Banca dati musicale
Musicista
Georg Friedrich Händel
nato il 23.2.1685 a Halle an der Saale, Sachsen-Anhalt, Germania
morto il 14.4.1759 a London, England, Gran Bretagna
Georg Friedrich Händel
Georg Friedrich Händel ritratto da Thomas Hudson nel 1749.
Georg Friedrich Händel (Halle, 23 febbraio 1685 Londra, 14 aprile 1759) è stato un compositore tedesco nel 1727, considerato uno dei più grandi musicisti tra XVII e XVIII secolo, e in assoluto tra i più importanti della storia della musica.
Fu uno dei maggiori compositori del XVIII secolo. La sua opera spazia in ogni genere musicale, strumentale e vocale, sacro e profano. La prima parte della sua carriera fu dedicata principalmente alla composizione di opere prevalentemente su testo italiano, che sono tra gli esempi più squisiti di questo genere musicale; negli ultimi anni, domina il genere dell'oratorio in lingua inglese, destinato ad ampi organici vocali e orchestrali, di impronta fortemente drammatizzata[1].
La tendenza prevalente in Italia è di scrivere il suo nome com'era all'origine, alla tedesca (Georg Friedrich Händel), sebbene il compositore (com'era usuale in quel periodo) fosse chiamato Hendel durante il suo soggiorno italiano, e si sia sempre firmato George Frideric Handel, da quando approdò in Inghilterra e fino alla fine della sua vita.
Biografia
Il compositore nacque nella città di Halle, nella regione tedesca della Sassonia, da una famiglia borghese: il padre, Georg (1622-1697) era un barbiere-cerusico al servizio del duca di Sassonia-Weissenfels, la madre Dorothea Taust (1651-1730), seconda moglie di Georg, era figlia di un pastore luterano. Le notizie sull'infanzia e sulla giovinezza di Händel derivano quasi esclusivamente dal primo biografo del compositore, John Mainwaring (1735-1807), ed hanno probabilmente origine nei racconti fatti in vecchiaia dall'interessato stesso e probabilmente arrivati al Mainwaring di seconda mano. Seppur cronologicamente spesso disordinate, esse sono in genere risultate confermate, nella sostanza, dalle verifiche fatte in epoca moderna.[1]
Prime esperienze in Germania
Il giovane Händel manifestò molto precocemente una vera passione per la musica, incontrando però l'opposizione del padre che prefigurava per lui una carriera di uomo di legge. Secondo il Mainwaring, il piccolo riusciva ad esercitarsi nottetempo in soffitta con un clavicordo che vi era stato nascosto, e fu solo quando finalmente il duca Giovanni Adolfo, che era appassionato di musica, ebbe occasione di ascoltarlo suonare l'organo, che le cose cambiarono: l'autorevole intervento del duca su Georg valse a superarne le remore e a fare in modo che al ragazzo venisse impartita un'educazione musicale sotto la guida di Friedrich Wilhelm Zachow (1663-1712), organista della Marktkirche Unser Lieben Frauen (Liebfrauenkirche) di Halle, nonché direttore del chorus musicus con il quale si esibiva in pubblico una volta al mese.[2] L'energico Zachow avviò il giovane allo studio dell'organo e del clavicembalo, così come della composizione, facendogli conoscere le differenze tra gli stili tedesco e italiano allora in auge.[1] Un volume manoscritto risalente a quelle lezioni seguì Händel dappertutto per il resto della sua vita e gli servì anche, a sua volta, per insegnare al giovane John Christopher Smith (1712-1795). Di esso si sono però malauguratamente perse le tracce nel XIX secolo.[2]
A diciassette anni s'iscrisse all'Università di Halle, verosimilmente alla Facoltà di Giurisprudenza. Pochi mesi dopo ottenne l'incarico di organista della cattedrale calvinista della stessa cittadina dedicandosi di più alla musica (organo, direzione di coro e di una banda di oboi) piuttosto che agli studi di giurisprudenza. A quegli anni risale anche l'amicizia con Georg Philipp Telemann, di quattro anni più vecchio di lui e altrettanto "refrattario all'attività del foro", che studiava allora a Lipsia e quindi solo a una quarantina di chilometri da Halle. Il rapporto tra i due musicisti durerà per cinquant'anni con incontri, viaggi, lettere e regali (molti vegetali e piante esotiche) che i due si scambiarono fino al termine della carriera. In particolare, Telemann introdusse l'amico alle delizie del genere operistico, sconosciuto ad Halle ed invece praticato nel piccolo teatro di Lipsia, con un effetto che si sarebbe rivelato definitivo.