Jelly Roll Morton

Jelly Roll Morton

nato il 20.10.1890 a New Orleans, LA, Stati Uniti d'America

morto il 10.7.1941 a Los Angeles, CA, Stati Uniti d'America

Jelly Roll Morton

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« Tutte le volte che mi vedi entrare, vattene via da quel piano »

(Jelly Roll al pianista, entrando in un locale[1])

Ferdinand Joseph LaMothe, noto anche con lo pseudonimo di “Jelly Roll” Morton (New Orleans, 20 settembre 1890 – Los Angeles, 10 luglio 1941), è stato un pianista e compositore statunitense durante il periodo di transizione dal ragtime agli albori del jazz. Considerato il primo importante compositore e pianista di musica jazz della storia[2], fu autore di alcune delle più importanti e influenti composizioni della sua epoca, come Jelly Roll Blues, brano edito nel 1915 e riconosciuto come il primo pezzo jazz pubblicato[3].

Celebre per la sua tracotante personalità, si era attirato le antipatie dei suoi colleghi per il suo modo di fare altezzoso, sprezzante e completamente incentrato su di sé; a questo proposito, Duke Ellington gli riconobbe, a torto, soltanto "il talento di parlare di Jelly Roll Morton". Di sé diceva di aver "inventato il jazz nel 1902", di essere "il creatore del jazz - stomp - swing" e "il più grande compositore di temi hot del mondo".

Vita e carriera musicale

Ferdinand Joseph LaMothe, questo il vero nome di Jelly Roll Morton nato con buone probabilità il 20 settembre del 1890 come risulta dal certificato di battesimo. Figlio di Ed LaMothe e di Louise Monette non uniti in matrimonio. La madre sposerà William Mouton pochi anni dopo e dall'anglicizzazione del cognome del patrigno deriva probabilmente il cognome Morton. Per decenni è rimasto incerto il vero anno di nascita poiché alla moglie disse di esser nato nel 1886, su una polizza dichiarò il 1888, nei documenti della Biblioteca del Congresso di Washington risulta il 1885, mentre sulla lapide funeraria è riportato correttamente l'anno 1890.

Figlio di Creoli di origini haitiane, trascorse l'infanzia con la madrina. Si applicò ben presto alla musica, studiando chitarra, trombone e, soprattutto, il pianoforte.

Gli inizi a New Orleans

A diciassette anni fece il suo ingresso a Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans, dove suonava nei bordelli per allietare l'attesa dei clienti. Le ragazze gli diedero il nomignolo di winding boy mentre in seguito lui stesso si battezzò jelly roll; entrambi soprannomi allusivi alle sue capacità di amatore.

Nel 1907 abbandonò New Orleans e affiancò alla carriera da pianista quella di giocatore di professione, facendosi presto odiare sia dai giocatori che dai pianisti: i primi per essere stati "spennati" al tavolo di gioco o al biliardo, gli altri per essere stati sfidati e umiliati al piano. I modi di Jelly Roll erano infatti altezzosi e sprezzanti. Vestiva elegantissimo, con gran sfoggio di gemme e preziosi, ostentando oro e banconote. Prima di un'esibizione si avvicinava al piano con fare regale, toglieva il soprabito e lo riponeva con cura sullo strumento; poi con un fazzoletto raffinato ripuliva lo sgabello, si sedeva e attaccava un ragtime veloce, per stupire il pubblico.

Nel 1917 si spostò a Los Angeles, dove sposò Anita Gonzales, a cui dedicò i temi Mamanita e Sweet Anita. Continuò a suonare nei locali, non senza difficoltà legate alla convivenza con i membri del suo complesso, che riteneva rozzi e inferiori.

Chicago, le incisioni e il successo

Nel 1923 si separò da Anita e si diresse alla volta di Chicago, dove fece fortuna con un pezzo intitolato Wolverines. Due editori, i fratelli Melrose, ne scrissero il testo e lo ribattezzarono Wolverine Blues con grande disappunto di Morton non trattandosi di un blues. Lester Melrose ebbe a dire:

« Un uomo entrò nel nostro magazzino con un fazzoletto rosso attorno al collo e un enorme cappello da cowboy sulla testa e si mise a gridare: "Ascoltate tutti, io sono Jelly Roll Morton di New Orleans, il creatore del jazz". Parlò senza interruzione per un'ora per dirci quanto fosse bravo, poi si sedette al piano e dimostrò di essere ancora meglio di quanto avesse detto. Fu in questo modo che Jelly prese il via »

Nello stesso periodo incise alcuni brani composti da lui, in cui si può notare un certo rigore nella scrittura e al contempo originalità e libertà di linguaggio, ma soprattutto una profonda differenza dal ragtime. In particolare le secche sincopi del ragtime venivano sostituite da alcune più complesse derivanti dal tango e dalle danze folkloristiche di origine europea, che Morton aveva avuto modo di ascoltare nei quartieri in cui era vissuto.

Nel 1926 riunì un complesso che chiamò Red Hot Peppers, composto dai migliori strumentisti del momento, per incidere una serie di brani che brillarono per originalità e qualità di esecuzione. I più famosi sono Black bottom stomp, Smoke house blues, The chant, Dead man blues, Doctor jazz, The pearls, Kansas City stomp e Wolverine blues, considerati capisaldi del jazz tradizionale. Data la bravura dei musicisti, Jelly Roll permise parti improvvisate lasciate alla discrezione dei solisti. I brani furono preparati con una meticolosità e una precisione che, per l'epoca, si potevano dire straordinarie.

New York, durante la Grande Depressione

Nonostante il grande successo ottenuto dai dischi dei Red Hot Peppers, Jelly Roll cominciò a far fatica a trovare scritture nei locali: il suo carattere e il suo attaccar briga con tutti gli preclusero molti ingaggi probabilmente nel momento peggiore della storia dell'America, ovvero agli inizi della grande depressione.

