections on My First Phish Show in a Decade, Paste Magazine
  49. ^ The Cure's Robert Smith celebrates birthday with 4-hour, 50-song concert in Mexico City, Slicing Up Eyeballs
  50. ^ The Cure Concerts Guide
  51. ^ New Musical Express, 18 aprile 1992
  52. ^ Spin, novembre 2005
  53. ^ I grandi del rock cantano i Cure
  54. ^ Tommaso Iannini, Nu metal, Giunti Editore, 2003, pp. 30 e 432., ISBN 88-09-03051-6. URL consultato il 20 giugno 2010.
  55. ^ Ibid., p. 5
  56. ^ Intervista di Deborah Ameri, in XL di Luglio/Agosto 2012
  57. ^ Mecha-Streisand - Episode Guide - South Park Studios
  58. ^ South Park: The Complete First Season DVD, commento all'episodio di Trey Parker e Matt Stone
  59. ^ A Chain of Flowers, aggiornamento del 7 maggio
  60. ^ Vedi ad esempio Intervista alla radio The Edge 102.1 di Toronto (aggiornamento del 20 maggio), Q Magazine (aggiornamento del 23 novembre 1997) e Reforma, agosto 2004
  61. ^ College Music Journal, Dicembre 1999 (trascrizione online in fondo alla pagina)
  62. ^ AA.VV., The Cure, Kaos edizioni, 1991, p. 109.
  63. ^ MTV Video Music Awards 1989 - Highlights
  64. ^ Brit Awards > 1990
  65. ^ Brit Awards > 1991 Archiviato il 12 maggio 2008 in Internet Archive.
  66. ^ Nirvana Wins Two MTV Awards
  67. ^ Clapton Is Nominated for 9 Grammy Awards
  68. ^ Dr. Dre, Beyoncé Lead Grammy Nominees
  69. ^ The Q Awards
  70. ^ EMA a Roma: presentate le nomination, ma niente U2
  71. ^ Lista de Ganadores de los MTV VMA Latinos 2007
  72. ^ MTV EMAS NOMINATIONS!
  73. ^ Muse win Best Album Artwork at Shockwaves NME Awards
  74. ^ Gabrels ha anche suonato la chitarra nel brano del 1997 Wrong Number, oltre ad aver partecipato con Smith e Cooper al side-project dei COGASM l'anno successivo
  75. ^ The Cure Cut Two, Ending 10-Year Run With Same Lineup
  76. ^ Tolhurst si è riunito al gruppo temporaneamente in occasione del "Reflections Tour" del 2011, in cui sono stati suonati interamente e in successione i primi tre album del gruppo, per accompagnare alle tastiera
  77. ^ Thompson ha anche partecipato alle sessioni di registrazione dell'album The Cure del 2004, suonando nelle uniche cinque canzoni poi non finite nell'album; lo ha rivelato Smith durante alcune interviste promozionali dell'epoca (vedi A Chain of Flowers)
  78. ^ Ha anche partecipato alla session acustica del Greatest Hits suonando le percussioni nel 2001

Bibliografia

  • (EN) Barbarian, Robert Smith, Steve Sutherland, Ten Imaginary Years, Zomba Books, 1988. ISBN 0-946391-87-4.
  • Jo-Ann Greene e Dave Thompson, The Cure - La Storia Illustrata 1972-1996, Arcana Editrice, 1996. ISBN 88-7966-090-X.
  • Alex Romeo (a cura di), Smith & Cure. Robert Smith racconta i Cure, Edizioni BluesBrothers, 1996. ISBN 88-8074-017-2.
  • Ezio Guaitamacchi (a cura di), Cure. Storia di un ragazzo immaginario, Arcana Editrice, 1997. ISBN 88-7966-126-4.
  • Jeff Apter, The Cure: Disintegration. Una favola dark, Arcana Editrice, 2006. ISBN 88-7966-424-7.
  • Jean-Christophe Bétrisey - David Fargier, One Hundred Songs The Dark Side Of The Mood, éditions Tricorne, 2007.
  • Massimiliano Nuzzolo, L'ultimo disco dei Cure, Sironi Editore, 2004. ISBN 88-518-0027-8 (ISBN13: 9788851800277).

Voci correlate

  • New wave (musica)
  • Gothic rock
  • Darkwave
  • Siouxsie and the Banshees
  • The Glove
  • Steven Severin
  • Fiction Records
  • Geffen Records
  • Movimento gotico
  • Moda gotica

Altri progetti

Collegamenti esterni

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