[3] Tenuto conto che il contratto come organista non gli era stato confermato dopo l'anno di prova e dato il definitivo addio agli studi giuridici, Händel decise di trasferirsi nel 1703 ad Amburgo, dove da venticinque anni era attivo il primo teatro d'opera tedesco, diretto da Reinhard Keiser, impiegandosi presso l'orchestra del teatro prima come secondo violino, poi come esecutore del basso continuo al clavicembalo.[4] Ad Amburgo strinse amicizia con il compositore, cantante e teorico musicale Johann Mattheson[5] e soprattutto seppe approfittare dell'occasione fornitagli dalla momentanea fuga per debiti di Keiser a Weissenfels, per mettere in musica un libretto che era già stato predisposto per il Kapellmeister. La prima opera di Händel, dall'impegnativo titolo Der in Krohnen erlangte Glücks-Wechsel, oder Almira, Königin von Castilien, ma poi meglio nota semplicemente come Almira, andò in scena l'8 gennaio del 1705 e riscosse un notevole successo annoverando ben venti rappresentazioni e venendo seguita immediatamente da una seconda opera del compositore sassone, il Nero, la cui musica è andata perduta e che comunque ebbe un esito assai meno fortunato. La carriera di operista di Händel dovette momentaneamente interrompersi per il ritorno di Keiser: egli rimase comunque a Amburgo fino all'estate del 1706 e lasciò alla direzione del teatro, al momento della partenza, due lavori di cui si sa assai poco e che furono poi messi in scena nel 1708.[1]
Conosciuto, sempre ad Amburgo, il principe Ferdinando de' Medici che gli offrì di proteggerlo nel caso l'avesse seguito nel suo ritorno in Italia, fu dapprima riluttante ma poi accettò, decidendo di pagarsi il viaggio da sé.
Il Caro sassone ovvero l'esperienza italiana
"È giunto nella nostra Città un Sassone, eccellente suonatore di cembalo e compositore, il quale oggi ha fatto gran pompa di sé suonando l'organo nella Chiesa di San Giovanni, con stupore di tutti i presenti" (Francesco Valesio, Diario di Roma, 14 gennaio 1707).[6] Händel visse dal 1706 al 1710 in Italia, dove raffinò la sua tecnica compositiva, adattandola a testi classici italiani; rappresentò opere nei teatri di Firenze, Roma, Napoli e Venezia e conobbe e frequentò musicisti coevi come Scarlatti, Corelli, Marcello. A Roma fu al servizio del cardinale Pietro Ottoboni, mecenate anche di Corelli e Juvarra. Dopo Firenze, per due anni fu ospite del Principe Francesco Maria Ruspoli, presso il quale svolse, in condizioni di flessibilità, mansioni proprie di un maestro di cappella.[7] Celebre l'aneddoto che vede Corelli, maestro di concerto del Cardinale Ottoboni, dirigere il primo importante lavoro italiano di Händel Il Trionfo del Tempo e del Disinganno, con il tedesco che si siede al basso continuo durante le prove dando segni di insofferenza per il modo con cui Corelli stava affrontando l'ouverture iniziale, e con l'italiano che risponde candidamente: "Ma, caro Sassone, questa vostra musica è nel stylo Francese, di ch'io non mi intendo", ottenendo infine che l'ouverture stessa venisse sostituita da una sinfonia nello stile italiano.[8] Può darsi che l'episodio narrato da Maiwaring non sia una leggenda, nel qual caso c'è da pensare che Händel si fosse in un certo senso lasciato prendere la mano dal sontuoso organico orchestrale che era stato messo a sua disposizione.[9]
Invero gli anni italiani furono un periodo prezioso di formazione nella scrittura vocale e per gli archi, come si nota nella produzione successiva, dalla musica strumentale da camera a quella vocale sacra (oratori) e profana (melodramma). Tra i maggiori lavori del periodo, l'oratorio La Risurrezione del febbraio 1708 celebre non solo per la sua bellezza, ma anche perché è tra i pochi esempi di occasione musicale di cui siano rimaste informazioni tecniche sulla sua organizzazione, le spese, le scene, i cantanti e gli strumentisti, le cui dimensioni ricordano più un lavoro mahleriano rispetto ad uno cameristico. Impeccabile nel susseguirsi delle varie fasi del racconto biblico, il controllo drammaturgico dell'oratorio da parte del compositore, che metterà da parte ogni formalismo per configurare e privilegiare il tratteggio di emozioni e di reazioni umane nel gioco musicale.