Gli anni 1929 e 1930 videro l'inizio di un rapido declino, al fianco della nuova compagna Mabel Bertrand. Nel 1935 la ragazza fu abbandonata con il pretesto di un viaggio a Washington per seguire degli affari legati al pugilato, ma in realtà Jelly Roll si stabilì per due anni in un locale notturno in cui faceva da pianista, cassiere e direttore di sala.

Un ritorno di fiamma di notorietà fu causato inaspettatamente da una lettera di protesta scritta da Jelly Roll al presentatore di una trasmissione radiofonica che osò presentare W. C. Handy come il padre del blues e l'"originator of jazz", titolo che Jelly considerava suo di diritto da sempre. La lettera ebbe qualche ripercussione sull'ambiente jazzistico, sia per i toni e per le affermazioni, sia perché Morton la inviò anche al Baltimore Afro-American e al Down Beat di Chicago. La lettera riaccese l'interesse intorno a Jelly Roll e tra i vari appassionati grande importanza ebbe Alan Lomax, incaricato di creare una discoteca di musica folkloristica americana per la Biblioteca del Congresso. Tutto il materiale raccolto da Lomax venne integrato con testimonianze ed edito come libro intitolato Mister Jelly Roll.

L'interesse e le registrazioni per la Biblioteca permisero a Jelly Roll di partecipare a qualche jam session a New York, di rilasciare interviste e di incidere qualche altro disco; il successo che ebbe con i Red Hot Peppers era tuttavia ben lontano.

Morì nel Country General Hospital di Los Angeles nel 1941.

Curiosità

Jelly Roll Morton appare come personaggio letterario nel monologo Novecento di Alessandro Baricco, in cui sfida il protagonista in una gara al piano, e nel film tratto da esso, La leggenda del pianista sull'oceano di Giuseppe Tornatore (interpretato da Clarence Williams III, nipote del grande compositore jazz Clarence Williams). Nel corso della sfida l'attore suona tre composizioni di Jelly Morton: Big Foot Ham, the Crave e Fingerbreaker. Compare anche nel film Quartiere francese come pianista di un bordello di New Orleans.

Nel suo album Mingus Ah Um Charles Mingus gli dedica un brano, dal titolo appunto Jelly Roll.

Composizioni

Lista delle composizioni di Morton in ordine alfabetico:

  • "Big Foot Ham" (a.k.a. "Ham & Eggs")
  • "Black Bottom Stomp"
  • "Boogaboo"
  • "Burnin' the Iceberg"
  • "The Crave"
  • "Creepy Feelin"
  • "Doctor Jazz Stomp"
  • "The Dirty Dozen"
  • "Fickle Fay Creep"
  • "Finger Buster"
  • "Freakish"
  • "Frog-I-More Rag"
  • "Ganjam"
  • "Good Old New York"
  • "Grandpa's Spells"
  • "Jungle Blues"
  • "Kansas City Stomp"
  • "King Porter Stomp"
  • "London Blues"
  • "Mama Nita"
  • "Milenberg Joys"
  • "Mint Julep"
  • "Murder Ballad"
  • "My Home Is in a Southern Town"
  • "New Orleans Bump"
  • "Pacific Rag"
  • "The Pearls"
  • "Pep"
  • "Pontchartrain"
  • "Red Hot Pepper"
  • "Shreveport Stomp"
  • "Sidewalk Blues"
  • "Stratford Hunch"
  • "Sweet Substitute"
  • "Tank Town Bump"
  • "Turtle Twist"
  • "Why?"
  • "Wolverine Blues"

Discografia

  • 1923/24 1923–1924 (Milestone Records)
  • Red Hot Peppers Session: Birth of the Hot, The Classic Red Hot Peppers Sessions (RCA Bluebird) 1926–1927
  • The Pearls 1926–1939 (RCA Bluebird Records)
  • Jazz King of New Orleans 1926–1930 (RCA Bluebird Records)
  • (1938) The Complete Library of Congress Recordings, Vol. 1-8 (8CD) (Rounder Records)
  • The Piano Rolls (Nonesuch, 1997)
  • Giants of Jazz (Collectables, 1998)
  • Mr. Jelly Roll (Tomato Music, 2003)

Onorificenze

  • Jelly Roll Morton fu introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame e fu eletto membro della Gennett Records Walk of Fame.
  • Nel 2008, Jelly Roll Morton fu introdotto nella Louisiana Music Hall of Fame.[4]
  • Nel 2005, Jelly Roll Morton fu premiato con il Grammy Award alla carriera.

Note

  1. ^ Nel cuore del Jazz
  2. ^ Albori del jazz.eu, su alborideljazz.eu. URL consultato il 21 gennaio 2016.
  3. ^ Scaruff.com, su scaruffi.com. URL consultato il 21 gennaio 2016.
  4. ^ Louisiana Music Hall of Fame, su louisianamusichalloffame.org. URL consultato il 21 gennaio 2016.

Bibliografia

  • Gunther Schuller. Il Jazz Classico, Milano, 1978 (Arnoldo Mondadori Editore)
  • Arrigo Polillo. Jazz, Milano, 1975 (Arnoldo Mondadori Editore)
  • Stefano Zenni. Storia del Jazz. Una Prospettiva Globale, Viterbo, 2012 (Stampa Alternativa)
  • Stefano Zenni. I Segreti del Jazz. Introduzione all'Ascolto, Viterbo, 2010 (Stampa Alternativa)
  • Alan Lomax. Mister Jelly Roll: the fortunes of Jelly Roll Morton, New Orleans Creole and inventor of jazz, 1950 University of California Press, Rist. 2001

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Collegamenti esterni

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