La prima opera italiana di Händel andò in scena con successo, nel 1707 a Firenze: era Rodrigo. Gli italiani lo salutarono col grido "Viva il caro Sassone" a Venezia nel 1709 al debutto dell'opera Agrippina, la prima a giungere nella sua integrità ai nostri giorni. Questo appellativo venne in seguito talvolta condiviso con Händel da un altro grande compositore tedesco, Johann Adolph Hasse, che fece dell'Italia la sua patria d'elezione.
Musicista "reale" ovvero l'esperienza inglese
Dopo essere stato per breve tempo direttore musicale alla corte di Hannover, nel 1711 si trasferisce a Londra per rappresentarvi il Rinaldo, che riscuote un notevole successo. A Londra Händel decide così di stabilirsi e fondare un teatro reale dell'opera, che sarà conosciuto come Royal Academy of Music. Fra il 1720 e il 1728, scriverà per questo teatro quattordici opere.
A Londra, sotto tre sovrani, Händel conoscerà la vera gloria (addirittura, un mecenate gli farà erigere - lui vivente - un monumento nei Giardini di Vauxhall), divenendo di fatto il musicista della famiglia reale inglese; ma vivrà anche scandali e rivalità dovuti soprattutto a motivi politici: il Re Giorgio I, tedesco, non era ben visto dal partito conservatore inglese, che non potendolo attaccare direttamente, prese come bersaglio "il Caro Sassone" e la sua musica, a loro dire non "in linea" con la moda italiana allora in voga a Londra: ingaggiarono addirittura vari compositori italiani (tra cui Giovanni Bononcini e Nicola Porpora) costituendo l'Opera della Nobiltà per contrastare il tedesco, che seppe comunque mantenere alto il proprio prestigio grazie a composizioni memorabili.
Una volta decaduta la moda italiana, Händel, con il sostegno della famiglia reale, seppe "riciclarsi" percorrendo la "strada" degli oratori, ancor oggi considerati tra i vertici della sua arte (basti ricordarsi del Messiah e del suo celeberrimo "Hallelujah").
La frenetica attività musicale del compositore sassone iniziò peraltro, a partire dalla seconda metà degli anni Trenta, a trovare limitazioni nelle sue condizioni di salute. Nel 1736 l'esaurimento fisico accumulato nella stagione concertistica lo costrinse ad un periodo di riposo e cure termali in Inghilterra. Nell'aprile del 1737, all'età di cinquantadue anni, fu colpito da un primo colpo apoplettico che gli lasciò una parziale paralisi del braccio destro, dalla quale comunque si rimise completamente nel corso di un soggiorno termale di sei settimane ad Aquisgrana. Ulteriori accidenti cerebrali seguirono nel 1742, 1743 e 1745, senza però compromettere in modo sostanziale le capacità fisiche del compositore, di cui non si ha notizia di ulteriori problematiche di ordine neurologico fino al suo ultimo anno di vita. Le cose peggiorarono invece, a partire dal 1751, per problemi alla vista: nel febbraio fu costretto a sospendere la composizione dell'oratorio Jephtha annotando sulla partitura di essere incapace di proseguire a causa dell'«indebolimento»[10] della vista all'occhio sinistro (probabilmente dovuto a cataratta). Nella primavera si fece visitare da un chirurgo di nome Samuel Sharp (1709-1778) il quale gli diagnosticò un'«incipiente gutta serena», cioè a dire, in termini di medicina moderna, un principio di cecità di origine ignota.[11] Händel riuscì comunque a riprendere l'attività e a completare il Jephtha, ma, con la vista ormai quasi completamente perduta all'occhio sinistro e gravemente declinante a quello destro, dovette rivolgersi a William Bromfield (1713-1792), rinomato medico, allora chirurgo della principessa vedova di Galles. Questi lo sottopose, nel novembre del 1752, ad un intervento di abbassamento della cataratta che, al di là di un momentaneo miglioramento, lo lasciò in pratica completamente cieco. E a nulla valse nel 1758 un secondo intervento da parte del sedicente "ophthaliater" John Taylor, il quale era già intervenuto otto anni prima sugli occhi di Johann Sebastian Bach, concorrendo secondo alcuni a causarne la morte per batteriemia.[12]
Nonostante la cecità Händel non aveva affatto interrotto la sua attività concertistica ed il 6 aprile del 1759 ebbe un mancamento proprio mentre dirigeva un'esecuzione del Messiah: morì, probabilmente a seguito di ictus cerebrale, il 14 aprile, venendo sepolto, conformemente alle sue ultime volontà, nell'Abbazia di Westminster, tra i grandi d'Inghilterra. Una raffigurazione marmorea del compositore recante lo spartito del Messiah è stata eretta sulla sua tomba, nel Poets' Corner.[13]
Stile musicale
Händel fu caratterialmente aperto alle diverse esperienze nei maggiori centri europei e nelle maggiori corti che conobbe: Roma, Firenze, Napoli, Amburgo ecc. fino ad arrivare a Londra e anche Dublino dove trascorse brevi periodi, e ricettivo nell'elaborazione di stilemi autenticamente propri ed originali, che comunque tennero sempre conto di tutte le caratteristiche peculiari formali e timbriche che la musica del primo Settecento aveva prodotto. Le sue opere offrono una brillante sintesi di tutti gli stili precedenti e contemporanei come il solenne fugato tedesco di Buxtehude, la sonata da camera e da chiesa di Corelli, l'aria col da capo di Alessandro Scarlatti, l'ouverture francese di Lully, l'immediata cantabile melodia delle canzoni, songs & ayres, di Purcell, che nella storia della musica ha rari eguali.
Opere
Händel rimase sempre, fin dai suoi primi anni, un compositore tendenzialmente rivolto verso il teatro, inteso prima sostanzialmente come opera italiana, poi invece sotto la specie dell'oratorio in inglese. Almeno quaranta sono le composizioni händeliane ascrivibili alla tipologia del melodramma (per la stragrande maggioranza di genere serio), mentre il numero degli oratori può essere fatto ammontare a circa trenta, tenendo conto che, in qualche caso (con Semele e Hercules, di sicuro), ci si trova di fronte a dei veri e propri musical dramas definiti "oratori" per motivi di opportunità. Al di là della sua passione per il teatro, Händel fu comunque un prolifico e grande musicista a tutto campo: tra le sue composizioni figurano più di centoventi cantate, trii e duetti, numerose arie, musica da camera, un ampio numero di brani religiosi ecumenici, inni ed anthem, odi e serenate, sedici concerti per organo. L'oratorio Messiah, con il suo grande "Hallelujah" a conclusione della seconda parte, è tra i più famosi capolavori della musica barocca ed è sempre rimasto, nella tradizione britannica, il pezzo di elezione da eseguire in occasione delle festività natalizie. Nell'ambito della produzione strumentale sono invece particolarmente noti e frequentemente eseguiti i concerti grossi opera 3 e 6, le tre suite della Musica sull'acqua (1717) e la Musica per i reali fuochi d'artificio (1749).
Per l'elenco dettagliato della produzione musicale di Händel si rimanda alla specifica voce, mentre in questa sede ci si limita ad aggiungere solamente, perché là non considerati, l'elenco dei pasticci, e cioè dei lavori operistici basati su musica non originale del compositore o su musiche (anche originali) di più autori:[14]
- Alessandro Severo (1737)
- Arbace (1734)
- Caio Fabricio (1733)
- Catone in Utica (1732)
- Didone abbandonata (1737)
- Ermelinda (1713)
- Hermann von Balcke (1737, non rappresentato)
- Jupiter in Argos (1739)
- Lucio Papirio dittatore (1732)
- Lucio Vero (1747)
- Muzio Scevola (1721)
- Oreste (1734)
- Ormisda (1730)
- Semiramide riconosciuta (1733)
- Venceslao (1731)
Aneddoti e curiosità
- A Roma, nel 1708, Händel tenne una memorabile competizione musicale contro il coetaneo Domenico Scarlatti alla presenza del cardinale Ottoboni, nella residenza di quest'ultimo, a Palazzo della Cancelleria. Mentre il loro confronto al clavicembalo finì con una vittoria di Scarlatti, la superiorità di Händel all'organo fu chiara a tutti.
- Da giovane, pare che Händel fosse bellissimo: era alto, snello, biondo e con gli occhi azzurri. A causa dell'obesità e di un progressivo inacidimento del carattere, durante la vecchiaia, in alcune stampe satiriche i suoi avversari arrivarono addirittura a ritrarlo come "un maiale seduto all'organo".
- Händel fu sempre molto riservato, era intelligente e aveva un'ottima cultura generale (parlava correttamente oltre al tedesco, la sua lingua madre, il francese, l'inglese e l'italiano). Secondo le testimonianze dell'epoca, era un buon conversatore, e, in gioventù, amava le battute e aveva uno spiccato senso dell'umorismo.
- Händel ebbe una lunga e fruttuosa collaborazione lavorativa con Senesino, uno dei più famosi castrati del Settecento, mentre il Farinelli non fece mai parte delle sue compagnie, bensì di quella della rivale Opera della Nobiltà.
- Viene ricordato per esser stato il personaggio musicale in ordine cronologico a cui venne intitolata una biografia, il Memoirs of the Life of the late George Frederic Handel, scritto da John Mainwaring e pubblicato anonimamente nel 1760.[15]
- A Händel è stato intitolato il cratere Handel, sulla superficie del pianeta Mercurio e l'asteroide 3826 Handel.
Note
- 1,0 1,1 1,2 1,3 Hicks op. cit.
- 2,0 2,1 Hogwood, p. 9.
- Hogwood, pp. 13-16.
- Secondo Mainwaring (Memoirs..., pp. 18 e segg.) il trasferimento ad Amburgo sarebbe stato preceduto, nel 1698, da una puntata a Berlino, dove Händel sarebbe entrato in contatto con "Buononcini e Attilio" (Giovanni Bononcini e Attilio Ariosti). La notizia non è però del tutto certa, soprattutto dal punto di vista cronologico (Hogwood, pp. 10 e segg.).
- Nonostante un diverbio li portasse fino a scontrarsi in duello, Händel e Mattheson rimasero poi in corrispondenza per tutta la vita e nel 1761 il secondo volle addirittura curare la traduzione in tedesco e la pubblicazione ad Amburgo a sue spese ("auf Kosten des Übersetzers") della biografia händeliana di Mainwaring, sotto il titolo: Georg Friderich Händels Lebensbeschreibung, nebst einem Verzeichnisse seiner Ausübungswerke und deren Beurtheilung; übersetzet, auch mit einigen Anmerkungen, absonderlich über den hamburgischen Artikel, versehen vom Legations-Rath Mattheson (accessibile on-line come Google ebook).
- Citato sul sito del "Roma Festival Barocco" (VI Edizione Giugno 2013 - Davide Mariano.
- Hogwood, pp. 35-36. Il primo maestro di Cappella dei Ruspoli fu Antonio Caldara, nominato nel 1709, dopo la partenza di Händel.
- Mainwaring, p. 57.
- Hogwood, p. 34.
- La parola "weakening" (indebolimento) fu inserita da Händel al posto della precedente "relaxation" di cui si vede sul foglio la cancellazione.
- Definizione in Medilexicon.com. La stessa diagnosi era stata a suo tempo formulata per la cecità che afflisse John Milton.
- Tutte le notizia sulla salute di Händel suono tratte dal libro di Lewis citato in bibliografia (Capitolo 2, pp. 15 e segg.).
- Lewis, pp. 21-22.
- Caruselli, II, p. 585. L'elenco non corrisponde a quello pubblicato da Hicks (p. 632), meno ampio, ma comprendente in più il titolo Elpidia, pasticcio andato in scena nel 1725.
- Cfr. infra, nella bibliografia.
Bibliografia
- (EN) Donald Burrows, Handel, Oxford University Press, 1994 ISBN 0-19-816470-X
- Salvatore Caruselli (a cura di), Grande enciclopedia della musica lirica, Longanesi & C. Periodici S.p.A., Roma
- (EN) Otto Erich Deutsch, Handel: A Documentary Biography, 1955.
- (EN) W.A. Frosch, The "Case" of George Frideric Handel, New England Journal of Medicine (vol. 321), 14 settembre 1989, pp. 765769 [1]
- (EN) Ellen T. Harris (dir.), The Librettos of Handel's Operas: A Collection of Seventy Librettos Documenting Handel's Operatic Career, New York, Garland, 1989. ISBN 0-8240-3862-2
- (EN) Michael Heinemann, Georg Friedrich Händel, Reinbek 2004, ISBN 3-499-50648-3
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- (EN) Christopher Hogwood, Handel, London, Thames and Hudson, 1984 ISBN 0-500-01355-1 (edizione italiana citata, tradotta da Luigi Swich: Georg Friedrich Händel, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1991. ISBN 88-7692-258-X)
- (EN) Jonathan Keates, Handel, the Man and His Music. London, V. Gollancz, 1985 ISBN 0-575-03573-0
- (EN) Paul H. Lang, George Frideric Handel, Dover Publications, Mineola, N.Y. 1996, ISBN 0-486-29227-4
- (EN) MD Joseph W. Lewis Jr., What Killed the Great and Not So Great Composers?, Bloomington (Indiana), AuthorHouse, 2010, ISBN 978-1-4490-7584-2
- (EN) John Mainwaring, Memoirs of the Life of the Late George Frederic Handel: To which is Added, a Catalogue of his works, and Observations upon them (pubblicato anonimo), Londra, Dodsley, 1760 (accessibile gratuitamente on-line come Google ebook; edizione italiana a cura di Lorenzo Bianconi, Memorie della vita del fu G.F. Händel (traduzioni di Lorenzo e Piero Bianconi), Torino, EDT, 2013, ISBN 978-8859201526)
- (EN) Hans J. Marx, Händels Oratorien, Oden und Serenaden, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 1998, ISBN 3-525-27815-2
- (EN) Dean Winton & John Merrill Knapp, Handel's Operas, 1704-1726, Clarendon, Oxford 1987, ISBN 0-19-315219-3
- (EN) Dean Winton, Handel's Dramatic Oratorios and Masques, Clarendon, Oxford 1990 ISBN 0-19-816184-0
Voci correlate
- Lista delle composizioni di Georg Friedrich Händel
- Opera della Nobiltà
- Musica e religione
- Opera lirica
- Oratorio
Altri progetti
Collegamenti esterni
- (EN) Dettagli biografici e opere
- Spartiti liberi di Georg Friedrich Händel su International Music Score Library Project
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